Domande e risposte

L’incoronazione di Xi Jinping

Da domani e per una settimana 2.300 funzionari e delegati si riuniranno a Pechino per il 20. Congresso del Partito comunista cinese, che dovrebbe consacrare il 69.enne leader attuale alla testa del partito per uno storico terzo mandato
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Loretta Dalpozzo
15.10.2022 06:00

Gli occhi del mondo sono puntati su Pechino, dove il presidente cinese Xi Jinping si appresta a diventare il leader più potente della Cina dalla morte del presidente Mao Zedong nel 1976. Da principino politico a leader del popolo, Xi è diventato segretario generale del Partito comunista e presidente della Commissione militare centrale nel 2012 ed è salito alla presidenza l’anno successivo. Nei prossimi giorni si scoprirà se, con quale titolo e con quali priorità continuerà a dirigere il Partito, composto da 96,7 milioni di membri, e quindi il Paese.

Perché il ventesimo Congresso nazionale del Partito comunista cinese è tanto atteso?

Il Congresso del Partito comunista è l’appuntamento più importante della vita politica cinese, che si tiene ogni cinque anni nella capitale, per definire le principali politiche e selezionare i massimi leader del Paese, tra cui il Comitato centrale di circa 370 membri e il Politburo di 25 membri. Il ventesimo Congresso è destinato a confermare Xi Jinping per un terzo mandato, contravvenendo a tutte le pratiche messe in atto negli ultimi decenni sull’avvicendamento dei vertici dello Stato. Durante il Congresso i delegati legittimano le decisioni prese prima dell’incontro formale e le comunicano al pubblico.

Quali altre modifiche della dirigenza emergeranno dal Congresso?

Il Congresso segna un’importante transizione di potere. L’intero processo sarà completato solo il prossimo marzo in occasione delle sessioni parlamentari annuali, dopo la conferma dei cambiamenti nei ruoli chiave del governo. Sebbene Xi sia quasi certo di ottenere un terzo mandato, il regime al potere deve fare più chiarezza su chi gli succederà. Il premier Li Keqiang si dimetterà il prossimo marzo. Altri due importanti responsabili delle politiche economiche e finanziarie, Han Zheng e Liu He, potrebbero andare in pensione. Chiave sarà il nome del responsabile della politica economica cinese.

Come si spiega l’ascesa politica di Xi Jinping?

Figlio di un ex alto funzionario, amico sia di Mao Zedong sia di Deng Xiaoping, Xi ha raggiunto l’apice applicando la teoria del «socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era». A partire dalla sua elezione a segretario generale nel 2012, Xi ha compiuto una radicale centralizzazione del potere, assumendo sempre più cariche di partito e di governo. È riuscito a lasciare la sua impronta in ogni aspetto della società, elevando i suoi pensieri all’ideologia statale. Il suo stile costituisce una rottura con il sistema di limitazioni del potere che si era consolidato nella Cina post-maoista per impedire che venissero ripetuti gli eccessi commessi da Mao Zedong. Deng aveva stabilito che qualsiasi leader cinese non potesse governare per più di dieci anni: massimo due mandati da segretario generale, in concomitanza con i due da presidente previsti dalla Costituzione. Xi ha però modificato la costituzione spianando la strada per un incarico a vita. Il presidente cinese ha anche supervisionato la repressione del dissenso. In nome della lotta alla corruzione e del ripristino della fiducia del pubblico nel partito sono stati indagati milioni di funzionari, molti dei quali sono stati epurati, inclusi i grandi rivali.

Quali difficoltà deve affrontare il leader cinese?

Il Congresso avviene in un momento critico per la Cina. La strategia zero-COVID, la siccità, le turbolenze dei mercati finanziari globali, sono alcune delle sfide che rendono difficile l’obiettivo di crescita economica del 5,5%. La crescita era già rallentata a causa di una popolazione che invecchia, una forza lavoro in diminuzione, un forte debito locale e una politica che favorisce le imprese statali meno efficienti rispetto al settore privato. La repressione dei giganti della tecnologia, ma anche il sostegno alla Russia o l’aggressione verso Taiwan hanno un impatto sull’economia. Sebbene Xi Jinping non abbia veri rivali, nei mesi scorsi si è speculato molto sulle lotte intestine. La centralizzazione del potere ha reso il partito e il governo meno flessibili e pragmatici, una tendenza che trova resistenza al suo interno.

