Lai Ching-te: il candidato alla presidenza di Taiwan che preoccupa la Cina

Oggi il Comando del teatro orientale dell'Esercito popolare di liberazione cinese ha lanciato pattugliamenti aerei e marittimi congiunti ed esercitazioni militari della marina e dell'aeronautica intorno all'isola di Taiwan. Il governo di Taipei, dal canto suo, ha affermato di aver rilevato 42 incursioni di aerei da guerra cinesi nella sua zona di difesa aerea da quando Pechino ha annunciato il lancio di esercitazioni militari.
Le operazioni, ha fatto sapere il portavoce cinese dell'esercito, Shi Yi, hanno lo scopo di addestrare il coordinamento di navi e aerei militari e la loro capacità di prendere il controllo degli spazi aerei e marittimi. Ma Pechino non ha nascosto il vero motivo dietro la prova di forza: «Queste manovre serviranno come severo monito alla collusione degli indipendentisti di Taiwan con elementi stranieri e le loro provocazioni», ha sottolineato Shi Yi. Il riferimento è chiaro: la Cina non ha preso bene il viaggio del vicepresidente taiwanese Lai Ching-te (conosciuto anche come William Lai) oltreoceano.
Un candidato scomodo
Lai Ching-te, che corre per le elezioni presidenziali del 2024, ha visitato negli scorsi giorni New York e San Francisco, dopo una visita al Paraguay (una delle poche nazioni che riconosce ufficialmente Taiwan come stato a sé stante). Il tour è stato interpretato da Pechino come una provocazione. La Cina considera Taiwan una sua provincia e tali contatti internazionali sono visti come una legittimazione delle autorità di Taipei e una minaccia alle pretese di sovranità cinesi su Taiwan.
Al centro di tutto, appunto, c'è il politico taiwanese Lai Ching-te. Inutile nasconderlo: viste le recenti escalation nei rapporti Cina-Taiwan, le presidenziali che si terranno nel 2024 saranno importanti, importantissime, per l'isola. Chi sarà in grado di affrontare questo periodo difficile, proteggendo la democrazia a Taiwan e mantenendo, al contempo, la pace con la Cina? I sondaggi, al momento, indicano che la persona scelta dal popolo di Formosa potrebbe essere proprio Lai Ching-te. Ma il candidato e attuale vicepresidente non piace alla Cina. Recentemente, Pechino ha descritto William Lai come un «piantagrane» le cui opinioni rischiano di scatenare un conflitto. Secondo la Cina, Lai avrebbe usato il viaggio negli Stati Uniti per incoraggiare il «separatismo». «Una persona del genere porterà solo rischi di una guerra feroce».
L'indipendenza formale
Secondo la stessa opposizione taiwanese, Lai avrebbe posizioni più estreme dell'attuale presidente, Tsai Ing-wen. La sua (presunta) fame di indipendenza, temono alcuni politici di Taiwan, porterà a un inasprimento delle tensioni e, forse, alla guerra. Ma qual è la novità? Taiwan non agisce già in modo indipendente? La questione è complessa. Tutto è legato al concetto di sovranità. Attualmente, Taipei rivendica la sovranità non solo sull'isola di Formosa, ma anche sulla Cina continentale. Questo perché, dal 1949, Taiwan ospita, di fatto, il governo in esilio della Repubblica di Cina (sorta nel 1912). La Cina continentale, invece, è governata dalla Repubblica Popolare Cinese (proclamata, appunto, nel 1949). La spaccatura mette i due governi in opposizione, sì, ma sullo stesso territorio: entrambi reclamano il controllo sull'intera Cina. Insomma, Taiwan agisce in modo indipendente da Pechino, ma sin qui non ha ancora dichiarato formalmente la propria indipendenza dal continente. È proprio questo che, accusa la Cina, Lai sarebbe pronto a fare.
Un'accusa, per altro, smentita dallo stesso Lai. In una recentissima intervista a Bloomberg, Lai Ching-te ha voluto rassicurare i cittadini di Taiwan sulla sua mano ferma. «La mia responsabilità è quella di mantenere lo statu quo nello Stretto di Taiwan, proteggendo Taiwan e mantenendo la democrazia, la pace e la prosperità», ha dichiarato. A riprova di ciò, ha sottolineato «non abbiamo stilato alcuna road map per l'indipendenza formale».