Il caso

La Francia contro i prodotti vegani che ricordano la carne: «Creano confusione»

Un nuovo decreto del governo francese propone di bandire alcuni termini come «bistecca» e «prosciutto» sulle etichette degli alimenti a base vegetale — Ma non tutti sono d'accordo: «È una manipolazione»
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Federica Serrao
09.09.2023 15:00

Dall'entrecôte alla tartare, passando per la Boeuf bourguignon, la cucina francese è ricca di prelibatezze a base di carne. Piatti che fanno parte della storia culinaria del Paese, amatissimi e apprezzatissimi non solo dai cittadini, ma anche dai turisti. Tuttavia, sulle tavole francesi è scoppiata la bufera. Protagonisti sono i prodotti vegani. Prodotti che, a detta di alcuni consumatori, vengono presentati in maniera sbagliata. Con etichette che fanno riferimento proprio alla carne. Come la «bistecca», la «pancetta», le «scaloppine» o il «prosciutto» vegani. Generando confusione tra i clienti del supermercato.

Ma riavvolgiamo il nastro. A detta del Guardian, quella sui nomi dei cibi vegani per la Francia è «un'annosa battaglia». Al punto tale da essere diventata una faccenda del governo. Che, con un un nuovo decreto, ha deciso di vietare l'uso di termini a base di carne per descrivere i prodotti a base vegetale. Nello specifico, il ministro dell'Agricoltura francese Marc Fesneau ha dichiarato che si tratta di una «questione di trasparenza e onestà, che risponde alle legittime aspettative dei consumatori e dei produttori». Affermazione che, come si può ben immaginare, non è piaciuta ai gruppi di francesi vegani, che hanno commentato la vicenda sostenendo che il governo stia favorendo l'industria della carne.

Per dirla in parole povere, sostanzialmente, i consumatori onnivori potrebbero trovarsi in difficoltà al momento dell'acquisto di carne. I prodotti a base vegetale sulle cui confezioni vengono utilizzati termini tendenzialmente associati alla carne potrebbero creare confusione. Anche gli allevatori e le aziende produttrici di carne, dal canto loro, si lamentano della poca chiarezza. E pertanto, a detta del governo, la decisione di limitare l'uso di simili etichette, potrebbe essere la chiave per risolvere il problema. 

Le reazioni

Una scelta drastica. Sicuramente limitante in senso inverso. Ma la Francia, più che mai, sembra determinata a portare avanti la crociata contro i nomi utilizzati per indicare i prodotti vegetali. Basti pensare che, lo scorso anno, la nazione è stata la prima nell'Unione europea a tentare di emanare un decreto per «proteggere le parole a base di carne». E il tentativo, a distanza di un anno, sembra star dando i suoi frutti. Non senza generare delle reazioni da parte dei vegani. 

Per Brigitte Gothière, membro del gruppo animalista francese L214, si tratta di una «manipolazione del governo». «La gente confonde l'olio per motori, l'olio d'oliva e l'olio di jojoba? Io credo di no. Non più di quanto confondano una bistecca vegana con una bistecca di manzo», ha scritto su Twitter. Allo stesso modo, Charlotte Minvielle, del partito verde francese Europe Écologie Les Verts, ha dichiarato che il governo francese ha reso una priorità «la difesa della lobby della carne». Tanti i commenti che osservano come i termini riferiti alla carne siano usati da tempo per descrivere i prodotti a base vegetale, e non abbiamo mai creato danni irreparabili. 

Il Paese più carnivoro d'Europa

Nel Paese, secondo un sondaggio condotto nel 2020, meno dell'1% si considera vegano, mentre il 24% si identifica come flexitariano e riduce il consumo di carne. Di più, lo stesso termine «vegano» è spesso inteso in maniera negativa. La Nazione rimane infatti prevalentemente carnivora e vanta di essere il Paese europeo con il più alto consumo di carne bovina per abitante. 

Il nuovo decreto

Ma ritorniamo a parlare del decreto. Come detto, già un anno fa Parigi era intervenuto sulla questione. Tuttavia, il primo decreto del governo era stato considerato troppo vago ed era stato sospeso dalla massima corte amministrativa francese, ossia il Consiglio di Stato. Ed è qui che il ministero dell'Agricoltura ha preparato un nuovo decreto che «tenesse conto delle lamentele dei giudici».

Detto fatto, quindi, è stata creata la prima bozza che, nello specifico, si applica solo ai prodotti fabbricati e venduti in Francia. Nella lista sono compresi 21 nomi utilizzati per descrivere prodotti a base di proteine, come «bistecca» e «prosciutto». Le importazioni europee, al contrario, sono state risparmiate, così come altre 120 denominazioni associate alla carne, che rimarranno autorizzate solo se non supereranno una certa quantità di proteine vegetali. Nel dettaglio, si parla di percentuali che spaziano dallo 0,5% al 6%. 

Il prossimo passo? Il decreto è stato presentato alla Commissione europea per verificarne la conformità con le norme dettagliate sull'etichettatura degli alimenti. Qualora dovesse essere approvato, entrerà in vigore tre mesi dopo la pubblicazione. Per dare il tempo alle aziende di modificare le loro etichette e di vendere le ultime scorte di prodotti, prima che la «pancetta vegana» e le «salsicce vegane» spariscano dagli scaffali dei supermercati francesi. 

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