Pandemia

La fine del Ramadan, tra paure e divieti

In gran parte del mondo islamico inizia l’Eid al Fitr, la «festa della gioia» dopo il lungo periodo di digiuno
©EPA/SHAHZAIB AKBER
Ats
24.05.2020 23:10

Con l’arrivo della nuova luna, in gran parte del mondo islamico inizia oggi l’Eid al Fitr: per i musulmani è una delle più importanti celebrazioni religiose, una «festa della gioia» per la fine del lungo periodo di digiuno del Ramadan. Quest’anno, però, a causa delle restrizioni imposte per il coronavirus, a qualsiasi latitudine di gioia ce n’è ben poca.

A partire dall’Arabia Saudita, dove sorgono i luoghi più sacri dell’Islam, Mecca e Medina. Il Regno ha imposto sin da ieri un coprifuoco di cinque giorni, 24 ore su 24, poiché le infezioni sono più che quadruplicate dall’inizio del Ramadan, raggiungendo quota 68.000, il dato più alto tra i Paesi del Golfo. Come sempre, nelle due sante moschee nelle città di Mecca e Medina sono in programma le tradizionali preghiere per l’Eid, ma quest’anno «senza fedeli», hanno decretato le autorità.

Clima cupo anche attorno alla moschea Al-Aqsa di Gerusalemme, il terzo sito più santo dell’Islam, che riaprirà ai fedeli solo dopo Eid, come ha stabilito il suo organo di governo.

Il bilancio delle vittime di COVID-19 in Medio Oriente e in Asia è stato più basso che in Europa e negli Stati Uniti, ma il numero è in costante aumento, scatenando timori che il virus possa sopraffare le locali strutture sanitarie.

L’Iran, dove l’epidemia si è rivelata particolarmente aggressiva, ha invitato i suoi cittadini a evitare i viaggi durante le festività, mentre le sue autorità religiose si sono peraltro divise sulla data di fine-Ramadan. Per alcuni l’Eid è iniziato, per altri scatta lunedì, in linea con le celebrazioni della comunità sciita in Iraq, come annunciato dal grande Ayatollah Ali Sistani.

I sunniti in Iraq segnano invece l’inizio del festival sin da oggi, a loro volta limitati da diverse restrizioni.

In Asia l’atmosfera appare invece un po’ diversa. Secondo numerosi rapporti, i fedeli in vari Paesi si sono riversati dopo la preghiera nei mercati per l’abituale shopping di dolciumi, infrangendo le linee guida del coronavirus. In alcuni casi è persino dovuta intervenire la polizia, per sciogliere gli ‘assembramenti’. In Indonesia, la nazione musulmana più popolosa del mondo, molte persone sono ricorse a documenti di viaggio falsi per aggirare i divieti sulla tradizionale escursione annuale di fine Ramadan, che si teme possa far salire la curva del contagio.

Ma a parte i ricchi Emirati Arabi Uniti, dove diverse famiglie si sono organizzate in lussuosi hotel sul mare, la gran parte dei musulmani in molti Paesi sono quest’anno limitati e affranti anche dalla pesante crisi finanziaria causata dal virus. Per molti, un motivo in più per pregare, ma rigorosamente in regime di distanziamento sociale.

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