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La Croazia abbraccia l'euro: «Per i turisti sarà più costosa»

Con il professor Claudio Visentin dell'USI parliamo del Paese balcanico, dal primo gennaio nell'eurozona: «Più turismo di qualità e meno formalità alle frontiere, ma saranno più sorvegliate per i migranti»
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Michele Montanari
05.01.2023 15:00

Addio kuna, benvenuto euro. Dal primo gennaio la Croazia è il ventesimo Paese ad adottare la moneta unica e il ventisettesimo dell’area Schengen, lo spazio di libera circolazione europea. Un passaggio accolto come un «momento storico» dal primo ministro croato Andrej Plenković e salutato con favore dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. La banca centrale europea, negli scorsi mesi, ha fornito 63 milioni di banconote e 286 milioni di monete alle poste e alle banche croate. Per i pagamenti in contanti il periodo di transizione durerà fino al 14 gennaio 2023 e il tasso di conversione è stato fissato a 7,53450 kune croate per un euro. La Croazia, tra le mete turistiche balneari più gettonate in Europa, subirà contraccolpi dal punto di vista del turismo? Cosa dobbiamo aspettarci? Ne parliamo con il professor Claudio Visentin, docente di Storia del Turismo all’USI di Lugano.

Inevitabile aumento dei prezzi

Il turismo è una voce decisamente importante per l’economia croata e rappresenta circa il 20% del PIL del Paese. Il professor Visentin spiega: «Dal punto di vista strettamente turistico, disporre di una propria valuta, com’era la kuna fino a pochi giorni fa, è ovviamente vantaggioso. Per i turisti diventa economicamente più interessante recarsi in un Paese in cui la moneta tende a svalutarsi: i viaggiatori che arrivano da un posto con una valuta più forte spenderanno meno una volta in vacanza e avranno una maggiore capacità di spesa. In Croazia si perderà questo vantaggio, come già avvenuto in altre località turistiche di mare come, ad esempio, l’Italia, la Spagna e la Grecia. Il turista ticinese che intende recarsi in Croazia deve dunque aspettarsi un aumento dei prezzi». Un rincaro che non va esagerato, secondo il docente dell’USI, perché «la Croazia già da tempo è all’interno di un sistema turistico europeo e ha già un rapporto con i mercati più forti: questi cambiamenti non vanno a disegnare un “anno zero”. Vanno piuttosto ad inserirsi in una situazione che è già ben delineata».

Più turismo di qualità

Con un aumento dei prezzi vi è comunque il rischio che i turisti decidano di recarsi in mete meno care, cosa fare dunque? L’esperto azzarda una previsione: «Vi sarà la tendenza a creare un turismo più di qualità rispetto a quello balneare mordi e fuggi, più classico, puramente legato alle spiagge, agli ombrelloni e al mare. La Croazia probabilmente diventerà un po’ meno dipendente dal mare rispetto ad oggi, e svilupperà maggiormente altri aspetti attrattivi, come le città d’arte. In questo senso, ci sarà una propensione a rendere più interessante e diversificata la propria offerta. Da qui a 10 anni possiamo aspettarci che il turismo in Croazia diventerà meno conveniente per il turista ticinese, come già successo soprattutto con la Grecia, dove negli ultimi anni molti prezzi si sono allineati ad altri Paesi europei».

Frontiere più permeabili e migranti

E poi c’è la questione frontiere. Il professor Visentin evidenzia: «Un aspetto interessante dal punto di vista dei viaggi è il venir meno dei controlli alle frontiere. Non ci sarà più la necessita di dover cambiare moneta prima di andare in Croazia, anche se l’euro è già ampiamente usato da anni, e ci saranno meno formalità, come i passaporti e i visti. Le varie procedure saranno semplificate e il fatto di essere nello spazio Schengen, da questo punto di vista, sarà un vantaggio per il turismo». Parlando di confini, però, c’è un altro aspetto da considerare: «La Croazia diventa anche un confine esterno dell’Unione europea e quindi si apre una questione legata ai migranti: ora il Paese balcanico dovrà proteggere 1300 km dell’UE». Se tutti vogliono i turisti, disposti a spendere i soldi, nessuno vuole i migranti: sono queste le due categorie della mobilità contemporanea. Il professor Visentin puntualizza: «Da un lato i confini saranno più permeabili per i turisti, più facili da attraversare, ma dall’altro lato saranno più sorvegliati per gli arrivi dei migranti».

Il sostegno dell'Unione europea

I croati hanno fatto un affare ad entrare nell’eurozona? Presto per dirlo, ma Claudio Visentin fa un'ultima considerazione: «In passato gli operatori del turismo e i viaggiatori stessi storcevano un po’ il naso davanti a questi allargamenti all’eurozona, perché in genere un po' sono dannosi per il settore. Oggi, con i venti che tirano, tra pandemia, inflazione alle stelle e guerra in Ucraina, tutti preferiscono stare all'interno di strutture più forti, come l’Unione europea. Credo che la Croazia pagherà un po’ dal punto di vista degli arrivi, ma troverà una maggiore stabilità sistemica come Paese. Inoltre avrà l’opportunità di proporre un’offerta più variegata, cercando di essere più competitiva».

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