«La guerriglia colombiana, dalle FARC all’ELN, ormai detta legge»

Ross Dayton è un analista specializzato in America Latina per Control Risks a Washington. Una sua ultima ricerca sulla crescita del paramilitarismo in Venezuela è stato pubblicata ad agosto su CTC Sentinel. Lo abbiamo intervistato.
È appena uscito un rapporto di Human Rights Watch che denuncia come la situazione alla frontiera tra Colombia e Venezuela sia diventata insostenibile in particolare nella regione di Catatumbo, dove sono aumentati omicidi e stupri e dove in tantissimi sono stati costretti a fuggire. Insomma è in corso una guerra?
«Sì, sia alla frontiera che dentro il territorio venezuelano sono pesantemente penetrati i guerriglieri colombiani, ovvero i dissidenti delle FARC che non hanno accettato gli accordi di pace, l’ELN, l’Esercito di Liberazione Nazionale e l’ EPL, l’esercito popolare di Liberazione. A volte si fanno la guerra fra loro a volte no, dipende dai vari gruppi. L’ELN, per esempio, non ha una struttura gerarchica centralizzata e quindi i vari ‘frentes’ agiscono in modo indipendente. A Catatumbo opera il fronte nordorientale. Per tuttin gioco ci sono affari criminali che generano enormi quantità di denaro: narcotraffico, contrabbando di petrolio e armi e soprattutto l’estrazione mineraria illegale».
Dunque Catatumbo non è un eccezione?
«No. Tutta la frontiera con la Colombia - che storicamente, fin dai tempi di Chávez, è sempre stata molto porosa - adesso è terra di nessuno. L’arco minerario dell’Orinoco è un’altra zona critica».
Ma come è possibile questa ‘invasione’ del Venezuela da parte dei guerriglieri colombiani?
«Perché hanno l’appoggio di Maduro e del suo establishment che con loro fanno affari. Fanno affari con loro anche i paramilitari venezuelani che sostengono il Governo di Caracas. Si tratta delle Forze bolivariane di liberazione e i cosiddetti collectivos di sicurezza di frontiera. Questi ultimi sono piuttosto recenti e vi sono dei video impressionanti che ritraggono uomini a volto coperto girare armati in moto. Tra di loro anche dissidenti delle FARC che secondo la Fondazione Redes ne gestirebbero addirittura il comando».
Come si è arrivati a questa situazione drammatica?
«Sono varie le ragioni. Innanzitutto l’enorme crisi politica del Venezuela e poi come conseguenza la fragilità economica del popolo venezuelano che è molto facile da reclutare da parte dei guerriglieri colombiani per la disperazione in cui versa».
Sono 1.4 milioni i venezuelani fuggiti in Colombia, secondo dati ufficiali. Di questi almeno 25 mila vivono a Catatumbo. Questo renderà la situazione alla frontiera ancora più incandescente?
«Se il regime di Maduro continuerà nella forma in cui si trova adesso non c’è molta speranza per questa regione. La guerriglia proseguirà e in molti ne pagheranno il prezzo. Basti pensare che solo sul confine i gruppi guerriglieri colombiani e le Forze Bolivariane di liberazione hanno finora reclutato 15 mila venezuelani. La Colombia non riesce a controllare la frontiera, ma il problema non è solo lì. Già adesso si stima che l’ELN colombiano sia penetrata in ben 13 Stati del Venezuela con tutto il bagaglio criminale che lo caratterizza».
Ma questo non crea problemi anche alla Colombia e al suo processo di pace già in difficoltà?
Sì. Il Governo colombiano ha denunciato Maduro per il fatto di accogliere i suoi guerriglieri. E persino l’autobomba del gennaio 2019 a Bogotá contro l‘Accademia di polizia, General Santander, è stata opera del fronte Domingo Lain dell’ELN i cui leader vivrebbero in Venezuela nello stato di Apure».
La popolazione è dunque in balia di questo status quo?
«Sì soprattutto i bambini. I guerriglieri dell’ELN da tempo stanno reclutando bambini venezuelani per averli nelle loro file e iniziarli ai traffici criminali. L’ELN ha addirittura messo in piedi alcune radio locali per fare presa sul territorio. E poi impongono tasse e persino una giustizia sommaria per piccoli crimini. In cambio garantiscono ‘protezione’ alla popolazione: distribuiscono cibo e forniscono armi, addestramento, educazione, beni di prima necessità. Si sono sostituiti allo Stato ormai».