La falce, il martello e il tridente: come ti cambio il monumento

Addio, falce e martello. E benvenuto tridente, simbolo dell'Ucraina. Agli occhi delle autorità, l'iconica statua della Madre Patria, a Kiev, aveva bisogno di un lifting, se così vogliamo definirlo. O, meglio, di affrancarsi dall'eredità sovietica e, allargando il campo, dall'influenza russa. Il monumento è noto, molto noto. Anche a livello turistico, prima della guerra.
La statua, alta 62 metri, rappresenta una donna. I locali, affettuosamente, la chiamano Baba. Si trova in cima a una collina. E domina Kiev da oltre quarant'anni, visto che venne inaugurata nel 1981. Nella mano destra, tiene una spada lunga 16 metri. Nella sinistra, invece, uno scudo lungo 8. Il problema? Sullo scudo sono raffigurati – anzi, erano: i lavori di rimozione sono iniziati domenica – una falce e un martello. I simboli dell'Unione Sovietica, appunto. L'operaio e il contadino.
Una buona parte della popolazione ha accolto con favore la mossa. C'è chi, addirittura, ha detto che quel simbolo sarebbe dovuto sparire tempo fa. Molto tempo fa. Il governo ucraino, per contro, ha optato per il cambiamento soltanto all'inizio di luglio. Oleksandr Tkachenko, ormai ex ministro della Cultura ucraino, al riguardo ha spiegato: «L'opinione pubblica vuole superare le conseguenze della sovietizzazione e della russificazione dell'Ucraina». Il progetto, detto della decisione arrivata poche settimane fa, è in cantiere da un anno circa. Da quando, cioè, l'85% degli ucraini aveva approvato la rimozione della falce e del martello dal monumento attraverso il voto online.
Tkachenko, nel frattempo, si è dimesso a causa di un invito, formulato dal presidente Volodymyr Zelensky, a contenere le spese. In effetti, l'ex ministro nel suo periodo in carica ha sostenuto diversi progetti costosi e di alto profilo.
E proprio i costi per rimodellare quest'opera, a Kiev ma non solo, hanno spinto alcuni cittadini a chiedersi se questo gesto palesemente anti-Russia sia una buona idea. E questo considerando gli investimenti di Mosca nella produzione di armi e droni. Droni che, a detta del medico da combattimento Viktor Prylypenko, intervistato da Politico, starebbero iniziando a scarseggiare nell'esercito ucraino. Chi è in prima linea nel respingere l'invasore, insomma, vede nella rimozione della falce e del martello e nell'installazione del tridente uno spreco di denaro. «Anche perché non si tratta di una ridenominazione di una strada, che costa solo un centesimo» ha ribadito Prylypenko.
Il Ministero della Cultura e della Politica dell'Informazione, dal canto suo, ha ripetutamente affermato che lo Stato non ha speso una sola grivna per il progetto, il cui costo è stimato in 28 milioni di grivne. Circa 700 mila euro. Non solo, ha spiegato che il denaro proviene da grandi aziende. Cifre che non hanno smorzato l'indignazione di Prylipenko e altri cittadini. «Quindi, se non sono soldi del bilancio significa che potete spenderli come volete? Si tratta di 700 mila euro» ha scritto in un post su Facebook Diana Stavska, una dentista di Kiev. «Sono più di 2 mila droni, per esempio, o 240 fucili di precisione, 350 termocamere di buona qualità, o molto di più. Perché cambiare lo stemma dell'URSS con un tridente in questo momento sia una necessità più urgente che rafforzare il supporto tecnico dell'esercito è un mistero per me».
Tkachenko, secondo alcuni analisti, sarebbe stato gettato nel tritacarne a mo' di capro espiatorio. Lo scorso 20 luglio, tramite una dichiarazione video, Zelensky aveva esortato il governo a licenziare il ministro della Cultura. «Musei, centri culturali, simboli, serie televisive: tutto questo è importante, ma ora abbiamo altre priorità» aveva detto il presidente. «Trovare fondi non di bilancio. Lo Stato deve concentrare la sua massima attenzione sulle esigenze della difesa». L'oramai ex ministro, per contro, ha spiegato di essersi dimesso prima che il presidente chiedesse pubblicamente la sua testa. Venerdì, lo stesso giorno in cui il Parlamento ucraino ha approvato le sue dimissioni, è tornato alla carica: «Alcuni dicono che non è il momento di spendere soldi per la cultura durante la guerra. Ma allora ditemi, per che cosa stiamo combattendo? Non stiamo forse combattendo per la nostra cultura, identità, lingua e storia? La cultura durante la guerra è importante quanto i droni».
Il Ministero della Cultura, tornando a Baba, ha spiegato che la realizzazione del tridente è stata affidata al gruppo Metinvest, di proprietà di Rinat Akhmetov, l'uomo più ricco del Paese nonché il proprietario dello Shakhtar Donetsk. Una scelta di certo non casuale, visto che l'azienda era proprietaria delle acciaierie Azovstal, divenute uno dei simboli della resistenza ucraina. Polemica nella polemica: l'azienda ha dovuto adoperare acciaio europeo e non quello proveniente da Zaporizhstal, impianto controllato da Metinvest, poiché l'acciaio locale non soddisfaceva i requisiti tecnici. «Crediamo che l'acciaio prodotto nelle fabbriche ucraine debba essere utilizzato in monumenti così maestosi come simbolo di resistenza all'aggressione» ha detto Zaporizhstal in un comunicato.