Stati Uniti

Le mail di Epstein: «Trump sapeva»

Il resoconto è in contrasto con la negazione di Trump di essere mai stato a conoscenza dell'istigazione alla prostituzione minorile da parte di Epstein prima del patteggiamento di Epstein del 2008
©Jose Luis Magana
Ats
13.11.2025 13:58

Tra le migliaia di pagine di documenti pubblicati dalla Commissione di vigilanza della Camera, c'è un e mail che Jeffrey Epstein ha inviato a se stesso in cui c'è scritto che Donald Trump era a conoscenza degli abusi sessuali su ragazze minorenni, ma non vi ha mai preso parte. Lo scrive il Washington Post.

«Trump lo sapeva ed è venuto a casa mia molte volte durante quel periodo - scrive Epstein il 1° febbraio 2019, diversi mesi prima di essere arrestato con l'accusa di traffico sessuale e di suicidarsi in carcere - Non ha mai ricevuto un massaggio».

Il resoconto è in contrasto con la negazione di Trump di essere mai stato a conoscenza dell'istigazione alla prostituzione minorile da parte di Epstein prima del patteggiamento di Epstein del 2008.

Trump ha affermato di aver conosciuto Epstein in ambito sociale a Palm Beach, in Florida, e di aver avuto un litigio a metà degli anni 2000, che Trump ha attribuito a un accordo immobiliare e all'assunzione di dipendenti da parte di Epstein al Mar-a-Lago Club di Trump.

«Sono io l'unico in grado di abbattere Trump»

«Sono io l'unico in grado di abbatterlo»: lo scrive, riferendosi a Donald Trump, Jeffrey Epstein in una delle email diffuse dalla commissione vigilanza della Camera. Email dalle quali emerge anche l'ombra del ricatto: dalle ricerche sulle dichiarazioni finanziarie del tycoon all'offerta di foto di «Donald e ragazze in bikini nella mia cucina».

Quando la campagna presidenziale di Trump prese slancio nel dicembre 2015, Epstein chiese a Landon Thomas Jr., allora giornalista del New York Times: «Vuoi foto di Donald e ragazze in bikini nella mia cucina?». Non è chiaro se Epstein possedesse davvero tali foto.

Thomas ha dichiarato che Epstein non le fornì mai. Ma gli raccontò anche di un episodio in cui Trump era «così concentrato a guardare giovani donne in piscina da sbattere contro una porta, lasciando l'impronta del naso sul vetro».

«So quanto è losco Donald»

«So quanto è losco Donald»: lo scrisse il defunto finanziere pedofilo Jeffrey Epstein in uno scambio via email con Kathryn Ruemmler, un'avvocata che ha ricoperto il ruolo di consigliera legale della Casa Bianca sotto Obama. Scambio emerso in uno degli oltre 20 documenti resi noti dalla commissione vigilanza della Camera.

Il 23 agosto 2018, Ruemmler inviò a Epstein un link ad un editoriale del New York Times che menzionava i pagamenti di denaro di Trump alla pornostar Stormy Daniels prima delle elezioni presidenziali del 2016 per comprare il suo silenzio su una relazione che avevano avuto in passato. «Ho pensato che ti potesse interessare», scrisse Ruemmler - oggi direttrice legale e consigliera generale di Goldman Sachs - a Epstein. «Non importa se erano soldi suoi, il problema è la mancata dichiarazione», aggiunse nella conversazione. Epstein rispose: «So quanto è losco Donald».

Nel 2012 invece Epstein scrisse ad uno dei suoi avvocati, Reid Weingarten, suggerendo di far indagare le finanze di Trump, inclusi il mutuo di Mar-a-Lago e un prestito da 30 milioni di dollari ricevuto dal tycoon. Il 13 giugno 2019, circa tre settimane prima dell'arresto di Epstein da parte dell'Fbi per favoreggiamento della prostituzione minorile, il suo contabile di lunga data Richard Kahn scrisse che aveva appena finito di esaminare la dichiarazione finanziaria federale di Trump, definendola «100 pagine di assurdità» e individuando nove «scoperte interessanti» su debiti, redditi e fondazioni di Trump.

Non è chiaro perché Kahn stesse indagando sulle finanze di Trump o se Epstein abbia risposto. Dai carteggi emerge inoltre che Epstein insultava ripetutamente Trump. In una e-mail di gennaio 2018 al giornalista Michael Wolff, lo definiva «dopey Donald» (stupido Donald) e «demented Donald» (demente Donald), affermando che le sue finanze erano «tutte una farsa».