La vittoria parziale di Putin e le resistenze interne

Marta Ottaviani, giornalista e scrittrice, ha raccontato di recente in un libro la guerra «non lineare» che vede come strumenti principali Internet, le nuove tecnologie e i social network. Una guerra che vede la Russia in prima linea da molti anni. Da Mosca, dove in questi giorni scrive corrispondenze per Avvenire, Marta Ottaviani riflette sulla strategia sin qui adottata da Putin nella vicenda ucraina. «È ormai assodato – dice al CdT – che le truppe sul confine fossero un’arma di deterrenza per costringere in qualche modo gli americani e il blocco occidentale a mediare sull’Ucraina e sul futuro dell’Ucraina, soprattutto. Tuttavia, va considerato che questa volta Putin ha dovuto affrontare resistenze interne molto considerevoli, all’interno del Cremlino, di chi voleva l’intervento armato».
Le trappole mediatiche
Le trappole mediatiche disseminate dai russi anche in questo frangente, secondo Ottaviani, non sono state efficaci. «Credo che gli USA abbiano messo Putin all’angolo, non hanno mollato il colpo fino all’ultimo. Alla fine, gli americani stanno lentamente iniziando a prendere le misure con la guerra “non lineare” di Mosca». Una guerra, spiega la collaboratrice di Avvenire, «che a Mosca è ormai una realtà da una ventina d’anni a questa parte. Io non credo che si arriverà mai a un conflitto come quelli che abbiamo studiato sui libri di scuola, quindi a una guerra armata; però destabilizzazioni importanti all’interno dell’Ucraina potrebbero sfociare in una guerra civile tra chi è fedele a Kiev e il popolo più vicino a Mosca. Questo è molto pericoloso e da tenere in considerazione».
La mediazione dell’Europa
In tutto ciò, l’Europa ha continuato a mediare e, in alcuni momenti, è sembrata persino condividere in parte le ragioni di Putin. «Il problema è che qualcosa bisogna concedere - conclude Marta Ottaviani -. Il presidente russo non può perdere su tutta la linea. Quella di oggi, per lui, è una vittoria parziale. Come ho detto, bisogna tenere conto del fatto che lo stesso Putin deve relazionarsi con quella parte del Cremlino che, purtroppo, è disposta ad andare anche oltre la guerra “non lineare” e a far suonare le armi».