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Le reazioni internazionali alla decisione dell'Aia

«Accogliamo con favore la decisione della Corte internazionale di giustizia e chiediamo alle parti di applicare le misure provvisorie da essa decretate»: scrive su X il premier spagnolo, Pedro Sánchez, in riferimento alla situazione di conflitto nella Striscia di Gaza.
Ats
26.01.2024 15:51

Si susseguono le reazioni internazionali dopo la decisione della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, che ordina a Israele di «prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza», ma non chiede il cessate il fuoco.

«Accogliamo con favore la decisione della Corte internazionale di giustizia e chiediamo alle parti di applicare le misure provvisorie da essa decretate»: scrive su X il premier spagnolo, Pedro Sánchez, in riferimento alla situazione di conflitto nella Striscia di Gaza.

«Continueremo a sostenere la pace e la fine della guerra, il rilascio degli ostaggi, l'accesso agli aiuti umanitari e la creazione dello Stato palestinese accanto a Israele, in modo che entrambe le nazioni coesistano in pace e sicurezza», aggiunge il leader iberico.

Dal canto suo, la leadership palestinese ha accolto con soddisfazione le decisioni giunte oggi dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. «I giudici - ha rilevato in un intervento televisivo il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki - hanno stabilito i fatti e la legge, si sono pronunciati in favore dell'umanità e del diritto internazionale».

La Palestina, ha aggiunto, fa appello a tutti gli Stati affinché sia garantita la realizzazione dei provvedimenti richiesti dalla Corte, «anche da parte di Israele, che è la potenza occupante». Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Maan.

Dal canto suo, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant non utilizza mezzi termini: «lo Stato di Israele non ha bisogno di lezioni di moralità per distinguere tra terroristi e popolazione civile a Gaza»

«La Corte - ha aggiunto - è andata ben oltre quando ha accolto la richiesta antisemita del Sudafrica di discutere l'accusa di genocidio a Gaza, e ora si rifiuta di respingere completamente la petizione. Quelli che cercano giustizia - ha aggiunto - non la troveranno sulle sedie di cuoio del tribunale dell'Aja, ma nei tunnel di Hamas a Gaza, dove sono tenuti 136 ostaggi e dove si nascondono coloro che hanno ucciso i nostri figli».