Giappone

L'acqua di Fukushima riversata nell'oceano, la Cina insorge: «Irresponsabili»

È iniziato lo scarico delle acque radioattive trattate contenute nelle cisterne della centrale nucleare danneggiata nel 2011 - Proteste e arresti a Seul
Red. Online
24.08.2023 07:35

È iniziato alle 13 ora locale (le 6 in Svizzera) lo scarico nell'Oceano Pacifico delle acque radioattive trattate contenute nelle cisterne della centrale nucleare di Fukushima. Il governo di Tokyo aveva annunciato l’operazione a inizio settimana, nonostante le proteste dei Paesi vicini, in particolare Cina e Hong Kong, per le possibili conseguenze sull'ambiente, e dei pescatori locali preoccupati per la reputazione dei loro prodotti.

Il Giappone sta scaricando nell’oceano 1,34 milioni di tonnellate di acqua trattata dalla centrale nucleare danneggiata. Il gestore dell’impianto, Tokyo Electric Power Company (Tepco), ha fatto sapere di non aver rilevato nessuna anomalia negli oltre 1.000 serbatoi distribuiti presso il sito dell'impianto nucleare: si prevede che arriveranno alla loro capacità massima già nel 2024.

Come detto, lo scarico delle acque radioattive, che dovrebbe durare dai 30 ai 40 anni, ha provocato l’indignazione dei Paesi vicini e la preoccupazione dei pescatori locali, convinti che i consumatori non vorranno più acquistare i frutti di mare e i pesci pescati nei dintorni di Fukushima. La Cina è tornata proprio questa mattina a criticare duramente il Giappone, definendo la sua mossa «estremamente egoista e irresponsabile».

L'acqua – spiega il Guardian - verrà inizialmente rilasciata in quantità ridotte, con controlli costanti. Nella prima parte dell’operazione, della durata di circa 17 giorni, dovrebbero venir sversati 7.800 metri cubi di acqua.

L'acqua è stata contaminata dopo essere stata utilizzata per raffreddare i tre reattori nucleari fusi dopo il devastante terremoto e il conseguente tsunami dell'11 marzo 2011. Le onde avevano interrotto la fornitura di energia elettrica di riserva degli impianti di Fukushima, costringendo all'evacuazione di 160.000 persone, in quella che è stata definita la peggior crisi nucleare dopo l’incidente di Chernobyl.

Grazie alle tecnologie impiegate per l’operazione di scarico, è possibile rimuovere la maggior parte delle sostanze radioattive, ma non è possibile filtrare il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno considerato relativamente innocuo perché, secondo Tepco, emette livelli di radiazioni molto deboli e non si accumula all'interno del corpo umano. I funzionari giapponesi hanno spiegato che l’acqua contaminata viene diluita con acqua di mare prima di essere pompata nel Pacifico attraverso un tunnel sottomarino, ed è sicura. Anche l’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), dopo un’analisi sulla sicurezza dell’operazione, ha dichiarato che il rilascio avrebbe un effetto radiologico trascurabile sulle persone e sull’ambiente. Diverse altre centrali nucleari rilasciano periodicamente acqua con trizio in mare, senza che siano rilevati problemi per gli ecosistemi marini o per la sicurezza alimentare.

Non mancano però i contrari allo sversamento, secondo cui, senza la mancanza di dati a lungo termine, è impossibile affermare con certezza che il trizio non costituisca una minaccia per la salute umana o l’ambiente marino. Greenpeace, ad esempio, ritiene che l’impatto ambientale di trizio, carbonio-14, stronzio-90 e iodio-129 sia stato ignorato. La Cina ha invece annunciato il blocco delle importazioni dei «frutti di mare e i prodotti acquatici giapponesi», nonché l'adozione di «misure necessarie per tutelare con fermezza l'ambiente marino, la sicurezza alimentare e la salute pubblica».  

Proteste a Seul

Più di 10 persone sono state arrestate mentre cercavano di entrare nell'ambasciata giapponese a Seul in segno di protesta contro la decisione di Tokyo di riversare in mare l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima.

«Più di 10 persone sono state arrestate per aver tentato di fare irruzione nell'ambasciata», ha dichiarato un agente di polizia, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Afp.

Un gruppo di manifestanti si era radunato davanti all'ambasciata con cartelli che recitavano «L'oceano non è il bidone dei rifiuti del Giappone» e «ci opponiamo al rilascio delle acque reflue».

Secondo l'agenzia di stampa Yonhap 16 persone - tutti studenti universitari - sono state arrestate per aver tentato di fare irruzione nell'ambasciata. Gli studenti hanno cercato di entrare nella sede diplomatica «intorno alle 13.00 ora locale (le 6:00 in Svizzera) gridando slogan di condanna contro il rilascio dell'acqua radioattiva», scrive l'agenzia. Sono stati arrestati con l'accusa di aver violato la legge sugli assembramenti e le manifestazioni, aggiunge.

Tutti gli altri manifestanti sono stati dispersi e la polizia ha limitato l'accesso all'edificio che ospita l'ambasciata poco dopo l'incidente, come ha constato un giornalista dell'Afp.

Le valutazioni della AIEA

La concentrazione del trizio nell'acqua radioattiva di Fukushima rilasciata dal Giappone è «ben al di sotto» dei limiti di pericolosità: lo ha detto l'agenzia internazionale per l'energia atomica.

«Gli esperti dell'Aiea hanno raccolto campioni questa settimana delle acque preparate per la prima fuoriuscita», ha affermato in una nota l'organismo delle Nazioni Unite, che supervisiona l'operazione. «L'analisi condotta indipendentemente sul posto ha confermato» che la concentrazione del trizio radioattivo era «ben al di sotto del limite operativo di 1.500 becquerel (Bq) per litro».

«Gli esperti dell'AIEA sono lì sul posto per fungere da punto di riferimento della comunità internazionale e garantire che il discarico venga effettuato come previsto, in linea con gli standard di sicurezza dell'AIEA - ha commentato il direttore generale dell'agenzia, Rafael Mariano Grossi -. Attraverso la nostra presenza, contribuiamo a generare la necessaria fiducia che il processo si svolga in modo sicuro e trasparente».

L'AIEA, inoltre, sarà presente sul posto per tutto il tempo di scarico dell'acqua trattata, in linea con l'impegno di Grossi a seguire le operazioni prima, durante e dopo il rilascio nell'oceano. Inoltre, l'AIEA ha deciso di lanciare «da oggi una pagina web dedicata per fornire dati in tempo reale dal Giappone sulla situazione, includendo la portata d'acqua, i dati di monitoraggio delle radiazioni e la concentrazione di trizio dopo la diluizione».

L'AIEA, infine, seguirà tutte le attività sul sito della Tepco, il gestore della centrale che ha iniziato a rilasciare l'acqua trattata nell'oceano, al fine di accertare la piena applicazione da parte del Giappone «di tutti gli standard di sicurezza internazionali pertinenti per lo scarico dell'acqua».