Il punto

Le bombe che logorano Kiev: la guerra oggi è sbilanciata

Zelensky chiede a gran voce, da mesi ormai, maggiore sostegno da parte di Stati Uniti e Unione Europea - Il motivo di questa insistenza: le «glide bombs» di Putin stanno facendo la differenza - Che cosa sono e come si potrebbero contrastare?
©MARTIN DIVISEK
Mauro Mondello
19.04.2024 06:00

Si chiamano “glide bombs”: in italiano, bombe plananti. Sulla carta si tratta di armi antiche e desuete, una tecnologia sperimentata, addirittura, dalla Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Eppure, sono proprio queste bombe che stanno stravolgendo, nelle ultime settimane, il conflitto in Ucraina, con la Russia che sta ricacciando indietro gli ucraini in numerose aree strategiche, infliggendo danni considerevoli a centri di comando nevralgici per la gestione della difesa da parte del comando generale di Kiev. Le bombe plananti fanno parte di quella categoria di bombe note come “standoff weapons”, vale a dire missili che possono essere lanciati a una distanza sufficiente per evitare a chi attacca di rimanere sotto scacco del fuoco difensivo.

Erano ordigni «stupidi»

Sono bombe a caduta libera, economiche e semplici da produrre, che i russi hanno in quantità importanti e che hanno reso avanzate apportando due modifiche. Da una parte, l’aggiunta alle glide bombs di una sorta di ali, stabilizzatori che si aprono automaticamente quando la bomba viene sganciata e che le permettono di raggiungere distanze più ampie. Dall’altra, un sistema di guida satellitare, il Glonass, equivalente al nostro GPS e che permette agli attacchi di risultare estremamente efficaci. Inoltre, le nuove glide bombs russe montano un’antenna che riduce i tentativi di contrasto della navigazione satellitare da parte delle forze ucraine e una guida laser. Proprio due di queste bombe, alla fine di marzo, hanno colpito Kharkiv, provocando danni ingenti e oltre venti feriti. Un’altra, qualche settimana prima, era stata lanciata su Lyman, una cittadina nell’oblast di Donetsk, e aveva lasciato un cratere profondo quindici metri sul punto di caduta.

È così che la FAB-1500 - la bomba sovietica che, negli anni ’80, era stata soprannominata “la bomba stupida”, per la difficoltà di controllarne il lancio, ad esempio, quando veniva utilizzata in Afghanistan - oggi è stata trasformata in uno strumento letale, una bestia da 1.500 chilogrammi in grado di infliggere perdite incalcolabili. Le FAB, infatti, hanno uno strato esterno robusto, capace di penetrare nel terreno e su ostacoli come i pavimenti interpiano di edifici e strutture. Vengono trasportate dai bombardieri di precisione Su-34 e Su-35S, velivoli che possono modificare le coordinate dei bersagli durante il volo e che, lanciati ad alta velocità, riescono a colpire obiettivi sino a 70 chilometri di distanza, riducendo al minimo il rischio di intercettazione da parte delle difese aeree ucraine.

La carenza nella difesa

È in questo nuovo scenario che, da febbraio ad oggi, la richiesta di Zelensky di aiuti militari proprio sul fronte della difesa aerea si è fatta via via più insistente. L’Ucraina sinora ha tenuto botta grazie al sistema missilistico terra-aria Patriot (SAM), di fabbricazione statunitense, uno strumento molto costoso (4 milioni di dollari a “pezzo”) che ha una portata fino a 145 km e può potenzialmente distruggere gli aerei russi prima che rilascino le loro munizioni: solo fra febbraio e marzo le difese aeree ucraine, grazie al Patriot, hanno abbattuto diciannove aerei dell’esercito nemico. Per farlo, però, i militari ucraini si sono esposti all’attacco del missile russo ipersonico a corto raggio, l’Iskander, che proprio alla fine di marzo ha distrutto due sistemi Patriot, obbligando l’Ucraina a ritirarsi. Nasce dall’intenzione di preservare il ridottissimo parco di difesa aerea a disposizione, la scelta strategica di Kiev di ridurre gli ingaggi missilistici contro il crescente numero di attacchi russi con bombe plananti, con le conseguenti perdite registrate nelle ultime settimane.

Questa carenza nella difesa area ucraina è in parte dovuta ai ritardi negli aiuti europei e al blocco dell’ultimo pacchetto di aiuti militari statunitensi, che vale circa 60 miliardi di dollari. Inoltre, bisogna ricordare che all’Ucraina sono stati forniti sistemi di difesa aerea sufficientemente avanzati solo per proteggere le principali città, come Kiev e Odessa, mentre altri centri abitati, più piccoli ma comunque strategici, non dispongono di una copertura completa. Così si sono sviluppate le difficoltà a difendersi dalle bombe FAB, anche in considerazione di un elemento molto importante: secondo il rappresentante permanente dell’Ucraina presso le Nazioni Unite, da gennaio a oggi, dunque negli ultimi tre mesi e mezzo, la Russia ha lanciato 1.000 missili, 2.800 droni e 7.000 bombe aeree guidate sull’Ucraina, un attacco senza precedenti.

Un vantaggio enorme

L’Ucraina, insomma, soffre una guerra di logoramento nel dominio aereo che si sta via via sbilanciando in maniera sempre più evidente dalla parte di Mosca e ha bisogno, per sostenere l’impatto delle nuove armi russe, di sistemi di difesa aerea a lungo raggio. In aria e a terra, i russi godono attualmente di un enorme vantaggio in termini di potenza di fuoco: la Russia è in grado di produrre e lanciare oltre 100 glide bombs al giorno sull’Ucraina, mentre la proporzione in quanto ad artiglieria vede Mosca, sul computo giornaliero, in vantaggio di 8.000 munizioni al giorno sugli ucraini.

Ecco perché Zelensky insiste nel chiedere ancora più impegno sul fronte della consegna dei caccia statunitensi F-16. Nonostante Putin abbia dichiarato che il loro dislocamento sul fronte di guerra non stravolgerà gli equilibri, in verità si tratta di aerei che aumenteranno significativamente le capacità offensive e difensive di Kiev, soprattutto per quanto riguarda il supporto aereo ravvicinato alle forze di terra.

Proprio mercoledì l’Olanda, che è alla guida della coalizione internazionale per fornire i caccia da combattimento all’Ucraina, ha consegnato altri tre F-16 (dopo i cinque già inviati da novembre 2023 a oggi) a una struttura di addestramento in Romania: l’obiettivo è di far entrare i piloti ucraini nel teatro di guerra nel giro di pochi mesi, e contrastare l’ondata di glide bombs che sta mettendo in ginocchio il Paese.

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