La complicata normalità dei mercenari del Gruppo Wagner

Vivere per uccidere. I mercenari del Gruppo Wagner ne hanno fatto un mantra. Dimostrando, con la guerra in Ucraina, di essere incredibilmente brutali e violenti. Spietati, anche. Permettendo alla Russia, ad esempio, di conquistare la città di Bakhmut. Dopo l'insurrezione di Yevgeny Prigozhin e, a maggior ragione, in seguito al decesso dell'oramai ex leader della milizia privata, molti combattenti se la starebbero passando male. A dirlo sono i media russi, secondo cui diversi wagneriani, tornati dal fronte, si sono riciclati come criminali. Ad accomunarli sarebbe un desiderio. Uno soltanto: ritornare in Ucraina.
«Se il Gruppo Wagner dovesse dare l'ordine di tornare in Ucraina, ci andrei strisciando sui gomiti» ha detto un combattente Wagner al portale investigativo Bumaga. Un ex combattente unitosi nel 2022 al Gruppo, dopo una lunga trafila nell'esercito regolare di Mosca. Il Cremlino lo aveva pure nominato tenente colonnello. Il discorso dei gomiti è legato al fatto che, in guerra, abbia perso entrambe le gambe.
Un altro militante, condannato per l'omicidio della moglie ma graziato da Prigozhin, che aveva pescato molti soldati nelle carceri in cambio della libertà, dal suo ritorno in Russia dopo aver servito al fronte si è messo a bere pesantemente. «Tutti mi dicono di trovare un lavoro e di iniziare una vita tranquilla, ma non è così facile» ha raccontato, aggiungendo: «Lascerei tutto per tornare a Bakhmut». Potrebbe farlo, volendo, eppure non intende arruolarsi nell'esercito regolare e, dunque, dipendere direttamente dal Ministero della Difesa russo. Anche perché, a suo dire, le forze armate della Federazione verserebbero in uno stato pietoso: «I coscritti sono bambini senza alcuna esperienza di combattimento. Hanno una mitragliatrice in mano e le loro mani tremano». Tradotto: tornare in Ucraina sarebbe un suicidio.
Non solo, lo stesso mercenario ha ribadito che «chiunque vada al Ministero della Difesa è un traditore». Come a voler rimarcare la distanza, anzi il fossato, fra quel che resta del Gruppo Wagner e il Cremlino. Una distanza che Prigozhin, con le sue critiche martellanti, in particolare nei confronti del ministro della Difesa Sergei Shoigu. Due mesi dopo la rivolta del leader dei mercenari, Prigozhin figurava fra le vittime dello schianto aereo di un Embraer nella regione di Tver. Secondo molti esperti, quella è stata una vera e propria esecuzione.
Il destino del Gruppo Wagner, ad oggi, rimane incerto. Il portale Vashniye Istoriye ha riferito che molti dei suoi mercenari, attualmente, sono in congedo. Un portavoce dell'organizzazione di Prigozhin ha spiegato che i wagneriani stanno aspettando «un nuovo modo per guadagnare soldi». Nel frattempo, altre milizie – Redut in testa – stanno raccogliendo l'eredità del Gruppo. Il tutto mentre Shoigu continua la sua opera di convincimento verso i mercenari, nella speranza di portarli sotto la sua ala.