«L'Egitto costruisce un "recinto" per gli sfollati da Gaza»

L'Egitto sta costruendo un sorta di mega recinto chiuso da alte mura nel deserto del Sinai vicino al confine nel caso in cui si dovesse verificare un esodo degli sfollati palestinesi da Gaza. Lo rivelano funzionari egiziani al quotidiano statunitense The Wall Street Journal (Wsj), precisando che nel caso di un grande afflusso di palestinesi da Gaza, l'Egitto cercherebbe di limitare il numero di rifugiati ben al di sotto della capacità dell'area a circa 50'000-60'000 persone.
Le autorità egiziane però negano che stanno costruendo l'opera.
Stando a immagini satellitari analizzate e pubblicale dal giornale The New York Times, nel deserto egiziano, al confine con la Striscia di Gaza, sono partiti i lavori di costruzione di un muro misterioso.
Domenica scorsa la rete televisiva satellitare qatariota Al Jazeera documentava con immagini satellitari che le autorità egiziane hanno rafforzato la sicurezza del confine con la Striscia di Gaza e il 15 gennaio le immagini mostravano che era stata terminata la costruzione di un nuovo muro di cemento lungo circa quattordici chilometri.
Per settimane - scrive il Wsj - l'Egitto ha cercato di rafforzare la sicurezza lungo la frontiera per tenere lontani i palestinesi, schierando soldati e carri armati. Nel nuovo campo, circondato da muri in cemento, potrebbero essere ospitate più di 100'000 persone, hanno detto funzionari egiziani precisando che sul posto è stato consegnato anche un gran numero di tende, non ancora montate.
Il Cairo da settimane cerca di evitare che un'ondata di rifugiati si riversi oltre i confini egiziani, minacciando anche di uscire dal trattato di pace decennale con Israele, se ciò dovesse verificarsi a seguito della sua offensiva contro Hamas. Il fatto che il Cairo stia ora procedendo con i piani di emergenza segnala che i funzionari egiziani vedono questo pericolo sempre più vicino.
Il governatore del Nord Sinai ha smentito le notizie sulla costruzione di un campo profughi per i palestinesi, affermando che l'attività nell'area rientra in un progetto di inventario delle case distrutte durante la campagna militare egiziana contro gli estremisti dello Stato islamico nella zona.