Il caso

La proprietà intellettuale in Russia non esiste più?

Marchi e copyright occidentali «calpestati» e usati senza il permesso dei legittimi proprietari – Tutto grazie a un apposito decreto
Marcello Pelizzari
07.06.2022 13:09

Russia, che succede? No, non stiamo parafrasando Morgan. Sotto sanzioni dall’inizio della guerra, l’economia della Federazione è in netta, nettissima difficoltà. E così, in qualche modo, il Cremlino sta cercando di correre ai ripari. Ad esempio, modificando una sezione del Codice civile.

Ne ha parlato, fra gli altri, l’Economist. Nello specifico, il decreto numero 299 autorizza l’uso di invenzioni brevettate da Paesi «ostili» senza chiedere il permesso al proprietario né tantomeno pagare un compenso. Ohibò, si tratta di furto legalizzato, sulla falsariga di quanto successo con gli aerei?

Per «ostili», beh, Mosca intende le nazioni non allineate. C’è, ovviamente, l’Ucraina. E ci sono gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Che non stanno combattendo sul campo ma, fra armi e sanzioni, stanno sostenendo Kiev e indebolendo l’invasore.

Tribunali «amici»

Il diritto internazionale, ha chiarito l’Economist, contempla la mossa della Russia. Ogni Paese, infatti, può concedere eccezioni ed esenzioni alle norme sui brevetti di fronte a un’emergenza nazionale. Ma, leggiamo, è previsto un compenso. Che, invece, nella nuova legge russa non è stato inserito. In nessun caso.

Di più, se è vero che la legge è applicabile ai brevetti e, quindi, alle invenzioni, a detta degli esperti potrebbe spingere la Russia ad altre violazioni della proprietà intellettuale. Della serie: di fronte a marchi e copyright occidentali, perché mai un tribunale russo dovrebbe pronunciarsi in favore di aziende e società straniere, addirittura proteggendole?

Un caso emblematico, citato da più parti, è legato a Peppa Pig. All’inizio di marzo, Entertainment One UK ha perso una causa contro un rivale russo che, bontà sua, aveva utilizzato un maialino falso. Il caso, semplicemente, è stato archiviato poiché la Gran Bretagna è finita nella lista, sempre più grande, dei Paesi ostili. Non solo, nell’esatto istante in cui l’azienda ha chiesto un risarcimento un tribunale arbitrale russo ha stabilito che no, tale richiesta rappresentava un abuso di diritto. A maggior ragione considerando il regime di sanzioni imposto da Londra. A maggio, un altro ricorso è stato respinto presso una corte superiore.

I problemi non mancano

Il timore dell’Occidente, ora, è che sfruttando il clima politico e, di riflesso, un certo allineamento della giustizia russa la Federazione si senta, come dire, autorizzata a «fare suo» qualsiasi marchio straniero. Per dire: già a marzo le domande per registrare marchi come Coca-Cola o Christian Dior erano alle stelle. E ancora: a maggio, il Cremlino aveva pubblicato un elenco di merci che potevano tranquillamente essere importate senza il permesso del proprietario. Fra i beni citiamo gli smartphone di Apple, le console Nintendo e le componenti per Tesla.

Il problema, girando la questione, è che i rapporti, spesso stretti, che l’Occidente aveva stretto con la Russia dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica a oggi difficilmente si normalizzeranno. Secondo alcuni, nemmeno la fine della guerra potrebbe aiutare. E questo perché, pensiamo proprio alla questione degli aerei rubati alle società di leasing, il Cremlino ha agito in maniera netta e unilaterale. La nuova legge, ha chiosato l’Economist, sta avendo effetti nefasti sulla ricerca e lo sviluppo nel settore farmaceutico. I produttori di medicinali stranieri, ad esempio, nella maggior parte dei casi si rifiutano di avviare nuove sperimentazioni nel Paese. Il che, va da sé, ha conseguenze pesanti sull’approvazione di nuovi farmaci. E la Russia, per quasi il 70%, in questo campo dipende dall’estero.

In questo articolo: