Francia

La maggioranza assoluta di Macron insidiata dalla sinistra di Mélenchon

Il primo turno delle elezioni legislative caratterizzato dalla bassa affluenza alle urne, circa il 47%, ma soprattutto dal discreto successo, stando ai dati parziali, registrato dall'alleanza di sinistra che il leader di «La France insoumise» ha saputo raccogliere intorno al suo progetto politico
Danilo Ceccarelli
13.06.2022 06:00

Emmanuel Macron ha un nuovo avversario: il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon. A ridisegnare lo scenario politico d’oltralpe è stato il primo turno delle legislative, dove gli exit poll di ieri sera davano la Nuova unione popolare, ecologica e sociale (Nupes) che riunisce i principali partiti della «gauche», in testa al 26,2%, mentre la coalizione presidenziale Ensemble! dietro al 25,8%, seguita dal Rassemblement National di Marine Le Pen, al 19,1% e dai Repubblicani, all’11,1% Un exploit improvviso quella della sinistra, rinata grazie al suo «tribuno» che nel giro di poche settimane ha riunito sotto i colori della Nupes i Verdi, i comunisti e i socialisti finiti allo sbando dopo i disastrosi risultati delle ultime presidenziali. Ora Macron deve fare i conti con un nuovo avversario dopo aver battagliato negli ultimi cinque anni contro la rivale storica Le Pen, che si è confermata al secondo turno passando nel suo feudo del Pas-de-Calais.

Nuovo scenario politico

Una situazione che apre un nuovo scenario nel paesaggio politico francese, ormai segmentato in tre poli, con un centro che resta primo e due opposizioni incarnate dagli estremismi mélenchonaini e lepenisti. L’obiettivo dell’inquilino dell’Eliseo ora è la soglia dei 289 deputati che gli confermerebbe quella maggioranza assoluta necessaria all’Assemblea nazionale per portare avanti le riforme in programma, prima fra tutte quella delle pensioni. Ma la strada verso questo traguardo è tutta in salita. Le proiezioni annunciate ieri sera dopo gli exit poll danno i macroniani tra i 275 e i 310 deputati, mentre la coalizione di sinistra se ne dovrebbe aggiudicare tra i 190 e i 210. La partita per Macron non è quindi ancora vinta. Una maggioranza relativa lo costringerebbe ad aprire il dialogo con le forze moderate minori. Per questo dopo l’annuncio dei risultati il presidente ha chiesto ai suoi «umiltà». Anche la premier Elisabeth Borne, che si è qualificata al ballottaggio come la maggior parte dei ministri candidati, ha lanciato un appello alla calma in quello che è stato definito uno scenario segnato da una «confusione inedita». In altre parole, mantenere un profilo basso e concentrarsi per i ballottaggi di domenica prossima. Ma Mélenchon, che nemmeno è candidato, ci crede e spera nel massimo risultato, utile ad imporre una coabitazione al presidente, che a quel punto lo dovrebbe nominarlo primo ministro. Un’ipotesi altamente improbabile ma, come si sa, sognare non costa nulla. Per questo il leader della France insoumise ha suonato la carica incitando i suoi a recarsi in massa a votare per la seconda tornata elettorale: «Questa sera lancio un appello al popolo, saremo presenti in oltre 500 circoscrizioni nel secondo turno, riversatevi alle urne domenica prossima con le vostre schede in mano». L’unica certezza, al momento, è che il «tribuno» d’oltralpe ha resuscitato una sinistra moribonda posizionandosi come l’uomo forte del suo campo grazie a quel 22% incassato un mese e mezzo fa al primo turno delle presidenziali, dove ha mancato di un soffio il faccia a faccia con il presidente francese.

Campagna sotto tono

Mélenchon è partito a tamburo battente in una campagna elettorale rimasta sotto tono, con Macron sceso in campo solamente all’ultimo e Marine Le Pen rimasta in disparte. Proprio quest’ultima ha invitato gli elettori a «non scegliere tra i distruttori dall’alto e i distruttori dal basso» nelle circoscrizioni dove al secondo turno si affronteranno macroniani e mélenchoniani. La leader dell’estrema destra francese ha pagato la discrezione mostrata nelle ultime settimane ma anche la decisione di non unirsi agli altri movimenti ultraconservatori come Reconquete! di Eric Zemmour, che nemmeno si è qualificato al secondo turno. Ora l’ex candidata alle presidenziali gode di una forchetta compresa tra i 5 e i 25 deputati, con ottime probabilità di milgliorare la situazione della scorsa legislatura quando aveva solo 8 scranni occupati dai suoi. Ma il primo turno di queste legislative è stato segnato anche da un’astensione record, arrivata al 52,8% secondo le stime iniziali. Una tendenza che potrebbe agevolare Macron, che dispone di una base elettorale meno incline a disertar e il voto. Ma Borne ha garantito che il «primo dovere» dell’Esecutivo sarà quello di combattere questo fenomeno.