La Cina rilancia... la Via della Seta

PECHINO - La Cina rilancia in tutta l'Asia l'idea di una circolazione libera nei porti dell'Asia e dell'Europa, una "via della Seta marittima del 21. secolo", che unisca i due vecchi continenti, rilanciando il commercio e contenendo l'influenza degli Usa nella regione del Pacifico.
Negli ultimi giorni l'idea è stata illustrata dal presidente cinese Xi Jinping nel corso delle sue visite in India, Sri Lanka e Maldive, e dal vice premier Zhang Gaoli nel suo discorso di apertura dell'11. Cina-Asean Expo, il forum sulla collaborazione tra Cina e Paesi del sudest asiatico.
Parlando a Nanning, nel sud della Cina, davanti ad una platea di alti dirigenti politici asiatici Zhang, uno dei sette membri del "vero" governo della Cina, il Comitato Permanente dell'Ufficio Politico (Cpup) comunista, ha sottolineato con forza l' importanza di un collegamento commerciale tra la Cina e l'Europa che passi per un sistema di libero accesso ai porti di tutta l Asia, dalla costa cinese a quelle dei Paesi dell'Asean, risalendo poi dall'Oceano Indiano fino al Mediterraneo.
L'idea della "via della Seta marittima" ha trovato molti sostenitori a partire dal presidente srilankese, Mahindra Rajapaksa, un fedele alleato di Pechino.
In un articolo pubblicato dalla rivista di politica internazionale The Diplomat, la studiosa Shannon Tiezzi ha sostenuto che la "via della Seta marittima", non sarebbe altro che "un tentativo di dare un nuovo nome" ad una vecchia iniziativa della Cina, chiamata la "collana di perle", cioè un sistema di porti nei Paesi "amici" che avrebbe circondato l'India garantendo alle flotte cinesi approdi sicuri lungo le rotte tra Asia ed Europa. Non per niente lo Sri Lanka di Rajapaksa, che dalla Cina ebbe un aiuto fondamentale nella sua vittoriosa guerra contro i secessionisti delle Tigri Tamil, era un punto chiave della "collana di perle" con i suoi porti sull'Oceano Indiano modernizzati e ristrutturati dai cinesi.
La via della Seta marittima può ben servire alla Cina per contrastare lo sviluppo della Trade Pacific Partnership (Tpp) lanciata dal presidente americano Barack Obama, una zona di libero commercio ma anche di alleanze politiche. Australia, Canada, Cile, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Perù, e quattro membri dell'Asean - Brunei, Malaysia Singapore e Vietnam - stanno discutendo con gli Usa per la creazione della Tpp. La Cina ne è esclusa.
Gli ottimisti, e gli stessi governi di Pechino e di Washington, affermano che in futuro le due zone potrebbero sovrapporsi ed eventualmente fondersi, ma la concorrenza tra le due potenze nell'area del Pacifico è serrata. I problemi nei rapporti tra la Cina e i suoi vicini si sono riaffacciati anche nelle discussioni di Nanning, quando il vicecapo del governo vietnamita Pham Binh Minh ha ricordato che le dispute sui confini marittimi devono essere regolate "sulla base della legge internazionale, inclusa la Convenzione del 1982 dell'Onu sulla Legge del Mare". Un riferimento indiretto ma chiaro a negoziati multilaterali dai quali la Cina rifugge, preferendo, come Zhang Gaoli ha ricordato a Nanning, le trattative bilaterali.
Pechino ha attualmente dispute territoriali con Vietnam e Filippine ma divergenze sui confini esistono virtualmente con tutti i Paesi dell'Asean a causa della sua rivendicazione di sovranità su un'ampia porzione del Mar della Cina meridionale