Nazioni unite

La surreale sessione del Consiglio di Sicurezza

Mentre i rappresentanti cercavano di prevenire la guerra, Putin ha annunciato una «operazione militare speciale» in Ucraina – La cronistoria di una serata tragica
Il rappresentante ucraino Sergiy Kyslytsya si rivolge al collega russo, chiedendogli di chiamare il ministro degli Esteri Lavrov. © AP/UNTV
Marcello Pelizzari
24.02.2022 10:25

Sì, passerà alla storia come una delle sessioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più assurde, surreali e (diciamolo) tragiche. E questo perché, banalmente, mentre i vari rappresentanti cercavano di prevenire la guerra, beh, la guerra è scoppiata.

Vladimir Putin, con un timing inquietante, durante la riunione di emergenza del citato Consiglio di Sicurezza ha annunciato un’operazione militare speciale russa. In Ucraina, va da sé.

Vero, quando il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha preso parola le intenzioni del presidente russo non erano del tutto chiare. Guterres, ad ogni modo, ha fatto qualcosa di raro e straordinario: si è rivolto direttamente al capo di Stato di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

«Se davvero un’operazione è in preparazione – ha tuonato Guterres – ho solo una cosa da dire, dal profondo del mio cuore. Presidente Putin: impedisca alle sue truppe di attaccare l’Ucraina. Dare una possibilità alla pace. Sono già morte troppe persone».

La pace di John Lennon? No
Quando la parola è passata al rappresentante russo, Vasily Nebenzya, Putin aveva gettato la maschera e svelato i suoi piani. Parafrasando John Lennon, alla pace non è stata data una possibilità. Nessuna possibilità. Lo stesso Nebenzya, dopo settimane di battute e facili ironie sugli avvertimenti e previsioni occidentali circa un’imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con un clamoroso esercizio di equilibrismo (o se preferite negazione) è riuscito nell’impresa di sostenere che no, quella in corso durante il Consiglio di Sicurezza non era una guerra ma – banalmente – una «operazione militare speciale» a protezione del popolo del Donbass.

L’ambasciatore ucraino, Sergiy Kyslytsya, con una compostezza invidiabile ha atteso il suo turno. Quando finalmente ha potuto esprimersi, e dopo aver ricevuto continui aggiornamenti da Kiev, ha rinunciato al suo discorso preparato meticolosamente prima della riunione. «Oramai, in gran parte è inutile» ha detto. Quindi, il guizzo. Kyslytsya ha alzato una copia della Carta delle Nazioni Unite e ha letto una clausola in particolare. Quella legata all’adesione all’ONU, un’organizzazione aperta a tutti i Paesi amanti della pace a patto di accettare determinati obblighi. E la Russia, ha sottolineato il rappresentante ucraino, «non è in grado di adempiere a nessuno di questi obblighi».

E ancora: «Hai uno smartphone» ha detto al collega russo. «Puoi chiamare Lavrov subito. Possiamo fare una pausa per farti uscire e chiamarlo».

Ma Nebenzya, evidentemente, ha rifiutato. «Ho già detto tutto quello che so» le sue parole. «Svegliare il ministro degli Esteri Lavrov, in questo momento, non è qualcosa che ho intenzione di fare».

Un conflitto più grande
Più passava il tempo, più la riunione diveniva – appunto – surreale. Anche perché l’aula dell’ONU è stata raggiunta da svariati rapporti, che parlavano di bombardamenti in diverse città ucraine. Se già all’inizio della sessione gli appelli alla pace e al dialogo suonavano come un disco rotto, con l’Ucraina sotto attacco sono parsi carta straccia.

Alcuni ambasciatori, semplicemente, hanno preso parola una seconda volta per esprimere il loro disappunto e il loro senso di tradimento. «Nel momento esatto in cui eravamo riuniti nel Consiglio in cerca di pace, Putin ha lanciato un messaggio di guerra in totale disprezzo verso la responsabilità di questo Consiglio» ha affermato la rappresentante permanente degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield. «Questa è una grave emergenza».

La controparte britannica, Barbara Woodward, ha parlato di «un giorno grave per l’Ucraina e per i principi delle Nazioni Unite».

Kyslytsya, comprensibilmente, era scosso dall’emozione. Nel finale ha fissato Nebenzya, chiedendogli di rinunciare ai suoi doveri di presidente del Consiglio.

«Non c’è purgatorio per i criminali di guerra» ha spiegato. «Vanno dritti all’inferno».

Nebenzya, visto il clima, ha chiuso l’incontro. Lo ha fatto sostenendo che l’aggressione della Russia non era diretta contro il popolo ucraino ma contro una sedicente «giunta al potere a Kiev».

Iniziato in tempo di pace, si fa per dire visti i venti gelidi che soffiavano da settimane sull’ucraina, il Consiglio di Sicurezza si è sciolto in tempo di guerra. E l’impressione, ahinoi, è che siamo appena all’inizio di un grande (e devastante) conflitto.

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