La situazione

L’Asia si trova sotto pressione per rispondere all’invasione russa

Gli effetti a catena della guerra in Ucraina si stanno facendo sentire ben oltre i confini europei, con implicazioni per tutto l’Estremo Oriente in campo economico e di sicurezza – I dilemmi della Cina, tra due fuochi – Sanzioni da Giappone e Corea del Sud
© Li Tao/Xinhua
Loretta Dalpozzo
01.03.2022 06:00

Se la crisi russo-ucraina sta unendo i Paesi dell’Unione Europea, come non accadeva da tempo, lo stesso non si può dire dell’Asia, divisa sui toni e sulle reazioni, che cambiano però con il passare delle ore.

Per giorni, la posizione di Pechino è oscillata tra l’opposizione a un’invasione su larga scala e il sostegno morale per le preoccupazioni di Mosca, ma ieri il governo di Xi Jinping ha definito la Russia «un partner strategico», non un “alleato”. Una distinzione enfatizzata dal portavoce del ministero degli esteri Wang Wenbin, che potrebbe suggerire un distanziamento dal Cremlino, dopo settimane di intesa.

Il 4 febbraio scorso, Cina e Russia hanno infatti rilasciato una dichiarazione congiunta contro l’allargamento della NATO, hanno criticato l’ascesa di nuovi blocchi guidati dagli Stati Uniti come il Quad (Stati Uniti, India, Giappone e Australia) e l’AUKUS (Stati Uniti, Australia e Regno Unito), e hanno siglato un accordo da 117,5 miliardi di dollari per petrolio e gas, consolidando la loro relazione economica. L’avvicinamento del presidente Xi a Vladimir Putin ha subito un’accelerazione dopo l’inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti a causa della guerra commerciale con l’amministrazione Trump e le tensioni con il governo Biden in fatto di diritti umani.

La Cina è sempre dalla parte della pace e della giustizia, sostiene Webin

I dubbi di Pechino
La situazione è delicata e contraddittoria. Nella stessa conferenza stampa, Webin ha detto che «La Cina è sempre dalla parte della pace e della giustizia», ma quando sollecitato sulla rimozione di alcune banche russe dal sistema di pagamento internazionale SWIFT, ha ribadito che Pechino non approva le sanzioni come mezzo per risolvere i problemi e che «la cooperazione commerciale continuerà».

La Cina si è rifiutata di svelare se era al corrente dei piani bellici di Putin. Venerdì, insieme a India ed Emirati Arabi Uniti, si è astenuta dal voto su una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe deplorato l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Una mossa in linea con la sua politica estera di non interferenza, a cui fa spesso appello.

È evidente che la leadership cinese si trovi in difficoltà nel dover scegliere tra i mercati occidentali e il sostegno al Cremlino. Nel 2020, la Cina ha registrato scambi commerciali con l’Unione Europea pari a 646 miliardi di dollari, con gli Stati Uniti pari a 583,7 miliardi, mentre con la Russia ha superato di poco i 102 miliardi.

Il dilemma della Cina dipende anche dal fatto che l’Ucraina è un pilastro della nuova via della seta, la Belt and Road initiative, che avvicina il Dragone all’Europa. Secondo il servizio statistico statale ucraino, il commercio tra i due Paesi è stato di 15,4 miliardi di dollari nel 2020. Kiev esporta materie prime in Cina, cruciali per numerosi settori, dall’edilizia, all’agricoltura, alla difesa.

Chi si è schierato
Ma non è solo la Cina a trovarsi tra due fuochi. Gli Stati Uniti fanno pressione affinché altri Paesi riducano i legami economici con Mosca ed impongano delle sanzioni. L’energia russa è un motore della crescita economica asiatica. Nel 2020 il 40% delle esportazioni russe è andato ai Paesi asiatici, in particolare Cina, Corea del Sud e Giappone.

Questo non ha impedito a Tokyo di unirsi a Washington nel bloccare l’accesso di alcuni istituti bancari russi al sistema di transazioni finanziarie SWIFT. «L’invasione russa dell’Ucraina è un tentativo unilaterale di cambiare lo status quo e scuotere l’ordine internazionale», ha affermato il primo ministro giapponese Fumio Kishida, facendo appello all’unità e alla determinazione. Una decisione che rischia di danneggiare ulteriormente le deboli speranze del Giappone di raggiungere un accordo con la Russia sulla sovranità delle isole al largo di Hokkaido.

Anche Australia e Corea del Sud hanno scelto la via delle sanzioni, mentre tra i Paesi del sud-est asiatico, soltanto Singapore imporrà «restrizioni appropriate» alla Russia. Lo ha annunciato ieri il ministro degli Esteri Vivian Balakrishnan, descrivendo l’invasione della Russia «una grave violazione delle norme internazionali». Singapore intende imporre controlli sulle esportazioni di articoli «che possono essere utilizzati direttamente come armi in Ucraina per infliggere danni o soggiogare gli ucraini». Il governo inoltre «bloccherà alcune banche russe e le transazioni finanziarie legate alla Russia». La città-stato, importante rotta marittima, ha emesso sanzioni unilaterali una sola altra volta, 44 anni fa, durante l’invasione vietnamita della Cambogia nel 1978.

L’invasione russa dell’Ucraina è un tentativo unilaterale di cambiare lo status quo e scuotere l’ordine internazionale, ha affermato Fumio Kishida

Il silenzio di altri
Silenziosi altri membri di Asean, il blocco dei Paesi del sud-est asiatico, già ai ferri corti con Pechino per le acque contese del Mar Cinese Meridionale. La Malesia ha espresso «tristezza» per l’invasione russa. Il Vietnam, Paese comunista e partner regionale più vicino alla Russia, ha chiesto una soluzione diplomatica alla crisi, prima dell’inizio dell’invasione. Il regime militare del Myanmar, salito al potere in un colpo di stato un anno fa, si è schierato invece apertamente con Putin. I legami dei generali birmani con Mosca sono stati sotto i riflettori nei giorni scorsi, dopo che le Nazioni Unite hanno accusato la Russia e la Cina di continuare a fornire armi alla giunta con «piena consapevolezza vengono usate per attaccare i civili».

Ambigua anche la posizione dell’India, che ha forti legami con la Russia. Quasi il 70% del suo equipaggiamento militare proviene da Mosca. Narendra Modi ha offerto il suo aiuto e, in colloqui telefonici con il presidente russo, ha chiesto «l’immediata cessazione della violenza», ma non ha condannato esplicitamente l’operazione militare di Mosca.

Con il prolungarsi del conflitto in Europa orientale, il gioco di equilibrismo si fa sempre più arduo per gli attori asiatici, che cercano di affinare le proprie strategie mentre si preparano alle interruzioni delle catene di approvvigionamento, a possibili carenze di forniture e all’aumento dei pezzi, già lievitati dopo due anni di pandemia.

Corriere del Ticino

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