Russia

L'intelligenza artificiale occidentale è «pericolosa», parola di Vladimir Putin

Il leader del Cremlino ha definito «selettivi e parziali» i modelli generativi come ChatGPT esortando il Paese a non dipendere più dalla tecnologia straniera
© Sputnik
Red. Online
25.11.2023 12:00

Vladimir Putin e l'intelligenza artificiale. Ne avevamo già parlato. Nel frattempo, il presidente russo – di suo – è tornato a discuterne. Lo ha fatto ieri, affermando che l'Occidente ha costruito un monopolio «pericoloso» e fortemente di parte. Un monopolio contro il quale la Russia, secondo il leader del Cremlino, deve combattere mettendo in campo tutta la tecnologia di cui è capace. Uno sforzo notevole e non privo di difficoltà, come avevamo visto. Ma che Putin, apparentemente, vuole sostenere. 

I riflettori sull'intelligenza artificiale si sono accesi più o meno un anno fa dopo il lancio di ChatGPT, un chatbot sviluppato da OpenAI specializzato nella conversazione con un utente umano. Il successo, incredibile, riscontrato ha spinto molti attori occidentali del settore, fra cui Google, a una vera e propria corsa. Alla quale, seppur da una certa distanza, stanno partecipando anche la Cina e la Russia. Entrambi i Paesi hanno speso miliardi, finora, nel tentativo di portarsi alla pari e rivaleggiare con il dominio statunitense. 

Intervenendo a una conferenza artificiale sull'intelligenza artificiale, Putin ha detto che «alcuni motori di ricerca occidentali, come alcluni modelli generativi, spesso funzionano in modo selettivo e parziale». Ovvero, «non tengono conto della cultura russa, talvolta semplicemente la ignorano e la cancellano». E ancora: «Molti sistemi moderni sono addestrati su dati occidentali per il mercato occidentale».

Per tutti questi motivi, secondo Putin, «il dominio monopolistico di tali creazioni straniere in Russia è inaccettabile, pericoloso e inammissibile. Il leader del Cremlino, quindi, ha esortato la Russia a essere «in anticipo sui tempi». Più facile a dirsi che a farsi. L'industria tecnologica russa, complici le sanzioni occidentali in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, è stata colpita duramente: in particolare, molte delle aziende occidentali nel settore tecnologico attive sul territorio della Federazione, come NDVIDIA, i cui microchip sono considerati fondamentali per l'elaborazione avanzata, hanno smesso di operare o vendere i propri prodotti alla Russia. Non solo, diversi ingegneri informatici sono fuggiti all'estero perché contro la guerra o, più prosaicamente, per evitare di finire a combattere al fronte.

Putin, di suo, ha più volte chiesto se non ordinato al Paese di istituire una sorta di autarchia tecnologica, onde appunto evitare di dover dipendere dall'Occidente. Lo scorso settembre, il presidente russo ha ordinato al governo di stanziare finanziamenti per lo sviluppo di supercomputer e per la ricerca sull'intelligenza artificiale. Alcuni modelli di intelligenza artificiale conversazionale, come YaChat di Yandex e GigaChat di Sberbank, si stanno affacciando al grande pubblico. Ma chi ha adoperato questi prodotti ha parlato di chatbot tutto fuorché perfetti. E, ovviamente, selettivi nel fornire le risposte. Soprattutto su temi delicati come la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.

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