Medio Oriente

La seconda vita di Greta Thunberg, in viaggio verso l’inferno di Gaza

L'attivista svedese è salpata dalla Sicilia insieme al gruppo Freedom Flotilla Coalition nel tentativo di rompere il blocco israeliano e portare aiuti ai palestinesi
©Salvatore Cavalli
Red. Online
02.06.2025 13:31

Greta Thunberg ha sposato la causa palestinese, e intende andare fino in fondo. Fino all’inferno della Striscia di Gaza. Da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas, dopo il terribile attentato del gruppo islamista, l’attivista svedese si è schierata a fianco della popolazione dell’enclave mediorientale, costretta a vivere sotto le bombe e costantemente alle prese con la fame. Greta Thunberg, nelle scorse ore, è salpata per Gaza nel tentativo di «rompere il blocco israeliano».

La 22.enne, scrive tra gli altri il Telegraph, è salita a bordo della barca a vela Madleen, gestita dal gruppo di attivisti Freedom Flotilla Coalition, insieme ad altri 11 volontari, tra cui l’attivista brasiliano per la giustizia sociale e climatica Thiago Àvila, la psicologa sociale Yasemin Agar, l’ex colonnello dell’esercito USA Ann Wright, l'attore del Trono di Spade Liam Cunningham, e la europarlamentare francese Rima Hassan.

Il gruppo è partito ieri dal porto di San Giovanni Li Cuti di Catania, in Sicilia, nella speranza di raggiungere le coste della Striscia di Gaza entro una settimana e richiamare l'attenzione della comunità internazionale sulla difficile situazione dei civili, i quali, dal giorno degli attentati di Hamas in Israele, sono costretti a vivere sotto le bombe.

«Il mondo non può restare in silenzio a guardare. Questo silenzio e questa passività che stiamo vedendo in gran parte del mondo sono letali. Stiamo assistendo alla sistematica carestia di 2 milioni di persone. Ognuno di noi ha l'obbligo morale di fare tutto il possibile per lottare per una Palestina libera», ha affermato Thunberg, aggiungendo: «Stiamo salpando oggi, circa un mese dopo il nostro ultimo tentativo di portare avanti questa missione. La barca è stata bombardata due volte. Tutte le prove suggeriscono che sia stato Israele. E lo stiamo facendo perché dobbiamo mantenere la promessa fatta ai palestinesi di fare tutto il possibile per protestare contro il genocidio e cercare di aprire un corridoio umanitario e rompere l'assedio. E lo stiamo facendo perché, a prescindere dalle avversità che ci troviamo ad affrontare, dobbiamo continuare a provarci, perché il momento in cui smettiamo di provarci è quello in cui perdiamo la nostra umanità».

Rima Hassan ha fatto invece sapere che il viaggio verso Gaza ha come obiettivi «la condanna del blocco umanitario e il genocidio in corso, dell'impunità concessa allo Stato di Israele e la sensibilizzazione della comunità internazionale».

Gli attivisti prevedono di impiegare sette giorni per raggiungere la loro destinazione. Tuttavia, sembra improbabile che possano arrivare s Gaza senza essere intercettati dalle autorità israeliane che controllano rigorosamente le acque dell'enclave, respingendo chiunque osi avvicinarsi senza permesso.

Secondo numerose ONG e le Nazioni Unite, la popolazione di Gaza rischia una grave carestia se non verranno inviati aiuti al più presto. Le agenzie delle ONU e i principali gruppi di aiuto affermano che le restrizioni israeliane, il crollo dell'ordine pubblico e i diffusi saccheggi rendono estremamente difficile la consegna dei beni di prima necessità ai circa due milioni di residenti palestinesi.

La Madleen è gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, un gruppo di attivisti che all'inizio di maggio aveva tentato di raggiungere Gaza via mare.

Il tentativo fallì dopo che un'altra nave del gruppo, la Conscience, venne attaccata da due droni mentre navigava in acque internazionali al largo di Malta. Già in quella occasione Greta Thunberg doveva prender parte alla spedizione. Il gruppo di attivisti ha sempre incolpato Israele per l'attacco.

Il gruppo Freedom Flotilla Coalition va ad unirsi alle numerose voci internazionali che accusano Israele di forme di genocidio nella Striscia di Gaza, mentre il Governo guidato da Benjamin Netanyahu ha sempre sostenuto di essere in guerra con i militanti di Hamas, i quali userebbero i civili come scudi umani. Dall'ottobre del 2023, i morti nell'enclave mediorientale sarebbero oltre 50 mila.