Il caso

L'aeroporto di Dubrovnik cambia nome e fa arrabbiare i serbi di Bosnia

Lo scalo croato è stato dedicato a Ruder Boskovic, noto in italiano come Ruggero Giuseppe Boscovich, sulle cui origini si dibatte da tempo – La vicenda richiama alla memoria le polemiche fra Croazia e Serbia per Nikola Tesla
Red. Online
16.11.2023 23:00

Dare il nome di un personaggio famoso a un aeroporto, spesso, è un esercizio complicato. È il caso dello scalo croato di Dubrovnik, la cui ridenominazione ha scatenato una lunga, lunghissima polemica dai toni etnici fra croati e serbi. E questo per via delle origini di uno dei figli più celebri dell'antica città portuale. Dopo il cosiddetto rebrand, avvenuto questo mese, i voli da e per Dubrovnik decolleranno e atterreranno all'aeroporto Ruder Boskovic. Un omaggio al gesuita, astronomo, matematico, fisico, filosofo, diplomatico e poeta dalmata della Repubblica di Ragusa, nato nel 1711 e morto nel 1787, conosciuto altresì come Ruggero Giuseppe Boscovich o, in inglese, Roger Joseph Boscovich. Fra le altre cose, dimostrò l'assenza di atmosfera sulla Luna.

Dubrovnik, all'epoca di Boskovic o Boscovich, era conosciuta appunto come Ragusa. Sua madre era italiana, tant'è che il giovane Ruder, all'età di 14 anni, partì per Roma per proseguire gli studi e avviare la sua carriera. A far discutere croati e serbi, oggi, sono le origini del padre. A conferma che, nei Balcani, attribuire luoghi a persone sia una questione molto spinosa, come ha osservato il Guardian. A maggior ragione se consideriamo che le appartenenze religiose, nei secoli, sono diventate identità etnica. Nikola Boskovic, a ogni modo, era un commerciante ragusano di Orahov Do, un villaggio sulle montagne che sovrastano Dubrovnik. Villaggio che, oggi, si trova nella parte serba della Bosnia Erzegovina, conosciuta come Republika Srpska. Le autorità di questa entità, leggiamo, intendono costruire un aeroporto a Trebinje, non lontano da Orahov Do, e intitolarlo (indovinate un po'?) a Ruder Boskovic. Con la scusa, o meglio il motivo, che Boskovic e la sua famiglia erano serbi prima di convertirsi al cattolicesimo.

Un ritratto di Ruder Boskovic.
Un ritratto di Ruder Boskovic.

Gli stessi studiosi serbi, al riguardo, hanno tagliato corto: la conversione di Nikola, il padre di Ruder, fu decisa unicamente per consentirgli di sposare una moglie cattolica e, ancora, per benefici lavorativi. L'ex presidente serbo, Boris Tadic, ha aggiunto benzina sul fuoco definendo Boskovic un «cattolico serbo». 

Sulla questione è intervenuto anche Danilo Kovac, storico dell'Università Sapienza di Roma. Il quale, al Guardian, ha dichiarato: «Quando si considera la questione dell'origine etnica di Boskovic, è fondamentale riconoscere che il concetto di identità nazionale aveva significati diversi all'epoca dei suoi antenati». Riferendosi ai lavori di studiosi serbi e montenegrini, secondo cui la famiglia era essenzialmente serba, ha aggiunto: «I documenti storici confermano indiscutibilmente che Nikola ha visitato e descritto chiese e monasteri serbo-ortodossi in Kosovo».

Ivan Maslac, il direttore commerciale dell'aeroporto di Dubrovnik, a sua volta ha fornito la sua versione: «L'assegnazione del nome all'aeroporto è affar nostro». Punto. Con un'aggiunta, rilasciata al quotidiano Slobodna Bosna: «Naturalmente Ruder Boskovic non era serbo».

Domagoj Vidovic, linguista dell'Istituto di lingua e linguistica croata che ha condotto uno studio su Orahov Do, ha cercato di contestualizzare la scelta operata dallo scalo croato: «Lo zio di Ruder Boskovic era un prete cattolico, don Ilija Boskovic. Fino all'inizio del ventesimo secolo, a Orahov Do non vivevano cristiani ortodossi. Le origini cattoliche di Boskovic risalgono a più di 400 anni fa. Ne sono testimonianza le relazioni diocesane, i registri e i censimenti».

La disputa sui celebri residenti del passato non è una novità. Nel 2006, la Serbia ha intitolato l'aeroporto di Belgrado a Nikola Tesla, il leggendario inventore interpretato da David Bowie in un film di Christopher Nolan, The Prestige, nonché padre, anzi nonno dell'ingegneria elettrica. Tesla era di etnia serba e nacque nel villaggio di Smiljan, che a metà del diciannovesimo secolo si trovava alla frontiera militare dell'impero austro-ungarico e dell'attuale Croazia.

Sebbene non abbia quasi mai messo piede nell'attuale Serbia, Belgrado rivendica Tesla come un proprio figlio. Le sue ceneri si trovano in un museo di Belgrado e la chiesa ortodossa serba si è battuta affinché venissero trasferite in una cattedrale, nonostante la sua visione distaccata della religione. La Serbia si è lamentata aspramente quando la Croazia ha messo il volto dell'inventore sulle sue monete da 50, 20 e 10 centesimi quando, all'inizio dell'anno, è entrata nell'eurozona. La Banca Nazionale di Serbia ha dichiarato all'Agence France-Presse che in questo modo Zagabria «usurpa il patrimonio culturale e scientifico del popolo serbo».

Tesla, che era pure cittadino americano, sarebbe probabilmente rimasto sconcertato da queste argomentazioni. «Sono ugualmente orgoglioso della mia origine serba e della mia patria croata» disse una volta. «Lunga vita a tutti gli jugoslavi».

In Bosnia, la questione di Trebinje e dell'aeroporto hanno un'ulteriore dimensione. Si tratta, infatti, di un tentativo da parte dei nazionalisti serbo-bosniaci e del loro leader separatista, Milorad Dodik, di rafforzare l'autonomia della Republika Srpska. Il progetto è stato finora bloccato dai membri croati e bosniaci della presidenza bosniaca condivisa.