Qual è il sentimento popolare alla vigilia del Congresso?

La crescente frustrazione popolare è in contrasto con l’atmosfera celebrativa per il 20. Congresso del Partito in mostra sui media statali. Significativa è stata una rara protesta avvenuta giovedì a Pechino contro il presidente Xi Jinping. Le immagini in circolazione sui social media mostravano due striscioni con le scritte: «Niente test COVID, vogliamo mangiare. Nessuna restrizione, vogliamo libertà. Nessuna bugia, vogliamo dignità. Nessuna rivoluzione culturale, vogliamo riforme. Nessun leader, vogliamo voti. Non essendo schiavi, possiamo essere cittadini». Sebbene i media abbiano esortato i cinesi ad «avere pazienza», la stanchezza si fa sentire. Un recente incidente della circolazione che ha ucciso 27 persone mentre venivano trasportate in autobus nei centri di quarantena, ha scatenato la rabbia popolare. Per evitare che questo malcontento guasti la festa a Xi Jinping, in questi giorni le autorità hanno limitato i movimenti delle persone e l’accesso a Internet. In generale Xi gode di popolarità in patria, grazie alla prosperità e alla stabilità degli ultimi dieci anni, ma la frustrazione vista negli ultimi mesi non è da sottovalutare.

Cosa aspettarsi dal suo terzo mandato?

Il sogno di Xi Jinping di passare alla storia come leader supremo di una Cina prospera, senza corruzione e lontana dalle influenze straniere, dipende molto dalla capacità di rilanciare un settore soffocato dalla politica zero-COVID, così come di contenere le ricadute di un mercato immobiliare in crisi e la stabilizzazione delle catene di approvvigionamento. Argomenti come la prosperità comune, l’autosufficienza nella tecnologia e il ringiovanimento nazionale sono altri temi cruciali. Nel terzo mandato Xi potrebbe essere costretto a scendere a compromessi, aprirsi a nuove idee per rispondere alle difficoltà.

La politica estera

Il Congresso del Partito comunista non rafforzerà soltanto il dominio politico di Xi Jinping, ma darà anche alcune indicazioni sulla direzione che la Cina intende intraprendere nei prossimi dieci anni sulla politica estera. Il linguaggio del rapporto politico, che Xi presenterà domani, verrà analizzato in ogni dettaglio per capire se ci saranno degli aggiustamenti nella posizione di Pechino nei confronti degli Stati Uniti o dei suoi alleati. Negli ultimi dieci anni Xi ha saputo incrementare l’influenza cinese all’estero, promuovendo i suoi successi, a cominciare dall’alleviamento della povertà, come modello per i Paesi in via di sviluppo e un’alternativa al mondo dominato dagli Stati Uniti. Sulla scena internazionale, il presidente ha respinto con forza le denunce sull’iniziativa infrastrutturale «Belt-and-Road», sulle violazioni dei diritti umani, dalla riduzione delle libertà di Hong Kong agli abusi contro gli Uiguri e altre minoranze musulmane nello Xinjiang. La guerra commerciale e tecnologica, le tensioni legate al futuro dell’isola auto-governata di Taiwan e l’espansionismo nel Mar Cinese Meridionale hanno inasprito ulteriormente le già difficili relazioni con Washington, mentre l’evoluzione dei rapporti con l’Unione europea dipenderà anche dalla posizione di Pechino sulla Russia. Il controllo, la repressione e l’immenso potere di Xi Jinping preoccupano l’Occidente, ma rischiano anche di isolare e quindi indebolire la Cina, come dimostrano le misure draconiane contro la COVID-19, che hanno fermato il commercio, gli investimenti, l’influsso di cervelli. I tre anni di chiusure cinesi stanno spingendo il mondo a diversificare e limitare la dipendenza dalla Cina. In un momento così delicato per le relazioni internazionali, l’esito del Congresso avrà ripercussioni sull’intera comunità internazionale.
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