Il punto

La guerra e il lato oscuro dell'economia russa: «La resilienza è solo un'illusione»

Un rapporto del SITE appena presentato all'Unione Europea sottolinea come la realtà, nel Paese, sia differente rispetto ai numeri sbandierati con forza dal Cremlino
© AP/YURI KOCHETKOV
Marcello Pelizzari
14.05.2025 11:00

L’invasione su larga scala dell’Ucraina da un lato, le conseguenti sanzioni internazionali dall’altro. Sì, la guerra sta mettendo sotto pressione l’economia russa. Ne avevamo già parlato, anche di recente. A questo giro, a tratteggiare la situazione in cui versa il Paese è un rapporto del SITE – Stockholm Institute of Transition Economics – appena presentato ai ministri dell’Unione Europea responsabili dell’Economia e delle Finanze.

Se è vero che il Cremlino, con forza e sicumera, continua a mostrare una certa solidità, citando ad esempio un PIL in crescita del 4,3% nel 2024, è altrettanto vero che la cosiddetta resilienza della Russia è un concetto di per sé fuorviante o, peggio, illusorio. «Lo stimolo fiscale dell’economia di guerra ha mantenuto l’economia a galla nel breve termine, ma la dipendenza da finanziamenti opachi, l’allocazione distorta delle risorse e la riduzione delle riserve rendono lo sforzo insostenibile sul lungo periodo» si legge nel rapporto, visionato da Reuters. «Contrariamente alla narrazione del Cremlino, il tempo non è dalla parte della Russia». Tradotto: più la guerra avanza, più Mosca si troverà nei guai a livello economico.

Torbjorn Becker, che ha presentato il rapporto, ha avanzato forti sospetti circa la credibilità delle statistiche pubblicate dalla Russia. Ad esempio, ha messo in dubbio il dato fornito dal governo circa l’inflazione, al 9-10%, a maggior ragione se pensiamo che il tasso di riferimento fissato dalla Banca centrale è del 21%. «Quale Banca centrale avrebbe un tasso di riferimento di 11,5 punti percentuali superiori al tasso di inflazione? Se una delle nostre Banche centrali facesse una cosa del genere, il giorno dopo qualcuno sarebbe senza lavoro. Se si sottovaluta l’inflazione, si sovrastimano i numeri del PIL reale».

Becker ha pure messo in dubbio il deficit fiscale russo. Nonostante la guerra, Mosca ha riportato un deficit del 2% annuo rispetto al PIL dall’inizio dell’invasione. «I numeri, in Russia, non corrispondono realmente a ciò che Mosca, pensiamo, sta investendo nello sforzo bellico». Se considerassimo anche i finanziamenti alla Difesa fuori bilancio, tramite sistema bancario, il citato deficit raddoppierebbe. Parallelamente, il rischio finanziario è in aumento, proprio perché le banche hanno segnalato una crescita «insolitamente elevata» del credito. Indicatori, secondo Becker, che «di solito guardiamo quando cerchiamo di prevedere una crisi bancaria».

Il lettone Valdis Dombrovskis, Commissario europeo per gli affari economici e monetari, ha sposato l’analisi del SITE. Analisi che, citiamo, «evidenzia l’inaffidabilità delle statistiche russe» e che mostra «come l’economia russa», a dispetto dei numeri pubblicati, «non stia andando bene». Di riflesso, ha aggiunto, la Commissione Europea concorda con le conclusioni del rapporto, incentrato appunto sulla «crescente fragilità complessiva dell’economia russa». Di qui, ha detto Dombrovskis, «l’importanza degli sforzi in corso da parte della comunità internazionale per limitare la capacità del Cremlino di continuare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina».