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Lavrov: «Gli USA non daranno a Kiev i missili Tomahawk chiesti da Zelensky»

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Ats
31.10.2024 13:37

Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, si è detto convinto oggi che gli Stati Uniti non forniranno all'Ucraina i missili Tomahwk, che secondo il New York Times il presidente Volodymyr Zelensky avrebbe chiesto a Washington in una clausola segreta del suo cosiddetto 'piano per la vittoria'. Una tale mossa non sarebbe in linea con la necessità di tutelare la sicurezza degli Stati Uniti, ha affermato il capo della diplomazia russa, citato dall'agenzia Interfax.

La richiesta di Zelensky «ha provocato costernazione a Washington», ha detto Lavrov, parlando ad una conferenza sulla sicurezza euroasiatica a Minsk.

«Penso che (gli Usa) comprendano molto bene con chi hanno a che fare e sono sicuro che, per garantire la sicurezza degli Stati Uniti, del popolo americano, in modo da non esporli ad alcun rischio, lo bacchetteranno (Zelensky) sulle mani se continuerà a cercare di trascinare gli Stati Uniti in una guerra contro la Russia».

I missili Tomahawk hanno una gittata di quasi 2'500 chilometri, oltre sette volte quella degli Atacms, di cui Washington ha fornito finora un numero limitato a Kiev.

Nel frattempo, il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha incontrato oggi a Minsk il suo omologo russo Lavrov a margine di una conferenza internazionale sulla sicurezza euroasiatica per parlare di «questioni internazionali attuali» e della «cooperazione bilaterale» tra Mosca e Budapest. Lo rende noto il ministero degli Esteri russo.

In una nota della diplomazia russa si riferisce che i due ministri hanno parlato anche della «realizzazione degli accordi» raggiunti durante un colloquio avuto dal primo ministro ungherese Viktor Orban con il presidente russo Vladimir Putin al Cremlino nel luglio scorso.

Nel suo intervento alla conferenza, cominciato parlando in russo, Szijjárto ha affermato che «all'Ungheria non piace la politica delle sanzioni», secondo quanto riferisce l'agenzia Tass. Un ritorno allo scontro tra blocchi dell'era della Guerra Fredda «sarebbe un incubo» per tutti i Paesi, ha aggiunto il ministro ungherese, sottolineando che «l'idea di tagliare i ponti deve essere sostituita dall'idea di costruire ponti».