L’Etiopia accusa soldati eritrei per il massacro di civili nel Tigray

L’Etiopia accusa oggi per la prima volta i soldati dell’Eritrea di aver ucciso 110 civili nello Stato regionale del Tigray. L’ufficio del procuratore generale ha smentito le forze dell’ordine per le quali la «grande maggioranza» di coloro che sono stati uccisi nella città tigrina di Axum erano combattenti, non civili.
Le uccisioni di Axum a fine novembre rappresentano uno degli episodi più mortali negli oltre sei mesi di guerra civile iniziata lo scorso 4 novembre nello Stato regionale del Tigray, a nord dell’Etiopia. Nei primi rapporti di quanto accaduto ad Axum, le organizzazioni per la difesa dei diritti umani Human rights watch e Amnesty hanno incolpato i militari eritrei schierati nel Tigray, dicendo che le vittime erano in maggioranza civili.
Nel comunicato di oggi, l’ufficio del procuratore generale dichiara che gli eritrei sono stati coinvolti in esecuzioni di rappresaglia dopo che forze favorevoli all’ex partito di governo locale, il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) li hanno attaccati. «Le indagini indicano che 110 civili sono stati uccisi in queste date dai soldati eritrei», afferma il comunicato, riferendosi al 27 e 28 novembre.
«Le indagini mostrano che 70 civili sono stati uccisi nella città mentre erano fuori casa, mentre 40 sembrano essere stati portati fuori dalle proprie case in raid porta a porta compiuti dai soldati eritrei», si aggiunge nel comunicato. Il ministro dell’Informazione dell’Eritrea non ha risposto alla richiesta di commento su queste dichiarazioni odierne.