La piaga dei falsi Green pass e i rischi per la salute collettiva

Lo scorso ottobre un’inchiesta condotta dalla «Tribune de Genève» aveva evidenziato il fiorire di traffici di falsi pass sanitari nel canton Ginevra. Il fenomeno, purtroppo, sta emergendo con forza anche in altri Paesi europei. In Francia, ad esempio, il Ministero dell’interno ha fatto sapere che dallo scorso giugno sono già stati scoperti 182.000 falsi pass. Ma non tutti i falsari finiscono nelle mani della giustizia, per cui è difficile quantificare a quante persone questo traffico ha permesso di andare al ristorante, al cinema, di lavorare a contatto con il pubblico o di viaggiare senza vaccino o test negativo. Quello che si sa è che tali documenti falsi vengono venduti, anche a caro prezzo, tramite annunci sui social media, attraverso il passaparola o anche attraverso il darkweb.
In tale ambito il ministero dell’Interno ha aperto 400 indagini, mentre la polizia e la giustizia sono alle prese con decine di casi di traffico di falsi certificati vaccinali. Chi compra falsi pass vuole evidentemente continuare a condurre una vita senza restrizioni evitando però il ricorso alle vaccinazioni. Un comportamento molto pericoloso per la collettività, visto che chi, grazie a un falso pass, frequenta locali chiusi e con un certo numero di persone, nei quali si presume che tutti abbiano un certificato vaccinale, rischia di contagiare i presenti, nel caso fosse un portatore asintomatico del virus. Infatti, come noto, il vaccino non ci protegge al 100% da possibili contagi, riduce solo il rischio di contrarre la malattia. Chi sono allora questa sorta di untori che mostrando una totale indifferenza nei confronti della salute altrui si muniscono di falso pass per circolare ovunque senza restrizioni?
I profili dei falsari e dei detentori, stando a quanto riportato in questi giorni dal quotidiano parigino «Le Monde», sono diversi quanto i metodi utilizzati per la falsificazione. C’è chi trucca il proprio QR code e lo rivende online, chi finge di vaccinare un amico nel centro dove lavora, o chi si introduce come un hacker nel sito web dove vengono registrati i vaccinati. C’è chi opera la truffa in banda organizzata e chi si limita a una truffa di tipo artigianale.
Quando poi i falsari finiscono nelle mani della giustizia vi è chi si difende davanti agli investigatori sostenendo di aver fornito i falsi pass gratuitamente, «per convinzione», ma vi è anche chi ammette di aver agito per puro interesse economico. Dagli articoli che i media francesi hanno dedicato alla questione delle truffe legate ai certificati vaccinali, emerge anche come alcuni falsari o acquirenti dei falsi pass siano stati smascherati.
A Béziers, in Occitania (sud della Francia), un falso vaccinato è stato denunciato in quanto si vantava un po’ troppo della sua impresa. Ma nella maggior parte dei casi sono le autorità sanitarie che rilevano le incoerenze e avvisano la giustizia. Nel Plan-de-la-Tour, nel Var (Dipartimento nel sud della Francia), un medico si è visto smascherare la sua truffa in quanto aveva fatturato circa 2.000 vaccinazioni, mentre aveva ricevuto solo 530 dosi di vaccino. È così stato incriminato per truffa ai danni di un ente sanitario, ma anche per aver messo in pericolo la vita altrui.
Un falso certificato vaccinale, infatti, non protegge certo nei confronti delle varianti del coronavirus, sempre più veloci nella loro diffusione e non di rado mortali per chi contrae la malattia senza essere stato vaccinato.
È il caso di una donna di 54 anni deceduta all’inizio del mese all’ospedale Raymond-Poincaré di Garches (Hauts-de-Seine) a causa della Covid-19; in tasca le è stato trovato un falso pass sanitario. La piaga della falsificazione dei Green pass può dunque produrre gravissime conseguenze, in Francia come altrove. Per questo il ministro della Sanità, Olivier Véran, e il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, hanno avanzato l’idea di uno statuto di pentito, per i truffatori che alla fine vorrebbero farsi vaccinare, con l’abbandono delle azioni legali nei loro confronti.