Guerra

«Le sanzioni funzionano: la forza della flotta ombra di Putin è in netto calo»

Un'analisi pubblicata dal think tank Brookings mostra pregi e difetti delle misure intraprese contro le petroliere del Cremlino - Nel 2025 le sanzioni hanno colpito duramente la «shadow fleet»
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Red. Online
27.06.2025 14:30

Ne abbiamo parlato a più riprese. Nel tentativo di eludere le sanzioni, aggirando il tetto massimo sul prezzo del petrolio imposto dall’Occidente, la Russia, ormai è noto, utilizza una flotta ombra di navi per vendere i suoi combustibili fossili. Gran parte del petrolio russo acquistato in questo modo viene poi raffinato e venduto come carburante ad altri Paesi, compresi quelli europei. È così che, nonostante 17 pacchetti di sanzioni europee e una raffica di misure statunitensi e britanniche, il petrolio russo ha continuato a scorrere verso i mercati globali. Utilizzata anche per effettuare sabotaggi nel Mar Baltico, la flotta ombra russa, ha sin qui rappresentato una vera e propria spina nel fianco dell'Europa. Uno studio pubblicato dal think tank Brookings, tuttavia, mostra come le misure applicate contro la «shadow fleet» del Cremlino - se applicate correttamente e di concerto - possano avere risultati concreti. 

Il sistema da migliorare

La flotta ombra russa è cresciuta in modo esponenziale dal 2022: oggi, si stima, conta oltre 340 navi. Molte sono vecchie, senza assicurazioni affidabili e registrate in paradisi fiscali, ma sono sufficienti a trasportare più della metà delle esportazioni marittime di petrolio russo. Il loro obiettivo? Evitare il price cap imposto dall’Occidente, che fissa un tetto di 60 dollari al barile per il greggio russo. Le navi della flotta ombra vendono a prezzi più alti, grazie alla complicità di acquirenti disponibili e alla mancanza di controlli efficaci nei porti di destinazione, spesso situati in Asia o in Paesi non allineati.

Fra fine 2024 e inizio 2025, Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea hanno tuttavia intensificato la loro risposta. A gennaio 2025, Washington ha sanzionato 183 petroliere sospettate di fare parte della flotta ombra. Londra ne ha aggiunte 119 tra maggio e giugno. Bruxelles, con il 17. pacchetto approvato il 20 maggio, ha colpito altre 189 navi.

Secondo i dati Brookings, oltre il 90% della flotta ombra è ora sotto sanzioni in almeno una giurisdizione. Circa la metà lo è in due o più giurisdizioni. Dati incoraggianti, che tuttavia devono essere migliorati: solo una minoranza – appena 43 navi – è colpita da sanzioni simultanee da parte di Stati Uniti, Regno Unito e UE. E qui sta il problema: «Le navi sanzionate da tutte e tre le giurisdizioni mostrano un calo significativo dell’attività», osserva Brookings. «Quelle colpite solo da una o due, invece, continuano a operare».

Sviluppi positivi

Nonostante questi aspetti da migliorare, Robin Brooks, chief economist dell'Istituto della finanza internazionale (IIF) e autore del già citato studio di Brookings, nota come il «colpo alle esportazioni russe di petrolio via mare» sia già «evidente». «Sono scese da 4 milioni di barili al giorno nel primo semestre 2024 a 3 milioni di barili al giorno nel primo semestre 2025. Questa è un'ottima notizia». Le sanzioni, argomenta Brooks, «stanno distruggendo la flotta ombra di petroliere di Putin». E ancor più recentemente: «I livelli di attività sono crollati in seguito all'ondata di sanzioni dell'UE e del Regno Unito del mese scorso».

Migliorie

Come migliorare le sanzioni contro la shadow fleet? Agendo, appunto, insieme. Nel mese di marzo, gli Stati Uniti hanno respinto la proposta canadese, al G7, di istituire una task force che affronti la cosiddetta «flotta ombra» di petroliere russe. La bozza di dichiarazione del G7, visionata da Bloomberg News, mostrava come gli Stati Uniti avessero spinto non solo per impedire l'azione contro la flotta ombra, ma anche per rimuovere la parola «sanzioni» e la frase che cita la «capacità della Russia di mantenere la sua guerra» in Ucraina, sostituendola con «guadagnare entrate». Posizioni come queste spaccano il fronte delle sanzioni. Secondo l'analisi di Brookings, «serve un’azione coordinata, decisa e più incisiva». Tra le proposte per migliorare le misure contro la flotta ombra: sanzionare tutte le petroliere, comprese le circa 27 che oggi restano fuori dal radar. Vietare la vendita di ulteriori navi petroliere a soggetti poco trasparenti, istituendo un registro chiaro dei trasferimenti. Valutare un abbassamento del price cap, per ridurre ulteriormente i ricavi russi.

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