Dopo la cattura

Le parole di due prigionieri di guerra nordcoreani in Ucraina: «Pronti a una nuova vita a Seul»

Due soldati di Pyongyang catturati nel mese di gennaio hanno espresso, in una lettera, la volontà di seguire «nuovi sogni e aspirazioni» grazie al sostegno del popolo sudcoreano
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Red. Online
24.12.2025 09:00

«Grazie al sostegno del popolo sudcoreano, nuovi sogni e aspirazioni hanno iniziato a mettere radici». Con queste parole, due prigionieri di guerra nordcoreani detenuti in Ucraina da gennaio hanno espresso personalmente il desiderio di iniziare una «nuova vita» in Corea del Sud. Non è la prima volta che dai due soldati, unitisi all'esercito russo nell'ambito dell'alleanza Mosca-Pyongyang e poi catturati dalle forze ucraine, traspare questa volontà. Ma mai prima d'ora la richiesta era stata formulata con parole proprie. 

La lettera

La posizione dei prigionieri di guerra nordcoreani emerge da una lettera, visionata dall’Agence France-Presse, inviata a fine ottobre a un’organizzazione per i diritti umani con sede a Seul, che l’ha condivisa questa settimana con l’agenzia. Nella lettera, i militari ringraziano per il sostegno ricevuto e spiegano che, grazie all’attenzione del popolo sudcoreano, «nuovi sogni e aspirazioni hanno iniziato a mettere radici». I due prigionieri affermano di non sentirsi soli e di considerare i sudcoreani come «genitori e fratelli», aggiungendo di aver deciso di «rifugiarsi nel loro abbraccio». Il documento è firmato da entrambi, ma i nomi non sono stati resi pubblici per ragioni di sicurezza.

I due uomini sono detenuti da gennaio, dopo essere stati catturati dalle forze ucraine mentre combattevano al fianco dell’esercito russo e aver riportato ferite sul campo di battaglia. In precedenza erano già emerse indiscrezioni secondo cui intendessero disertare verso il Sud, ma la lettera rappresenta la prima conferma diretta della loro volontà.

Tracce

Secondo le agenzie di intelligence sudcoreane e occidentali, la Corea del Nord ha inviato migliaia di soldati a sostegno dell’invasione russa dell’Ucraina, giunta ormai al suo quarto anno. Le stime di Seul parlano di almeno 600 militari nordcoreani uccisi e di migliaia di feriti. In cambio del supporto militare, Pyongyang riceverebbe da Mosca aiuti finanziari, tecnologia militare e forniture di cibo ed energia.

Dopo mesi di voci non confermate e informazioni filtrate con il contagocce dall’intelligence ucraina e sudcoreana, lo scorso 9 gennaio la cattura dei due soldati aveva attirato l'attenzione globale. Sin lì, del resto, l'esercito nordcoreano e quello russo avevano messo in campo grandi sforzi per evitare la conferma dell'impiego di soldati di Pyongyang nella guerra in Ucraina. Fonti dell’intelligence sudcoreana affermavano come ai soldati nordcoreani fosse ordinato di togliersi la vita piuttosto che farsi catturare. E secondo rapporti ucraini, l'esercito russo arrivava a bruciare i volti dei soldati nordcoreani morti in battaglia per renderli irriconoscibili. 

Cittadini

La lettera è stata consegnata nel corso di un’intervista realizzata per un documentario coordinato dalla Gyeore-eol Nation United (GNU), un’organizzazione che assiste i disertori nordcoreani. L’incontro si è svolto in una località non resa nota, dove i due sono detenuti. Il filmato non è ancora stato reso pubblico, ma dovrebbe essere diffuso il mese prossimo, secondo il direttore della GNU, Jang Se-yul, anch’egli ex disertore fuggito dalla Corea del Nord nei primi anni Duemila.

In Corea del Sud, la questione assume anche un rilievo giuridico. La Costituzione sudcoreana considera cittadini tutti i coreani, inclusi quelli del Nord, e il governo di Seul ha ribadito che questo principio si applica anche ai soldati catturati in Ucraina. Yu Yong-weon, un legislatore che ha incontrato i prigionieri durante una visita in Ucraina a febbraio, ha affermato che rimandare i due uomini in Corea del Nord equivarrebbe a una «condanna a morte».

Il ministero degli Esteri sudcoreano ha quindi invitato l’Ucraina a non procedere a una rimpatrio forzato contro la loro volontà e ha chiesto che il desiderio espresso dai due prigionieri di trasferirsi nel Sud venga rispettato.

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