Politica

L'attacco israeliano contro l'Iran rischia di spaccare la base MAGA?

Molti conservatori, fra quanti nel 2024 hanno contribuito a eleggere Trump, speravano che il tycoon mantenesse la parola nel fermare immediatamente le guerre - Oggi, invece, Trump si ritrova con un nuovo fronte aperto: la guerra fra Tel Aviv e Teheran potrebbe costringere gli USA a nuovi, larghi interventi all'estero
©ALEXANDER DRAGO / POOL
Red. Online
14.06.2025 20:15

Donald Trump lo aveva giurato, il giorno del suo insediamento: «Fermerò tutte le guerre». A cinque mesi dal discorso, non solo il conflitto russo ucraino è ancora in corso, non solo le bombe israeliane continuano a cadere su Gaza, ma un nuovo fronte è stato aperto, ufficialmente, fra Israele e Iran. Una escalation dai risvolti imprevedibili.

Mentre Tel Aviv e Teheran si lanciano missili e sanguinose promesse di distruzione totale, Trump si ritrova - nonostante il sostanziale sostegno all'azione israeliana - più debole. In queste ore, infatti, la base conservatrice e isolazionista che ha fatto le fortune del tycoon, quella che sperava di concludere presto i conflitti per evitare ogni altra spesa e coinvolgimento americano all'estero, si trova di fronte a una realtà contraria. La possibilità di una guerra regionale su larga scala che potrebbe costringere Washington all'invio di truppe statunitensi. Soprattutto considerata la possibilità - reale, secondo quanto riportato dai media internazionali - che Teheran chiuda lo stretto di Hormuz, dal quale passa il 20% del petrolio globale e dove gli Stati Uniti hanno, evidentemente, dei forti interessi.

«Non volevamo questo»

Un recente articolo di Al Jazeer mostra come, nelle ultime ore, numerose personalità di spicco degli ambienti ultraconservatori americani abbiano messo in dubbio il sostegno di Washington alla guerra aperta da Israele con l'Iran. Il commentatore Tucker Carlson — figura centrale del movimento MAGA — ha affermato che gli Stati Uniti non dovrebbero sostenere il «governo affamato di guerra» di Benjamin Netanyahu. «Se Israele vuole fare questa guerra, ha ogni diritto di farlo. È un Paese sovrano. Ma non con il sostegno degli Stati Uniti», si legge nella newsletter del Tucker Carlson Network. Il testo avverte che una guerra con l’Iran potrebbe «alimentare una nuova generazione di terrorismo» e causare la morte di migliaia di americani «per un’agenda straniera».

Anche il senatore repubblicano Rand Paul si è espresso contro l’intervento: «Il popolo americano è stanco delle guerre infinite, e ha votato per Trump nel 2024 proprio per questo motivo», ha scritto sui social. «Esorto il presidente a restare sulla sua linea: America First e non intervenire in guerre altrui». La deputata di destra Marjorie Taylor Greene ha scritto semplicemente su X: «Prego per la pace. Pace. Questa è la mia posizione ufficiale». Anche Charlie Kirk, attivista conservatore molto vicino a Trump e noto sostenitore di Israele, ha espresso dubbi: «La nostra base MAGA non vuole assolutamente alcuna guerra», ha detto nel suo podcast. «Non vuole coinvolgimenti statunitensi, non vuole che l’America si impegni in questo».

Spaccature

Jon Hoffman, ricercatore al Cato Institute, ha citato un sondaggio del Pew Research Center secondo cui il 50% dei repubblicani sotto i 50 anni ha un’opinione sfavorevole di Israele. «Gli americani sono stanchi di queste guerre infinite», ha detto ad Al Jazeera. Dopo le forti critiche rivolte a Joe Biden e Kamala Harris, accusati di aver provocato una ritirata disastrosa da Kabul (in realtà propiziata da un accordo della prima amministrazione Trump) e di aver permesso lo scatenarsi delle guerre Russia-Ucraina e Israele-Hamas, ora Donald Trump rischia di trovarsi invischiato in una situazione simile. Un duro colpo per la sua popolarità nell'ala MAGA che puntava al non-interventismo: «Il legame stretto tra Stati Uniti e Israele e la presenza costante di figure pro-guerra nel Partito Repubblicano, come il senatore Lindsey Graham, rappresentano un rischio enorme: gli Stati Uniti potrebbero essere trascinati in questa guerra», ha spiegato Hoffman.

«C'è un forte senso di tradimento e rabbia in ampi settori della base America First», ha dichiarato invece Trita Parsi, vicepresidente esecutivo del Quincy Institute, think tank statunitense favorevole alla diplomazia. «Molti ritengono che guerre di questo tipo portino al fallimento delle presidenze repubblicane e compromettano l’agenda interna».