La Germania rafforza i controlli ai confini, l'estrema destra esulta

Detto, fatto. Da quest’oggi i controlli ai nove confini terrestri della Germania saranno rafforzati. La mossa, annunciata settimana scorsa, arriva in seguito a una serie di aggressioni letali ad opera di alcuni richiedenti asilo e dopo i successi del partito di estrema destra anti-immigrazione e anti-Islam Alternative für Deutschland (AfD) nelle elezioni regionali in Turingia e Sassonia.
L’obiettivo di Berlino è quello di «aumentare i respingimenti», ha spiegato la ministra degli Interni tedesca, Nancy Faeser, durante un dibattito sulla migrazione al Bundestag, aggiungendo che i controlli «proteggerebbero dai gravi pericoli rappresentati dal terrorismo islamista e dai reati gravi». La decisione, difesa pure dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha trovato il favore dell’estrema destra europea, ma anche numerose critiche in diversi Paesi membri dell’UE.
La Germania da tempo effettua controlli ai confini con Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera, ma da oggi la misura verrà potenziata ed estesa pure alle frontiere di Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca.
Secondo il primo ministro polacco, Donald Tusk, la misura tedesca è «inaccettabile» e rappresenta «una sospensione dell’accordo di Schengen su larga scala» in quanto potrebbe avere un «effetto domino», spingendo altri Paesi europei a introdurre misure simili. Varsavia, di fatto, ha chiesto alla Germania più supporto nella sicurezza delle frontiere esterne dell’UE, piuttosto che un inasprimento dei controlli interni. Anche Grecia e Austria non sembrano convinte delle nuove regole, avvertendo che non accetteranno i migranti respinti dalla Germania.
L'area Schengen, che comprende 25 Nazioni dell'UE e altre 4, tra cui la Svizzera, consente la libera circolazione delle persone senza controlli alle frontiere e, secondo il Guardian, è una delle più grandi conquiste dell'Unione europea, nonché una risorsa economica fondamentale.
La decisione di Berlino ha innescato il dibattito anche nella Confederazione, ma Berna al momento non ha annunciato alcuna misura: «Condividiamo con la Germania l’obiettivo di prevenire la migrazione secondaria irregolare. Dal punto di vista della Svizzera, tuttavia, il ripristino dei controlli alle frontiere interne non è un mezzo adeguato per raggiungere questo obiettivo», ha spiegato al CdT Nicolas Cerclé, portavoce della Segreteria di Stato della migrazione (SEM). Secondo la SEM, quella tedesca è «una misura che non incide in modo sostanziale sul regime di frontiera svizzero. La Germania sta rafforzando da mesi i controlli alle frontiere. Questi controlli più intensivi alle frontiere non hanno finora avuto alcun impatto sul numero di richieste di asilo in Svizzera».
Oltre alIe critiche, in Europa non sono mancati gli elogi dei partiti di estrema destra. Geert Wilders, leader del PVV olandese, ha definito la decisione di Berlino una «grande idea», chiedendosi quando i Paesi Bassi seguiranno l'esempio tedesco. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbàn, si è limitato a scrivere su X: «Benvenuti nel club».
Marine Le Pen del Rassemblement National ha invece fatto sapere che il suo partito aveva già proposto una misura simile alle scorse elezioni nazionali, trovando il muro dei suoi avversari politici: «Ora la Germania lo sta facendo, quando toccherà alla Francia?», si è chiesta la politica francese. Anche esponenti di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni hanno elogiato la decisione di Berlino.