L'iniziativa norvegese: «Gli incassi della partita contro Israele devoluti a Gaza»

«Stop Killing Children - Stop Killing Civilians». Travolta dalle critiche per non aver concesso a Suleiman Al-Obaid - il Pelé palestinese, ucciso a Gaza dalle forze israeliane - un degno ricordo, giorni fa la UEFA ha autorizzato l'esposizione di uno striscione che riportava queste parole, e la partecipazione di due bambini rifugiati di Gaza alla cerimonia di consegna delle medaglie della Supercoppa. È solo un esempio delle crescenti pressioni sul mondo dello sport, chiamato a rispondere sul caso di Israele. Considerata la disastrosa situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, causata dall'offensiva senza quartiere del governo Netanyahu, si sono moltiplicate, negli ultimi mesi, le voci che chiedono una sospensione temporanea di Tel Aviv dalle competizioni sportive internazionali.
Un paio di giorni fa, la federazione calcistica norvegese ha fatto sapere che devolverà i proventi della partita di qualificazione alla Coppa del Mondo contro Israele, che si terrà a Oslo l'11 ottobre, agli aiuti umanitari a Gaza. «Vogliamo dare i profitti a un'organizzazione umanitaria che salva vite a Gaza ogni giorno e fornisce aiuti di emergenza sul campo», ha dichiarato la presidente della Federazione calcistica norvegese (NFF) Lise Klaveness. «Né noi né altre organizzazioni possiamo rimanere indifferenti alle sofferenze umanitarie e agli attacchi sproporzionati di cui la popolazione civile di Gaza è stata vittima per lungo tempo. Israele fa parte della FIFA e dell'Unione delle Associazioni Calcistiche Europee (UEFA), e dobbiamo occuparcene».
La federazione norvegese, si legge su Haaretz, ha dichiarato che si sta coordinando con la UEFA e le autorità locali per garantire la sicurezza della partita.
Critiche
L'associazione calcistica israeliana ha da parte sua risposto con una dichiarazione tagliente, pubblicata sul quotidiano britannico Telegraph. Ha detto che il denaro dovrebbe invece essere destinato a «una condanna da parte della NFF del massacro del 7 ottobre che è costato la vita a centinaia di cittadini e bambini israeliani, o a un'azione a favore del rilascio di 50 ostaggi, e non essere trasferito a organizzazioni terroristiche o alla caccia alle balene».
Le due squadre si sono già affrontate nel mese di marzo a Budapest, Ungheria, dove Israele ha svolto il suo match «casalingo», perso per 4 a 2. Già allora la partita era stata accompagnata da dichiarazioni norvegesi che avevano causato lo scontento della parte israeliana. Il capitano norvegese Martin Ødegaard, in particolare, aveva messo in discussione la decisione della UEFA di permettere a Israele di continuare a partecipare agli eventi calcistici, affermando che la squadra ha dovuto «affrontare il fatto che la UEFA ha deciso che la partita si sarebbe svolta».
Polemiche diffuse
Israele e Norvegia fanno parte del Gruppo I per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026, insieme a Estonia, Moldavia e Italia. E proprio dalla vicina Penisola, martedì, è arrivato un appello contro la partecipazione di Israele ai prossimi Mondiali di calcio. In una lettera aperta, l'Associazione italiana allenatori di calcio ha chiesto alla federazione italiana di mobilitarsi concretamente per Gaza e di inoltrare a UEFA e FIFA la richiesta «di sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali».
Come si legge anche sul sito dell'AIAC, la richiesta è «un’azione non solo simbolica», ma anche «una scelta necessaria, che risponde ad un imperativo morale, condivisa da tutto il gruppo dirigente dell’AIAC. I valori di umanità, che sostengono quelli dello sport, ci impongono di contrastare azioni di sopraffazione dalle conseguenze terribili» ha spiegato Renzo Ulivieri, presidente dell'Assoallenatori. «Il mondo è in fiamme. Molti popoli soffrono come quello palestinese. L’indifferenza non è ammissibile», ha aggiunto il vice presidente Perondi.
Nell'appello, l'AIAC ricorda il comma 5 dell’art.2 dello Statuto federale della federazione italiana: «La Figc promuove l’esclusione dal giuoco del calcio di ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia e di violenza». Ed è proprio partendo da qui, si legge ancora, che «il Consiglio Direttivo dell’AIAC unanimemente, crede che davanti alle stragi quotidiane, che hanno riguardato anche centinaia di morti tra dirigenti, tecnici e atleti, compreso la stella del calcio palestinese Suleiman al-Obeid, sia legittimo, necessario, anzi, doveroso, porre al centro del dibattito federale la richiesta, da proporre a UEFA e FIFA, dell’esclusione temporanea di Israele dalle competizioni sportive. Perché il dolore del passato non può oscurare coscienza e umanità alcuna».