La foresta amazzonica vicina al punto di non ritorno

L'Amazzonia brasiliana ha perso 52 milioni di ettari di vegetazione negli ultimi 40 anni, un territorio dell'estensione della Francia. Lo rende noto un rapporto pubblicato da MapBiomas. Allevamento e agricoltura sono tra i principali fattori del disboscamento, che si sta avvicinando ad un punto di non ritorno.
L'indagine, basata su studi condotti a partire da immagini satellitari, indica che tra il 1985 e il 2024 il bioma ha perso 52 milioni di ettari di vegetazione nativa, con una riduzione del 13% della sua copertura originaria.
Il fattore principale che ha determinato questa situazione, secondo l'indagine, è stato l'avanzare delle aree destinate agli allevamenti. I territori dedicati al pascolo nelle zone devastate sono aumentate del 355%, passando da 12,3 milioni di ettari nel 1985 a 56,1 milioni nel 2024.
Un altro fattore che contribuisce alla devastazione della più grande foresta tropicale del pianeta è la coltivazione della soia, che nel 2024 occupava 5,9 milioni di ettari. In particolare, l'agricoltura nel suo complesso è il settore che ha registrato la maggiore crescita proporzionale nella foresta negli ultimi 40 anni.
Secondo il ricercatore Bruno Ferreira, di MapBiomas, «l'Amazzonia brasiliana si sta avvicinando alla fascia del 20-25% indicata dalla scienza come possibile punto di non ritorno del bioma, a partire dal quale la foresta non è più in grado di sostenersi».