La classifica

La persona più potente d’Europa? Ovvio: Donald Trump

Per «Politico», nella classifica delle 28 personalità del Vecchio continente, paradossalmente, svetta il presidente USA - L'unico svizzero citato è Gianni Infantino, proprio per i suoi rapporti con il tycoon: «Un adulatore senza pari, teme intoppi per i Mondiali di calcio negli USA»
©Jacquelyn Martin
Red. Online
10.12.2025 12:01

La persona più potente d’Europa? Un americano: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Nella classifica di fine anno stilata da Politico, a svettare tra le personalità che plasmeranno il 2026 è proprio il tycoon, per via del suo rapporto di amore e odio con il Vecchio continente.

Politico evidenzia: «In cima alla lista c'è Donald Trump. Sebbene tradizionalmente la lista si limita a 28 leader europei, l'influenza del presidente degli Stati Uniti sulla difesa, il commercio e la politica europea non poteva essere ignorata. Non è un caso che i due leader successivi della nostra lista, la danese Mette Frederiksen e il tedesco Friedrich Merz, siano in prima linea nella corsa per adattarsi al suo impatto clamoroso».

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha rappresentato un vero e proprio terremoto per i Paesi europei, ancora destabilizzati dall’invasione su vasta scala dell'Ucraina, avvenuta nel febbraio del 2022. La velocità con cui Washington si è trasformata da alleato fidato a potenziale avversario ha scosso le fondamenta su cui l'Europa aveva a lungo fatto affidamento, scrive il quotidiano statunitense, sottolineando come il tycoon, invece di garantire la sicurezza dell’Europa, la ha «apertamente minacciata, promettendo di conquistare la Groenlandia e incoraggiando l'Ucraina a cedere i propri territori in cambio della pace con la Russia. Laddove Washington un tempo si batteva per l'azione per il clima, l'apertura dei mercati e la lotta all'estrema destra, improvvisamente si è trovata all'opposizione su tutti e tre i fronti. Un'Europa che aveva contato sugli Stati Uniti come contrappeso alla Cina si è improvvisamente ritrovata schiacciata tra le due superpotenze»

Proprio in una recente intervista rilasciata a Politico, Trump ha esposto la sua teoria sul perché eserciti così tanto potere sul Vecchio continente: «L'Europa non sa cosa fare», ha sentenziato il presidente USA, indicando l'immigrazione come la causa principale del «decadimento» della maggior parte dei Paesi europei: «Vogliono essere politicamente corretti e questo li rende deboli», ha affermato il tycoon.

I leader europei, naturalmente, sono consapevoli di avere a che fare con un partner che da un momento all’altro potrebbe voltar loro le spalle. Lo considerano imprevedibile e fazioso. Eppure, nota ancora Politico, restano vincolati a Washington, «partendo dal presupposto che l'architettura di sicurezza del continente – e gran parte della sua prosperità – si basa ancora sul pilastro americano».

I primi mesi del secondo mandato di Trump, in questo senso, sono stati davvero emblematici: funzionari e diplomatici europei si sono affrettati a recarsi alla corte di «Re Donald», nonostante il suo sostegno pubblico al presidente russo Vladimir Putin e l’umiliazione a favore di telecamere del leader ucraino Volodymyr Zelensky, durante un incontro alla Casa Bianca.

Uno schema che il quotidiano riassume in pochi punti: una destabilizzante dimostrazione di dominio da parte di Trump, disperate lusinghe da parte dell'Europa e poi un altro shock, come i dazi commerciali. E la Svizzera lo sa bene: tariffe arbitrarie del 39%, emissari di Berna e privati a Washington con doni e buone intenzioni per strappare un accordo migliore, in attesa della prossima giravolta del tycoon. Oggi, è innegabile, Trump considera l’Europa come il suo parco divertimenti, o meglio, come un campo da golf, data la passione del personaggio. E il Vecchio continente non può fare altro che far buon viso a cattivo gioco.

La prima europea: la premier danese

La seconda posizione in classifica della premier danese Mette Frederiksen è decisamente inaspettata. «Viviamo tutti nell'Europa di Mette Frederiksen. Solo che ancora non lo sappiamo», scrive Politico. E in effetti ci sono leader molto più blasonati in Europa, non per forza in senso positivo, come il capo del Cremlino Vladimir Putin, in grado, con i suoi atti ostili, di mandare in tilt tutto il continente.

Ma perché proprio la 48enne danese? Il giornale americano scrive: «Negli ultimi sei anni (è entrata in carica nel 2019, ndr), la prima ministra danese ha esportato silenziosamente il suo modello di socialdemocrazia risoluta in tutto il continente, un mix di politiche assistenziali di sinistra e durezza di destra in materia di immigrazione e difesa, ribaltando nel frattempo lo storico euroscetticismo del suo Paese».

