Il caso

La Russia vuole criminalizzare la «propaganda senza bambini»

Una nuova legge in lettura alla Duma di Stato vieta e punisce la diffusione di informazioni che, a detta di Mosca, scoraggerebbero le persone dall'avere figli
©YURI KOCHETKOV
Red. Online
19.10.2024 20:15

L’Occidente, Stati Uniti in testa, promuove un’ideologia childfree, contribuendo così al drastico calo demografico che sta subendo la Russia. È questo il ragionamento alla base del disegno di legge, in prima lettura alla Duma di Stato, che intende criminalizzare la cosiddetta «propaganda senza bambini». Le organizzazioni non governative, per contro, hanno spiegato che, in realtà, il calo delle nascite registrato nel territorio della Federazione Russa è dovuto essenzialmente a problemi economici.

Nello specifico, la Camera bassa del Parlamento ha approvato una legge che, appunto, criminalizza la «propaganda» che scoraggia le persone dall’avere figli. Si tratta di una delle tante, oramai tantissime misure attraverso cui il Cremlino, in particolare dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, cerca di rafforzare il controllo sulla società russa. La nuova legislazione, che richiederà altre due letture alla Duma di Stato e il vaglio della Camera alta prima di essere inviata a Vladimir Putin per l’approvazione finale, vieta e punisce la diffusione di informazioni che sostengono l’assenza volontaria di figli. Le multe possono arrivare fino a 5 milioni di rubli, poco meno di 45 mila franchi al cambio attuale. «In linea di principio abbiamo creato un campo giuridico all’interno del quale abbiamo protetto i bambini, le famiglie e i nostri valori» ha dichiarato il presidente della Duma di Stato, Vyacheslav Volodin. «Oggi stiamo apportando delle aggiunte alle leggi adottate in precedenza che vietano la propaganda della pedofilia, degli LGBT e del cambiamento di sesso».

Secondo i sostenitori della legge, le argomentazioni contro l’avere figli sarebbero appunto parte di uno sforzo occidentale, citiamo, per indebolire la Russia. Come? Incoraggiando il declino demografico. Negli ultimi anni, Vladimir Putin e i suoi più alti funzionari hanno fatto perno sull’osservanza dei cosiddetti «valori tradizionali». Proprio mentre la popolazione russa diminuisce, anche a causa delle perdite in Ucraina, il leader del Cremlino ha fatto dichiarazioni a favore delle famiglie numerose: l’anno scorso, ad esempio, ha esortato le donne ad avere fino a otto figli. In contrasto con le abitudini dell’Occidente «satanico».

In generale, ha osservato Nina Ostanina, presidente della Commissione della Duma di Stato per la famiglia, le donne e i bambini, l’ideologia childfree «è un sabotaggio informativo anti-demografico ben congegnato contro il nostro Paese. Un elemento di propaganda professionale, un elemento, come ho già detto, di una guerra ibrida, che mira a ridurre e distruggere la popolazione».

Nel 2022, Putin aveva firmato una legge che vieta la distribuzione di informazioni LGBTQI+ a persone di tutte le età, ampliando un divieto in questo senso emesso già nel 2013 ma limitato ai minori. L’anno scorso, ancora, la Corte Suprema russa aveva dichiarato fuori legge il cosiddetto «movimento internazionale LGBTQI+» accusandolo di essere estremista. Da allora, alcuni russi sono stati arrestati e incarcerati per brevi periodi o, nella migliore delle ipotesi, multati per aver esposto materiale «arcobaleno». Il mese scorso, infine, i legislatori russi hanno approvato in via preliminare una legge che vieta l’adozione di bambini russi da parte di cittadini di Paesi in cui la cosiddetta transizione di genere è legale.

Le reazioni a quest’ultima stretta, leggiamo, sono contrastanti. «È una malattia, una patologia» ha dichiarato Boris Korchevnikov, direttore generale del canale televisivo conservatore Spas. «Naturalmente, come ogni patologia, è necessario curarla o almeno assicurarsi che non contagi altri». Alcuni attivisti per i diritti delle donne, per contro, hanno affermato che i legislatori stanno cercando la causa delle poche nascite «nel posto sbagliato». «Lavoriamo da molti anni con donne di diversi strati sociali e il rifiuto del parto è causato in primo luogo da fattori materiali ed economici» ha detto al riguardo Sofia Rusova, membro di un consorzio di organizzazioni non governative per i diritti delle donne.

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