Rapporti internazionali

Le «armi vere» e quel cacciatorpediniere USA: tensioni nel Mar Cinese Meridionale

Terzo giorno di esercitazioni nello stretto di Taiwan: la Cina simula un blocco dell'isola con jet e navi «dotati di armi reali» — La risposta di Washington non si è fatta attendere
©RITCHIE B. TONGO
Giacomo Butti
10.04.2023 09:10

Aumentano le tensioni fra Stati Uniti e Cina nelle acque del Mar Cinese Meridionale. In risposta alla visita della presidente taiwanese Tsai Ing-wen in California, sabato Pechino ha avviato nello stretto di Taiwan un'esercitazione militare della durata di tre giorni. Oggi, nell'ultimo giorno di operazioni, la situazione sembra accendersi. Questa mattina, la Cina ha comunicato di aver testato «un blocco intorno all'isola» di Taiwan. I jet da combattimento cinesi, «dotati di armi reali» hanno condotto «attacchi simulati» vicino a Formosa. L'operazione avrebbe impegnato anche una portaerei dell'esercito cinese: la Shandong, fiore all'occhiello della marina pechinese. In risposta, Washington ha segnalato di aver effettuato con il proprio  cacciatorpediniere USS Milius una «missione per i diritti e le libertà di navigazione» vicino alle contese isole Spratly: una manovra, questa, che ha fatto infuriare il Dragone. 

Le esercitazioni cinesi

Non è una novità: alla Cina non vanno giù gli incontri diplomatici di qualsivoglia nazione con i rappresentanti di Taiwan. E, spesso, la reazione è questa: una dimostrazione di forza attorno all'isola. Era successo nell'agosto 2022, dopo la visita di Nancy Pelosi sull'isola. Ed è successo di nuovo in questi giorni dopo il faccia a faccia fra Tsai Ing-wen e il presidente della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy. Nel lanciare le esercitazioni, questo weekend, la Cina le ha descritte come «un serio avvertimento contro la collusione delle forze separatiste di Taiwan con forze esterne e una mossa necessaria per difendere la sovranità nazionale e l'integrità territoriale».

Numerosi caccia H-6K cinesi, dicevamo, «hanno effettuato molteplici ondate di attacchi simulati su obiettivi importanti di Taiwan», ha riferito in una nota il Comando del teatro orientale dell'Esercito popolare di Liberazione cinese (PLA), responsabile delle esercitazioni denominate «Joint Sword». Questa mattina, alle 6 locali (mezzanotte in Svizzera), erano 70 gli aerei e 11 le navi da guerra cinesi rilevati dalle forze armate di Taiwan intorno all'isola. Il ministero della Difesa di Taipei ha fatto sapere che ben 35 aerei hanno attraversato la linea mediana dello Stretto di Taiwan e raggiunto l'area di identificazione di difesa aerea (ADIZ) a sudovest e sudest di Taiwan.

La risposta statunitense

La serie di manovre ha, ovviamente, suscitato la condanna di Taipei e la richiesta di moderazione da parte di Washington, che ha affermato di «monitorare attentamente le azioni di Pechino». Di più. Oggi la Marina degli Stati Uniti ha dichiarato che il suo cacciatorpediniere USS Milius ha effettuato una «missione per i diritti e le libertà di navigazione» nel Mar Cinese Meridionale, vicino alle isole Spratly. Un arcipelago ricco di giacimenti petroliferi e da tempo conteso da diversi Paesi Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei. Ma anche Cina e Taiwan. L'area è importante anche per la sovrapposizione di diverse zone economiche dal quale transitano, ogni anno, miliardi di dollari in scambi commerciali.

L'annuncio è arrivato proprio mentre l'esercito cinese simulava attacchi di precisione contro Taiwan intorno all'isola, scatenando l'immediata reazione di Pechino. Tramite un portavoce, il Comando del teatro meridionale dell'Esercito popolare di liberazione cinese ha riferito di aver organizzato forze navali e aeree per «rintracciare e monitorare» il cacciatorpediniere USS Milius, colpevole secondo Pechino di essere «entrato illegalmente nelle acque vicino alla barriera corallina cinese di Meiji nelle Nansha (nome cinese per le Spratly, ndr)».

La Marina statunitense ha tuttavia sottolineato che l'operazione del cacciatorpediniere era «conforme al diritto internazionale»: «Al termine dell'operazione, la USS Milius è uscita dall'area contesa e ha continuato a operare nel Mar Cinese Meridionale», si legge in un comunicato della Marina statunitense. «Questa operazione di libertà di navigazione ha rispettato i diritti, le libertà e gli usi legittimi del mare».

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