Il caso

L'Europa sta davvero (ri)pensando alla leva obbligatoria?

La guerra in Ucraina ha cambiato gli orizzonti e le strategie politiche di molti Paesi membri della NATO
© Lehtikuva
Red. Online
17.02.2023 17:00

Abolita ovunque, o quasi, nei Paesi della NATO. Ma tornata di strettissima attualità dopo l'invasione russa dell'Ucraina e una guerra che, oramai, dura da un anno. Parliamo della leva militare obbligatoria, reintrodotta in Lettonia questo gennaio. Il Paese baltico si è aggiunto a un club, per ora, ristretto cui aderiscono Grecia, Lituania e Danimarca. Repubblica, tuttavia, riferisce di un possibile ripensamento da parte di altre nazioni. Fra queste, beh, c'è la Germania. Il neoministro della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, ha rilanciato la questione. Parlando proprio di esigenze militari e civiche. «Abolirla è stato un errore e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società» le sue parole.

In Italia, per contro, sono note le posizioni di Matteo Salvini, leader della Lega nonché ministro delle Infrastrutture. Così alcuni mesi fa: «Penso che un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini». Il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa, addirittura, si è spinto oltre annunciando un disegno di legge. L'idea? Una sorta di mini-naja di 40 giorni, citiamo, per «imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà».

In Europa, dicevamo, la Lettonia ha reintrodotto la leva dopo quindici anni. La Danimarca sta valutando un'estensione alle donne. I Paesi Bassi pensano a un sorteggio, come insegna il modello svedese. Stoccolma, infatti, ogni anno sorteggia fra i 4 e i 5 mila diciottenni per il servizio, che dura 11 mesi. Diversa la posizione della Polonia, che ha lanciato un programma di riarmo ma, allo stesso tempo, ritiene inutile la coscrizione: «Solo i russi usano i cittadini come carne da cannone».

La stessa NATO, venendo all'Alleanza, ritiene che la strada migliore sia una riserva numerosa. Personale addestrato, volendo essere concreti, e pronto a entrare in azione con poco preavviso. Un concetto che gli Stati Uniti applicano con la Guardia Nazionale, presente in Iraq e Afghanistan. Insomma, se è vero che la leva è tornata a occupare molti discorsi politici è altrettanto vero che ogni Paese, al momento, sta seguendo linee differenti. A proposito di riserve, il Regno Unito vanta 153 mila professionisti e 75 mila ex militari che, ogni anno, si esercitano per 27 giorni. La Francia vanta un serbatoio di 40 mila uomini, la Germania di 30 mila e la Polonia di 114 mila. L'Italia dispone delle cosiddette forze di completamento volontarie: dopo la fine della leva obbligatoria, i riservisti nella penisola sono appena 17 mila. 

Al netto della neutralità elvetica, infine, giova ricordare che ogni cittadino svizzero è tenuto a prestare il servizio militare o un servizio civile sostitutivo (il famoso servizio civile). Il servizio militare dura generalmente dal diciottesimo al trentesimo anno di vita. Dopo la scuola reclute, i cittadini restano incorporati nell’esercito per nove anni durante i quali assolvono sei corsi di ripetizione di tre settimane ciascuno. Alla fine del decimo anno civile, nel corso del quale non si assolvono più corsi di ripetizione, il cittadino è prosciolto dall’obbligo di prestare servizio militare.

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