L'ennesima sparatoria di massa negli Stati Uniti

Si è consumata alla periferia di Dallas, in Texas, l'ennesima sparatoria di massa negli Stati Uniti, la seconda più sanguinosa dopo la strage in California per il Capodanno cinese: otto morti, forse anche dei bambini, e nove feriti da un killer in assetto da guerra armato di un fucile automatico, poi ucciso a sua volta da un poliziotto che ha evitato un bilancio ancora più pesante. Secondo alcune fonti, citate dal Washington Post, il killer è Mauricio Garcia, un 33.enne con convinzioni neonaziste e suprematiste.
L'ultimo episodio della violenza delle armi in America è iniziato sabato attorno alle 15.30 nell'outlet di Allen, un gigantesco centro per lo shopping con oltre 100 negozi e migliaia di visitatori ogni weekend. Il 33.enne, vestito in abiti militari scuri, scende dalla sua macchina grigia nel parcheggio del mall, imbraccia il suo Ar-15 e comincia a sparare a caso sulla folla, come mostra un video shock circolato su Twitter.
Ha moltissime munizioni e dalla sua arma automatica partono oltre 60 colpi. «Era non stop», ha raccontato un testimone che dall'interno del mall ha sentito forti rumori «di esplosioni». È il panico, come documentano le immagini sui social media di centinaia di persone in fuga o alla ricerca di un rifugio. Per fortuna, un poliziotto che si trovava nel centro commerciale per un'altra chiamata, si accorge dell'aggressore e lo fredda evitando così una carneficina ancora più grave. Poi chiama i rinforzi nel timore che il killer potesse avere qualche complice, alla fine non sarà così ma c'è comunque il dramma di otto persone uccise, tra le quali forse dei bambini, e nove ricoverate in ospedale tra i 5 e i 61 anni.
La polizia locale e l'FBI, hanno perquisito una casa alla periferia di Dallas nella quale si presume l'aggressore vivesse con i suoi genitori. Gli agenti hanno interrogato parenti e vicini e ad un certo punto hanno chiesto l'intervento di un traduttore.
Joe Biden ha ordinato le bandiere a mezz'asta sugli edifici pubblici in memoria delle vittime fino all'11 maggio definendo, per l'ennesima volta, la strage «un atto insensato». «Ancora una volta chiedo al Congresso di approvare una legge che vieti le armi d'assalto e i caricatori ad alta capacità e che imponga controlli sul background di chi vuole acquistare un'arma. Non abbiamo bisogno di altro per tenere le nostre comunità al sicuro», è stato l'appello del presidente statunitense che dall'inizio del suo mandato preme, invano, affinché le «armi da guerra» siano tolte dalle strade americane. Dall'inizio dell'anno ci sono state già oltre 200 sparatorie di massa negli Stati Uniti. L'ultima, quattro giorni fa, in un ospedale di Atlanta ma l'elenco è lunghissimo.
Greg Abbott, il governatore repubblicano di uno degli Stati più permissivi sull'uso della armi, ha annunciato che si recherà sul luogo della strage e ha parlato di una «tragedia indescrivibile». Ma non ha menzionato controlli più severi sulle persone e limiti stringenti. Per Abbott, e la maggior parte dei repubblicani o dei sostenitori del diritto alle armi, la questione è la salute mentale di chi possiede un'arma. Un concetto che aveva espresso anche dopo il massacro nella scuola elementare di Uvalde.
Da allora ci sono state centinaia di stragi, una delle ultime sempre in Texas, quando un uomo, che per divertimento era solito sparare nel suo giardino, ha deciso di massacrare i vicini che gli avevano chiesto un po' di quiete per far addormentare il loro bambino.