In materia di immigrazione, nonostante i critici abbiano definito disumane le politiche danesi, il modello di Frederiksen oggi è particolarmente influente: si basa sulla «detenzione e deportazione» e ha ispirato iniziative simili, dal Regno Unito all'Italia.

Sotto la sua guida, la Danimarca ha dato il buon esempio anche in materia di difesa, impegnandosi a destinare una quota del suo PIL agli aiuti all'Ucraina, con ingenti investimenti nell'industria militare ucraina. Un modello che, se trovasse ulteriori consensi in Europa, trasformerebbe l’ex Repubblica sovietica in una sorta di armeria della NATO.

Frederiksen si è pure affermata come portavoce non ufficiale dell'indipendenza della difesa europea, secondo Politico. La premier danese si è infatti trovata a dover gestire una «situazione di stallo altamente controversa e rischiosa con Donald Trump sulla Groenlandia», e questo le ha conferito «una credibilità che altri sostenitori della cosiddetta autonomia strategica, come il presidente francese Emmanuel Macron, potrebbero non avere».

L’unico svizzero

A chiudere la classifica delle 28 personalità, uno svizzero: il presidente della FIFA Gianni Infantino, proprio per i suoi buoni rapporti con il «più potente d’Europa», Donald Trump. «Il più grande sostenitore di Trump in Europa è un burocrate calcistico calvo e pomposo proveniente dalla Svizzera», sottolinea il quotidiano USA. 

Secondo Politico, «il presidente della FIFA ha coltivato il suo rapporto con Donald Trump con un'adulazione senza pari. Solo quest'anno, ha annunciato il lancio di una criptovaluta nello Studio Ovale (la FIFA Coin, ndr) e gli ha conferito un "Premio FIFA per la Pace" in stile Nobel, che Trump ha accettato con evidente gioia».

Ovviamente l’obiettivo di Infantino è chiaro: sta cercando di tenere il tycoon dalla sua parte per garantire che i Mondiali di calcio del 2026 sui campi di Stati Uniti, Messico e Canada si svolgano senza intoppi. «Per la FIFA, la posta in gioco è enorme. Si prevede che il torneo attirerà un pubblico e incassi record, ma si trova anche ad affrontare interrogativi difficili sulle politiche di confine di Trump: i tifosi potranno viaggiare liberamente tra i tre Paesi? I giocatori e i dirigenti di tutte le 48 squadre otterranno i visti? Le autorità per l'immigrazione useranno le partite per perseguire le espulsioni?», si chiede Politico, evidenziando come queste problematiche potrebbero essere ben note anche a Infantino. E allora, meglio tenersi buono il presidente USA, perché the show must go on.

La classica completa:

1) Donald Trump (presidente USA)
2) Mette Frederiksen (ministra di Stato della Danimarca)
3) Friederich Merz (cancelliere federale della Germania)
4) Marine Le Pen (ex presidente del Rassemblement National, leader della destra francese)
5) Vladimir Putin (presidente della Federazione russa)
6) Nigel Farage (leader del partito sovranista britannico Reform UK)
7) Ursula von der Leyen (presidente della Commissione UE)
8) Mark Rutte (segretario generale della NATO)
9) Giorgia Meloni (presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana)
10) Keir Starmer (primo ministro del Regno Unito)
11) Manfred Weber (presidente del Partito Popolare Europeo)
12) Viktor Orbán (primo ministro dell'Ungheria)
13) Alexander Stubb (presidente della Repubblica finlandese)
14) Volodymyr Zelensky (presidente dell'Ucraina)
15) Gabriel Zucman (economista francese, direttore del Tax Observatory dell'UE)
16) Kaja Kallas (ex prima ministra dell'Estonia, attuale alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza)
17) Teresa Ribera (ex vicepresidente del Governo di Spagna, attuale vicepresidente esecutivo della Commissione europea)
18) Daniel Ek (imprenditore svedese, cofondatore e CEO di Spotify)
19) Emmanuel Macron (presidente della Repubblica francese)
20) Mario Draghi (ex presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, ex presidente della Banca centrale europea)
21) Andrej Babiš (presidente del Governo della Repubblica Ceca)
22) Alexus Grynkewich (comandante supremo alleato in Europa)
23) Karol Nawrocki (presidente della Repubblica di Polonia)
24) Heidi Reichinnek (capogruppo di Die Linke nel Bundestag tedesco)
25) Andrea Orcel (amministratore delegato di UniCredit)
26) Rima Hassan (europarlamentare e attivista palestinese naturalizzata francese)
27) Rob Jetten (leader del partito olandese Democratici 66, ex ministro delle finanze ed ex viceministro presidente)
28) Gianni Infantino (presidente della FIFA)

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