La scoperta

La chirurgia? Antichissima: 31 mila anni fa l'uomo effettuava già operazioni

Trovato a Kalimantan, sull'isola del Borneo, lo scheletro di un uomo su cui fu eseguita con successo l'amputazione di una gamba – Gli esperti rivalutano le proprie conoscenze sul campo: finora l'operazione più antica era datata 5.000 a.C.
© Tim Maloney
Federica Serrao
12.09.2022 11:30

Kalimantan, parte indonesiana dell'isola del Borneo. Qui, in una grande grotta che ospita alcuni fra i più antichi esempi di arte rupestre al mondo, recentemente è stata fatta un'altra scoperta alquanto particolare. Durante delle operazioni di scavo di routine, gli archeologi si sono imbattuti nei resti di un giovane cacciatore vissuto nella preistoria. A primo impatto, niente di così straordinario. A rendere davvero unico il reperto sono state le sue caratteristiche fisiche. Sulle ossa dell'uomo sono state rinvenute le tracce di quello che potrebbe essere il più antico intervento chirurgico mai scoperto: l'amputazione della parte inferiore di una gamba, avvenuta 31.000 anni fa.

Senza antisettici

«Un'amputazione complessa, che precede di migliaia di anni gli altri interventi chirurgici dell'età della pietra». È con queste parole che viene descritta la reliquia sulla rivista Nature. Tornando indietro nel tempo, secondo gli studi sul campo, nel Medioevo i chirurghi europei possedevano abilità e competenze mediche decisamente inferiori rispetto a quelle dimostrate sull'intervento a cui - con ogni probabilità - fu sottoposto il cacciatore del Borneo nella preistoria. Secondo gli autori la medicina moderna deve il suo successo nelle amputazioni alla scoperta degli antisettici, avvenuta all'inizio del secolo scorso. È lecito dunque chiedersi come sia possibile trovarsi di fronte a un intervento così ben eseguito, specie se ci si ricorda che la testimonianza di amputazione più antica di cui si aveva traccia finora era quella rinvenuta sui resti di un anziano contadino francese, il cui avambraccio era stato amputato sopra il gomito circa 7.000 anni fa. Ma dopo questa scoperta, le convinzioni degli esperti di medicina sono state ben presto messe in discussione.

Riscrivere la storia delle chirurgia

Fino a 10.000 anni fa, gli esseri umani non possedevano le capacità - e tantomeno la tecnologia necessaria - per eseguire interventi chirurgici avanzati, di difficoltà elevata, come le amputazioni. Questo è ciò di cui sono sempre stati convinti gli esperti. Con la nascita delle coltivazioni e degli insediamenti permanenti, la situazione aveva subito una svolta, nonostante la mancanza di sostanze come gli antisettici fosse ancora un limite. La maggior parte delle persone sottoposte a un intervento di amputazione, infatti, moriva a causa delle abbondanti perdite di sangue o in seguito a un'infezione. Tuttavia, la scoperta nella regione remota del Kalimantan cambia le carte in tavola. Tanto che ora si avanza l'ipotesi che le prime società di cacciatori possedessero abilità e strumenti necessari per procedere con interventi così complicati. «Tutto ciò riscrive la nostra comprensione dello sviluppo delle conoscenze mediche», confessa al Washington Post Tim Maloney, archeologo della Griffith University australiana e ricercatore del progetto sull'isola del Borneo. 

Più che sopravvivere

Se questa scoperta ha già dell'incredibile, gli altri dettagli emersi dalle analisi dello scheletro rendono la narrazione ancor più straordinaria. L'uomo, infatti, non solo è sopravvissuto a un intervento complicatissimo e inimmaginabile per il suo periodo storico, ma è anche riuscito a vivere per una decina d'anni in una regione inospitale della foresta pluviale tropicale. I suoi resti sono stati trovati nel 2020 in una grotta calcarea accessibile solo via barca e in alcuni periodi dell'anno. «È un'enorme sorpresa vedere come quest'individuo sia sopravvissuto a un'operazione molto grave e pericolosa in età infantile, che la ferita sia guarita fino a formare un moncone e che sia poi riuscito a vivere per diversi anni in un terreno montuoso con una mobilità alterata», racconta sempre al Washington Post Melandri Vlok, paleontologa dell'Università di Sydney. Proprio secondo gli esami della ricercatrice, è stato possibile determinare che l'arto venne amputato chirurgicamente quando il giovane cacciatore era ancora un bambino, diversi anni prima della sua morte. 

Elementi comuni

Una domanda, però sorge spontanea. Com'è possibile parlare con certezza di "amputazione"? Dopotutto, è naturale chiedersi se l'abitante del Kalintaman non possa essere stato vittima di qualsivoglia incidente che possa avergli provocato la perdita della gamba. Eppure, i ricercatori sono riusciti rispondere a questa domanda, escludendo altre cause, come ad esempio una condizione congenita. Secondo l'archeologo Tim Maloney, le ossa del giovane, confrontante con quelle di individui che hanno subito una procedura chirurgica simile, mostrano elementi perfettamente comuni. «L'ossificazione dei frammenti ossei indica anche che il moncone è stato occasionalmente sottoposto a pressione, dal momento che il giovane cacciatore-raccoglitore vi si era molto probabilmente appoggiato sopra dopo la rimozione dell'arto», specifica il ricercatore. Allo stesso modo, sono state scartate le altre cause come gli attacchi animali o incidenti di vario tipo, dal momento che la frattura da schiacciamento presenta caratteristiche ben differenti. 

Procedure avanzate?

Com'è stato possibile, quindi, riuscire a sottoporre un uomo a un intervento simile già 31.000 anni fa? Gli autori della ricerca avanzano diverse ipotesi. In particolare, si suppone che nell'Asia tropicale le procedure chirurgiche avanzate fossero conosciute migliaia di anni prima di quanto registrato in precedenza. Dal momento che si trattava di popolazioni abituate a foraggiare, potrebbero inoltre utilizzato  sostanze naturali presenti nella zona come disinfettante, evitando in questo modo di infettare le ferite nella fase di guarigione dopo l'intervento. Quello che ancora resta da chiarire, a detta dei ricercatori, è comprendere se questa amputazione sia un caso raro e isolato, o se gli abitanti dell'isola del Borneo avessero già raggiunto un grado di competenza insolitamente elevato nel campo chirurgico.