L’intervista

La pandemia in Spagna vista da un architetto ticinese

Nicola Regusci ha avuto qualche contraccolpo negativo nella sua attività, ma si rende conto che altre persone sono state colpite molto più duramente
Mario Magarò
26.05.2020 21:26

Nicola Regusci è un architetto di origini ticinesi che da oltre 20 anni vive a Barcellona, titolare di uno studio di architettura insieme ad un collega catalano. Lo abbiamo intervistato per parlare dell’impatto economico del coronavirus in Spagna, dove circa 300 mila persone hanno perso il lavoro nel primo trimestre del 2020, stando ai dati dell’Istituto nazionale di statistica spagnolo.

Architetto Regusci, l’’emergenza coronavirus come ha condizionato il suo lavoro?

«Come architetto ho il vantaggio di poter lavorare da casa. Essendo abituato a viaggiare all’estero da molti anni, ho sempre con me il computer portatile per poter gestire tutto il flusso del mio lavoro, dai programmi di disegno alla posta elettronica. Durante questi mesi di lockdown non mi sono potuto recare presso i cantieri e nemmeno venire in ufficio, ma devo ammettere, molto sinceramente, che la mia quotidianità lavorativa non è cambiata di molto. Per me, di fatto, non fa molta differenza lavorare a Lugano piuttosto che a Barcellona, la natura del mio lavoro è molto diversa da quella delle fasce economicamente più colpite dalla COVID-19, come, ad esempio, il settore della ristorazione».

L’aggravarsi della pandemia in Spagna non ha avuto effetti sui lavori che le sono stati commissionati, inducendola magari a tornare temporaneamente in Ticino?

«Sono stato costretto a posticipare alcuni progetti tra cui, soprattutto, la prossima tappa del ‘City Connection Project’ avente la città di Bordeaux come invitato (si tratta di un progetto incentrato su uno scambio culturale tra Barcellona ed un’altra città europea di grande tradizione architettonica, che cambia di volta in volta, già oggetto di un’intervista realizzata dal CdT con l’architetto Regusci nel 2013 ndr). Per mia fortuna sono attualmente impegnato nella progettazione di un grande studio medico a Ginevra ed ho potuto così sfruttare la fase di lockdown per avanzare nella stesura del progetto, spronato in tal senso dagli stessi committenti. Conosco però molti architetti qui a Barcellona che non hanno avuto la mia stessa sorte, costretti a rinunciare ad alcuni lavori quando erano sul punto di firmare il contratto. Per quanto riguarda il Ticino, con cui continuo ad avere uno stretto rapporto sia per ragioni familiari che lavorative, ho invece sfruttato il tempo a disposizione per dedicarmi ai prossimi bandi per progetti di architettura promossi sul territorio».

Ha ricevuto un sostegno economico dallo Stato per fronteggiare la difficile fase del lockdown?

«Ho avuto accesso ad un bonus da 600 euro garantito dalla previdenza sociale, quindi a livello centrale e non regionale, che dovrebbe essermi corrisposto nei prossimi giorni. Si tratta di un sostegno garantitomi in qualità di libero professionista, un’attività che svolgo parallelamente alla gestione dello studio di architettura che ho messo in piedi con il mio collega. Per quanto riguarda le spese del nostro studio, in primis l’affitto, non siamo riusciti ad ottenere alcun aiuto, nemmeno dal proprietario dell’immobile che si è rifiutato di farci uno sconto».

Quali sono le sue prospettive future? Crede di poter riprende appieno la sua attività lavorativa?

«Conto di rimettermi progressivamente in carreggiata. Un primo segnale positivo mi è arrivato da un privato, concretamente il padre di un amico di mio figlio, che mi ha incaricato di ristrutturare un appartamento dove andrà a vivere qui a Barcellona. In aggiunta continuo a mantenere vivo il mio legame professionale con la Svizzera, che considero l’Eldorado degli architetti per l’ammontare degli onorari che vengono in media corrisposti e la serietà dei progetti proposti dai committenti. Dal mio canto, infatti, continuo ad essere iscritto all’ordine degli architetti ticinesi, così come alla Federazione degli architetti svizzeri».

Il suo settore potrà beneficiare della riapertura al turismo decisa dal Governo spagnolo a partire da luglio?

«Per il mio lavoro non cambierà molto, non essendo direttamente legato al turismo, ma evidentemente un generale aumento della capacità di spesa della popolazione locale, considerando l’apporto decisivo del turismo al PIL spagnolo, inciderà positivamente sull’economia. In caso contrario, in molti opteranno per il risparmio ed eviteranno di spendere soldi per la ristrutturazione dei propri immobili».

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