Domande e risposte

La replica di Mosca sul grano: «Prima togliete le sanzioni»

La crisi alimentare generata dalla guerra in Ucraina mette a rischio milioni di persone nel mondo - Antonio Guterres: «Mosca conceda subito l’accesso ai porti» - Il Cremlino non vuole cedere e rilancia - Intanto i prezzi degli alimenti di base continuano a correre
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Giona Carcano
20.05.2022 06:00

Oltre il 40% del nostro apporto calorico proviene da tre sole colture: grano, mais e riso. Se la coltivazione o la distribuzione di uno di questi tre alimenti di base viene messa in pericolo, il mondo intero ne risente. In particolare i Paesi poveri. Sì, la guerra in Ucraina sta avendo effetti potenzialmente devastanti, e gli allarmi non mancano.

1) Oltre alla guerra in Ucraina, siamo alle porte di un altro conflitto, quello per il pane. Che cosa sta succedendo?

Storicamente, l’Ucraina è considerata il granaio non solo dell’Europa, bensì del mondo intero. Contribuisce infatti al 30% della produzione globale di grano e addirittura all’80% di quella dell’olio di girasole. Il blocco dell’agricoltura e del sistema di trasporti del Paese si sta innanzitutto facendo sentire sui prezzi delle materie prime. Gli ultimi dati della Banca Mondiale dicono che il rincaro dei beni alimentari globali potrebbe aumentare del 23% entro l’anno. Un rialzo molto importante, anche perché si somma al +31% registrato nel 2021 (dovuto principalmente alla pandemia e agli effetti sulle catene di produzione e di approvvigionamento). Il conflitto in ucraina ha effetti nefasti anche per il programma alimentare dell’ONU, che acquista proprio da Kiev il 50% del grano.

2) Perché il rialzo dei prezzi mette in pericolo la sicurezza alimentare di vaste aree del mondo?

Secondo l’ONU, circa 1,7 miliardi di persone nel mondo potrebbero essere toccate da una grave crisi alimentare. In particolare, a soffrirne sarebbero i Paesi in via di sviluppo. Le nazioni in cui il cibo rappresenta meno del 10% della spesa dei consumatori (Europa e Stati Uniti), infatti, avvertiranno solo marginalmente l’aumento dei prezzi dei generi alimentari di base. Diverso il discorso per i Paesi poveri, dove il cibo compone oltre il 40% della spesa dei consumatori (come ad esempio Pakistan, Kenya, Guatemala, Nigeria). Nelle nazioni in via di sviluppo, gli effetti della crescita dei prezzi dei beni alimentari potrebbero quindi rivelarsi devastanti. Anche perché i Paesi più esposti alla crisi sono spesso penalizzati anche da un alto tasso di indebitamento e dagli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura locale.

3) La produzione russa quanto incide sulla crisi alimentare?

Secondo un rapporto appena pubblicato dalla multinazionale americana di consulenza strategica Boston Consulting Group (BCG), Russia e Ucraina forniscono circa il 12% delle calorie consumate nel mondo. La Russia, oltre a una fetta importante di generi alimentari di base, esporta fertilizzanti per l’agricoltura e petrolio. Anche in questo caso, come spiega il BCG, la guerra ha provocato un netto aumento dei prezzi: l’urea, elemento essenziale dei fertilizzanti, ha ad esempio superato i 900 dollari la tonnellata (prezzo triplicato), mentre il costo dei combustibili è alle stelle. L’effetto combinato del rincaro sulle economie più fragili è drammatico: da un lato gli agricoltori devono pagare di più, produrre meno, seminare colture con un minor fabbisogno di fertilizzanti. Dall’altro, il caro-carburante si ripercuote su tutta la catena: agricoltori, trasportatori e consumatori.

4) Che cosa si sta facendo per scongiurare il peggio?

«La guerra in Ucraina sta amplificando e accelerando gli effetti della crisi alimentare già in atto, dovuta al cambiamento climatico, alla pandemia e alla disuguaglianza - ha detto Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU. «La crisi minaccia di portare decine di milioni di persone oltre il limite dell’insicurezza alimentare, seguita da malnutrizione, fame di massa e carestia, in una crisi che potrebbe durare per anni». Per far fronte all’enorme problema all’orizzonte, molti Paesi hanno bloccato le esportazioni di grano in eccedenza. L’Occidente sta inoltre cercando una soluzione per portare in salvo decine di milioni di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini. Guterres ha dunque chiesto a Mosca «di consentire l’esportazione sicura del grano immagazzinato. Il cibo e i fertilizzanti russi devono avere pieno e illimitato accesso ai mercati mondiali». Anche il G7, riunito ieri, ha lanciato un’alleanza per la sicurezza alimentare globale. «C’è il pericolo della peggiore carestia dai tempi della seconda guerra mondiale», ha dichiarato la ministra tedesca dello Sviluppo, Svenja Schulze.

5) Qual è stata la risposta del Cremilino?

La Russia riaprirà l’accesso ai porti ucraini se l’Occidente eliminerà le sanzioni sull’export. Lo ha detto ieri il viceministro degli esteri Andrei Rudenko a Interfax. Rudenko ha affermato che la prima causa della crisi alimentare sono «le sanzioni imposte alla Russia da Stati Uniti e UE, che ostacolano la libertà di commercio, in particolare di prodotti alimentari, tra cui il grano. Quindi, se i nostri partner vogliono una soluzione, è necessario anche risolvere i problemi legati alla revoca delle restrizioni sanzionatorie imposte alle esportazioni russe», ha affermato Rudenko.

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