Il caso

La lettera di Osama bin Laden diventata virale su TikTok

La famosa «Letter to America» scritta nel 2002 dal leader di al Qaeda è stata diffusa sul social cinese e collegata all’attuale conflitto israelo-palestinese per condannare Israele – La vicenda ha costretto il Guardian a rimuovere lo scritto dal suo sito
Red. Online
17.11.2023 08:04

Nel 2002, Osama bin Laden scrisse una lettera per incolpare gli Stati Uniti di vari crimini. E, di riflesso, per giustificare le azioni terroristiche del suo gruppo, al Qaeda. Fra queste, gli attentati dell’Undici Settembre. Il testo di questa lettera, rimasto online per oltre vent’anni, è tornato sotto la luce dei riflettori. Costringendo il Guardian, addirittura, a rimuovere il contenuto della pagina in cui ospitava – contestualizzandola – la lettera.

Il motivo? Il testo della lettera di bin Laden, improvvisamente, si è diffuso sui social network e, in modo particolare, su TikTok. Molti utenti hanno ricollegato il testo alla guerra in corso fra Hamas e Israele e, soprattutto, hanno condannato lo Stato Ebraico. Senza neppure dire, o sapere, che quella lettera era stata scritta da un terrorista. Fra i peggiori degli scorsi decenni.

Resta da capire quanto siano stati visti i video che parlano della lettera di bin Laden, intitolata Letter to America. E quanto si siano diffusi. O, ancora, quanto siano stati presi sul serio. C’è chi ipotizza che, in realtà, non siamo di fronte a una crociata anti-Israele ma solo a una ricerca, spasmodica, di interazioni attraverso una tematica divisiva.

Il Guardian, nel 2002, aveva pubblicato la lettera e l’aveva collegata a un articolo di spiegazione e contestualizzazione. Spiegando chi era bin Laden – ucciso poi nel 2011 da un’operazione delle forze speciali americane – e quali fossero gli intenti dello scritto: giustificare gli attacchi terroristici di al Qaeda e minacciarne di nuovi.

Ma che cosa scrisse, di preciso, bin Laden in quella lettera? Semplice: gli attentati terroristici, a detta del leader di al Qaeda, altro non erano se non una risposta agli attacchi che l’Occidente ha perpetrato negli anni contro i musulmani. Nella lettera, scritta con la tipica retorica islamista, vengono citate le operazioni militari degli americani in alcuni Paesi, come la Somalia. Di più, bin Laden sostiene che l’Occidente abbia attaccato i Paesi musulmani per impossessarsi delle ricchezze di questi Paesi. L’Occidente, ancora, è accusato di «fornicazione, omosessualità, uso di sostanze, gioco d’azzardo e prestare i soldi a interesse».

Una parte della lettera – e qui veniamo agli sviluppi degli scorsi giorni – riguarda Israele e la Palestina, altro argomento tipico della retorica islamista. Nello scritto, bin Laden sostiene che «il sangue che sgorga dalla Palestina deve essere vendicato in maniera proporzionale», mentre l’Occidente si sarebbe «arreso agli ebrei», con tanto di continui e numerosi pregiudizi antisemiti.

La lettera, che il Guardian aveva pubblicato a mo’ di documento storico, è stata riproposta sui social e TikTok in particolare come un documento politico. In taluni casi, addirittura, come un vero e proprio appello morale. Alcuni utenti, dopo aver letto la lettera di bin Laden, hanno detto di avere «aperto gli occhi» sui crimini commessi da Stati Uniti e di Israele. Quasi nessuno, come detto, ha chiarito il fatto che l’autore della lettera fosse il leader al Qaeda, un gruppo terroristico, o ha citato i passaggi più problematici o fanatici del testo.

La domanda, ora: quanto sono stati visti i video che parlano della lettera di bin Laden? E quanto si sono diffusi? O, ancora, quanto sono stati presi sul serio? Difficile a dirsi. Per gli esperti si tratterebbe di poca cosa: venerdì scorso, l’hashtag #lettertoamerica su TikTok aveva accumulato 13 milioni di visualizzazioni. Parecchie, ma nulla a confronto dei miliardi di visualizzazioni che ottengono i contenuti più virali. Quanto al senso di questa azione collettiva, se così vogliamo chiamarla, a quanto pare siamo ben lontani da una sorta di jihad online contro Israele. Molti, infatti, avrebbero approfittato del trend del momento per garantirsi un certo traffico verso il proprio profilo.

Tutto ciò, comunque, è stato sufficiente per spingere il Guardian a rimuovere il contenuto della lettera dal proprio sito. E questo perché la pagina che ospitava la lettera aveva ricevuto un’impennata di visite. Al Daily Beast, infine, un portavoce del quotidiano ha spiegato che «la trascrizione pubblicata vent’anni fa è stata diffusa estesamente sui social media senza il suo contesto originale. Per questo abbiamo deciso di rimuoverla e di indirizzare i lettori sull’articolo che al tempo forniva il contesto».

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