Violenze

Le tensioni agitano l'Europa

Dopo i fatti di Amsterdam, ancora tutti da chiarire, la Francia schiererà 4.000 agenti nei dintorni dello State de France di Parigi durante il match contro Israele – I Governi temono una nuova ondata di antisemitismo – In Svizzera si lavora a una strategia coordinata
©Mouneb Taim
Giona Carcano
12.11.2024 06:00

Le autorità francesi mantengono la calma: «Al momento i servizi di intelligence non ci hanno segnalato rischi». Ogni partita di calcio, tuttavia, «comporta minacce».  È la dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi a Le Monde dal ministero dell’Interno transalpino. Una frase che, però, si scontra con il timore che Francia-Israele prevista giovedì, partita valida per la Nations League, possa trasformarsi nel teatro di altre violenze.

Del resto, quello che è accaduto giovedì ad Amsterdam ha sollevato un caso diplomatico che ha coinvolto direttamente sia il Governo dei Paesi Bassi, sia quello israeliano. Al punto che per Benjamin Netanyahu l’attacco ai tifosi del Maccabi Tel Aviv è stato «antisemita» e «mirato a rendere gli ebrei e il loro Paese indifesi, a privarli del diritto alla vita stessa». Di qui, l’appello ai propri concittadini di non recarsi a eventi che coinvolgono squadre o artisti israeliani.

Versioni discordanti

Nel merito di quei gravi episodi, nel fine settimana sono emerse nuove versioni.

Il capo della polizia della città ha affermato che si sono verificati «incidenti da entrambe le parti», già a partire da mercoledì sera, quando i tifosi del Maccabi hanno strappato una bandiera palestinese dalla facciata di un edificio nel centro della città, hanno urlato epiteti ingiuriosi contro i palestinesi e poi hanno distrutto un taxi.

Difficile, in un simile contesto di confusione e versioni discordanti, stabilire con certezza se ci sia o meno un nesso diretto fra gli attacchi di giovedì e una nuova ondata antisemita in Europa. E se gli attacchi subiti dai tifosi israeliani siano parte di un piano organizzato oppure siano il frutto di una catena di singoli episodi di violenza. Quella che resta, però, è la preoccupazione diffusa fra i Governi europei per una nuova ondata di violenza legata alla guerra in Medio Oriente.

Alcune fonti diplomatiche citate da Haaretz temono che altre aggressioni  siano portate avanti con l’obiettivo di danneggiare israeliani o gli ebrei durante eventi di massa. Come quelle apparentemente sventate in Belgio, dove domenica la polizia ha arrestato sei giovani sospettati di voler commettere violenze nei confronti di ebrei. Un Paese, il Belgio, che dopo il rifiuto di numerose città di ospitare la partita di settembre contro Israele a causa dei timori di possibili scontri, si è visto costretto a disputare il match in Ungheria. 

Sei arresti in Belgio

Insomma, sulla scia del conflitto in Medio Oriente, la tensione sembra montare un po’ ovunque in Europa. Tanto che il Governo dei Paesi Bassi - per bocca della ministra dell’Interno Judith Uitermark, citata dal quotidiano NRC Handelsblad - dovrebbe presentare in questi giorni una strategia per combattere l’antisemitismo nel Paese, nonché chiarire nei dettagli quanto avvenuto ad Amsterdam. Un clima pesante, quindi, che con ogni probabilità si avvertirà anche giovedì a Parigi: nonostante autorità e Federazione professino serenità, in un raggio di due chilometri attorno allo Stade de France saranno presenti 4.000 agenti di polizia e gendarmi, così come stabilito dal prefetto di Parigi. Alla partita contro Israele dovrebbe assistere anche Emmanuel Macron, quasi a voler cercare di rasserenare l’ambiente dopo la lunga serie di casi diplomatici scoppiati tra Francia e Israele.

Brutti segnali

Anche in Svizzera le comunità ebraiche stanno avvertendo segnali che portano a un «livello di antisemitismo insopportabile», come ci ha spiegato Jonathan Kreutner, segretario generale della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI). «Purtroppo, questo fenomeno non conosce confini».

Già prima del 7 ottobre 2023 - data dell’attacco di Hamas e dell’inizio della guerra -, ricorda ancora Kreutner, in alcuni Paesi, regioni o città europee l’antisemitismo era diffuso. «Tra questi va sicuramente citata la Francia, come pure alcuni quartieri di Berlino». La constatazione che fa il segretario è amara: «Quando gli ebrei iniziano a nascondere la kippah o la stella di Davide per paura di essere aggrediti, o pensano addirittura di emigrare, sono segnali gravi di un’Europa che si sta muovendo nella direzione sbagliata». Alla luce di quanto sta avvenendo, Kreutner crede sia giunto il momento di agire. «L’esplosione del numero di incidenti di questo tipo impedisce di distogliere lo sguardo dal fenomeno», spiega.

Molti Stati, come i Paesi Bassi appunto, si stanno attivando nell’approntare strategie capaci di combattere l’antisemitismo. Un approccio che comprende numerose misure a più livelli «necessario anche in Svizzera».  Da tempo, infatti, la FSCI sta lavorando assieme alla politica federale per approntare un pacchetto coordinato di strategie per combattere il fenomeno. Kreutner, a questo proposito, stima che l’obiettivo «è vicino». Perché la Svizzera, come altri Paesi europei, non è al riparo dalle violenze nei confronti degli ebrei.

«A partire dal 7 ottobre, anche nella Confederazione abbiamo assistito a una vera e propria ondata di antisemitismo», ricorda il segretario. Un’ondata, in particolare quella registrata nel 2023, «spaventosa, a cui non avevamo mai assistito in tale intensità».    

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