Il caso

L'incidente che ha spinto l'esercito americano a mettere a terra un'intera flotta

Apprezzato per le sue capacità, ma anche criticato per un design forse troppo ambizioso, l'Osprey è stato protagonista dell'ennesimo incidente mortale al largo di un'isola giapponese
© Mass Communication Specialist 3r
Marcello Pelizzari
19.12.2023 17:30

L'ultimo incidente è ancora fresco, anzi freschissimo. Risale alla fine di novembre, vicino a un'isola giapponese. Ed è costato la vita agli otto membri dell'equipaggio. La tragedia ha spinto l'esercito statunitense a mettere a terra, per la prima volta, l'intera flotta di oltre quattrocento Osprey. Una decisione logica: come riporta il Wall Street Journal, dal 1992 a oggi questo aereo è stato coinvolto in undici incidenti. Per un totale di 61 morti fra membri dell'equipaggio e passeggeri. 

L'incidente in Giappone, soprattutto, ha riacceso il fuoco della polemica. Alcune famiglie dei militari deceduti negli anni e non pochi ingegneri, infatti, hanno espresso dubbi circa la sicurezza di questo velivolo, un ibrido fra elicottero e aereo o, se preferite, un convertiplano. L'esercito ha attribuito la responsabilità di alcuni incidenti a difetti di fabbricazione, che potrebbero aver causato sbalzi di potenza ai rotori. Pure a questo giro, secondo le prime indicazioni, l'errore umano è stato escluso. A far precipitare il CV-22 dell'Air Force sarebbe stato un problema meccanico. Detto ciò, l'esercito non sta pensando di abbandonare l'Osprey o, allargando il campo, questo tipo di apparecchio. L'anno scorso, infatti, i vertici militari hanno scelto un progetto simile per sostituire una parte della flotta di elicotteri. Il contratto, a detta degli analisti, varrebbe 70 miliardi di dollari.

I rotori basculanti

Rimane, sopra ogni cosa, un dato: l'Osprey «vanta» un record di incidenti peggiore rispetto alla maggior parte degli aerei militari in circolazione. Ma il problema, leggiamo, sarebbe comune anche ad altri velivoli. Nel dicembre del 2020, per dire, una commissione del Congresso sull'aviazione militare ha individuato carenze nell'addestramento dei piloti. Non solo, ha pure indicato che la flotta, nel suo insieme, sta invecchiando e che mancano pezzi di ricambio. La risposta del Pentagono a quel rapporto è stata mettere a terra diversi velivoli, aumentare i corsi di formazione e istituire un ufficio per la condivisione delle cosiddette best practices

L'Osprey, dicevamo, può fungere sia da elicottero (decollando e atterrando in verticale) sia da aereo (può volare alla stessa velocità di un velivolo ad ala fissa e trasportare fino a 24 persone). Grazie alle sue caratteristiche, considerate uniche, è diventato un cavallo di battaglia soprattutto dei Marines. Ma questo modello è utilizzato anche dalla Marina e dall'Aeronautica, per un totale come detto di oltre 400 convertiplani in servizio. Le capacità dell'apparecchio sono state apprezzate nelle guerre in Iraq e Afghanistan.

La trasformazione da aereo a elicottero e viceversa, senza scomodare l'ingegneristica più spinta, è garantita dai cosiddetti rotori basculanti. Dopo il decollo verticale, l'Osprey ruota entrambi i motori rivolgendoli in avanti, di modo che il velivolo assuma le caratteristiche di un aereo. Quando giunge il momento di atterrare, i rotori si inclinano nuovamente verso l'alto consentendo all'Osprey di posarsi con delicatezza su una pista o sul ponte di una portaerei. La messa a terra dell'intera flotta, ora, mette nei guai proprio i Marines, che dispone di circa trecento esemplari. Anche il Giappone, il solo altro Paese a usarli, ha bloccato la sua flotta in attesa di ricevere aggiornamenti dagli americani.

Fino al 2055

Sin dal principio, alcuni ingegneri militari hanno espresso forti preoccupazioni circa le sfide di un design così audace. Gli incidenti, mettiamola così, hanno confermato questi timori. Nell'aprile del 2000, un Osprey si è rovesciato sul dorso durante l'atterraggio dopo che il rotore destro non ha mantenuto una forza sufficiente verso il basso durante la discesa. Quell'incidente ha causato la morte di 19 Marines, la più alta perdita di vite umane per un singolo evento legato all'Osprey.

I funzionari militari statunitensi, al di là della messa a terra, insistono sulla sicurezza del mezzo. Il tasso di incidenti, ai loro occhi, non è «drasticamente» diverso se paragonato a quello di altri velivoli militari. L'esercito definisce di classe A gli incidenti più gravi, quelli cioè che comprendono morti o danni superiori ai 2,5 milioni di dollari. A fine 2022, sull'arco di un decennio, il tasso di incidenti di classe A dell'Osprey era di 3,87 per 100 mila ore di volo. Un tasso più alto rispetto alla media degli altri velivoli dei Marines con equipaggio ad esempio, attestatosi al 2,45. Fino al 2021 e sull'arco di un decennio, nell'Aeronautica – che vola meno spesso con l'Osprey – il tasso è stato addirittura di 5,08 per 100 mila ore di volo.

Fra i problemi noti dell'Osprey c'è il destabilizzamento del velivolo, causato da un aumento improvviso di potenza in un rotore provocato, a sua volta, da un problema di trasmissione. È un problema che tormenta l'esercito statunitense dal 2010 e che, al di là degli incidenti mortali, ha costretto anche a due atterraggi di emergenza. Il Pentagono, per risolvere il problema, ha intrapreso una serie di correzioni e dato mandato a Bell e Boeing di progettare nuovi sistemi. 

L'Osprey volerà fino al 2055, secondo le stime, mentre la produzione ad Amarillo, in Texas, terminerà nel 2026 con gli ultimi acquisti per la Marina. Il timore, forte, anzi fortissimo, è che altri incidenti possano verificarsi.

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