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Il procuratore generale israeliano Gali Baharav-Miara ritiene che non vi sia alcun motivo per promuovere l'inchiesta voluta dal governo: «Dà priorità a considerazioni politiche rispetto ai principi di un'indagine indipendente, imparziale e professionale» - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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«La commissione voluta da Netanyahu non porterà alla verità sul 7 ottobre»
Il procuratore generale israeliano Gali Baharav-Miara ritiene che non vi sia alcun motivo per promuovere una commissione d'inchiesta politicizzata, promossa dal governo, e che ciò non consentirà di indagare sulla verità del disastro del 7 ottobre. Lo riporta Haaretz.
Secondo il procuratore generale, il piano proposto è «pieno di difetti fondamentali» e «dà priorità alle considerazioni politiche rispetto ai principi di un'indagine indipendente, imparziale e professionale».
Il disegno di legge per istituire una commissione d'inchiesta politicizzata, sulla cui composizione e sul cui mandato il Primo Ministro Benjamin Netanyahu avrà un'influenza diretta e indiretta, riceverà il via libera dal Comitato ministeriale per la legislazione oggi e sarà sottoposto a votazione preliminare alla Knesset mercoledì.
Secondo il disegno di legge, il presidente della Knesset, attualmente membro del Likud Amir Ohana, selezionerà la composizione della commissione in «consultazione» con i rappresentanti della coalizione e dell'opposizione. La Knesset dovrà poi approvare la composizione della commissione con una maggioranza di 80 membri.
Un gruppo di attivisti israeliani ha bloccato brevemente l'ingresso dell'ufficio del primo ministro a Gerusalemme, in segno di protesta contro l'istituzione della commissione controllata dal governo, incaricata di indagare sui fallimenti che hanno portato all'attacco di Hamas del 7 ottobre. La polizia ha arrestato tre di loro dopo aver dichiarato illegale l'incontro, riporta il quotidiano Haaretz.
«Non permetteremo al governo di indagare su se stesso», ha dichiarato il gruppo Meshanim Kivun («Cambiare rotta») in una nota. «I responsabili del colpo di stato giudiziario, della divisione, dell'ignorare gli avvertimenti dei funzionari della difesa e del versare milioni di dollari ad Hamas non sfuggiranno alle loro responsabilità o colpe», ha aggiunto la nota.
06:20
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Il punto alle 6
Le nuove misure introdotte da Israele per la registrazione delle organizzazioni non governative internazionali rischiano di privare centinaia di migliaia di persone a Gaza di cure mediche salvavita. Lo denuncia Medici Senza Frontiere - tra le più grandi organizzazioni mediche attualmente operative nella Striscia - secondo cui le nuove disposizioni potrebbero comportare la revoca della registrazione delle ong internazionali a partire dal 1 gennaio. Infatti, la mancata registrazione impedirebbe alle organizzazioni, tra cui Msf, di fornire servizi essenziali alla popolazione di Gaza e della Cisgiordania, sostiene l'organizzazione.
Il sistema sanitario di Gaza è ormai distrutto, e se le organizzazioni umanitarie indipendenti ed esperte perdessero la possibilità di operare, ne conseguirebbe un disastro per i palestinesi, sottolinea Msf in una nota. L'organizzazione chiede alle autorità israeliane di garantire che le ong internazionali possano continuare a operare in modo imparziale e indipendente a Gaza, sottolineando che la risposta umanitaria, già limitata, non può essere ulteriormente ridotta.
«Nell'ultimo anno, i team di Msf hanno curato centinaia di migliaia di pazienti e fornito centinaia di milioni di litri d'acqua», ha affermato Pascale Coissard, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza. «Le équipe di Msf stanno cercando di ampliare le attività e supportare il sistema sanitario di Gaza, ormai distrutto. Solo nel 2025 abbiamo effettuato quasi 800.000 visite ambulatoriali e gestito più di 100.000 pazienti con trauma, e se otterremo la registrazione, intendiamo continuare a rafforzare le nostre attività nel 2026».
Msf - ricorda la nota - garantisce cure mediche salvavita su vasta scala, ma nemmeno questo è sufficiente a soddisfare le enormi esigenze della popolazione di Gaza. Solo nel 2025, con un budget di oltre 100 milioni di euro, le sue équipe hanno curato oltre 100.000 pazienti con trauma; gestito l'assistenza per oltre 400 posti letto ospedalieri; eseguito 22.700 interventi chirurgici su quasi 10.000 pazienti; effettuato quasi 800.000 visite ambulatoriali; somministrato 45.000 vaccinazioni; assistito più di 10.000 parti; fornito più di 40.000 sessioni individuali di salute mentale - e sessioni di gruppo per oltre 60.000 persone; hanno distribuito più di 700 milioni di litri d'acqua e prodotto quasi 100 milioni di litri di acqua potabile.
Per il 2026, Msf ha stanziato tra i 100 e i 120 milioni di euro per la sua risposta umanitaria a Gaza. Molti dei servizi forniti da Msf non sono disponibili altrove a Gaza a causa della distruzione del sistema sanitario.
Se Msf perdesse l'accesso alla Striscia nel 2026, a causa della decisione delle autorità israeliane, gran parte della popolazione di Gaza perderebbe l'accesso alle cure mediche essenziali, all'acqua e all'assistenza di base. Le attività di Msf aiutano quasi mezzo milione di persone a Gaza. Msf continua a cercare un dialogo costruttivo con le autorità israeliane per poter continuare ad operare. A Gaza, Msf supporta attualmente 6 ospedali pubblici e gestisce 2 ospedali da campo. Msf sostiene anche 4 centri sanitari e gestisce 1 centro di alimentazione per persone affette da malnutrizione. Msf ha recentemente aperto 6 nuovi centri di salute che forniscono cure per le ferite e altri servizi sanitari. MSF opera nei territori palestinesi occupati dal 1989.
