L'ira di Zelensky: «Corruzione? Non torneremo alle vecchie abitudini»

Una purga. Così è stata definita, almeno. Nell’ultimo discorso serale, Volodymyr Zelensky ha tagliato corto: «Sono già state prese decisioni su diversi esponenti dell’esecutivo, a vari livelli ministeriali nelle strutture del governo centrale, ma anche negli organismi regionali e nelle forze di polizia». Di mezzo, tanti (troppi) episodi di corruzione. L’imbarazzo è forte, evidentemente.
Domenica, la polizia anti-corruzione ucraina aveva fermato il vice ministro delle Infrastrutture, Vasyl Lozynsky, beccato mentre incassava una mazzetta da 400 mila dollari per agevolare contratti per la riparazione del sistema elettrico.
Non solo, Lozynsky sarebbe pure finito sotto inchiesta per l’acquisto di generatori. Una risorsa essenziale per superare i blackout causati dai missili russi. Una risorsa, leggiamo, pagata a prezzi gonfiati. Il vice ministro ha negato le accuse, ma intanto – complici anche le manette – è stato rimosso dall’incarico.
Dove sono quei camion?
Oggi, per contro, sono arrivate le dimissioni di Vyacheslav Negoda e Ivan Lukerya, vice ministri per lo sviluppo delle comunità e dei territori dell’Ucraina. Ieri, lunedì, si sono dimessi pure il vice procuratore generale dello Stato, Oleksiy Symonenko, le cui vacanze in Spagna hanno creato un autentico polverone, e il numero due dell’ufficio presidenziale, Kyrylo Tymoshenko. Tymoshenko, di suo, ha negato ogni cattiva condotta. La stampa, però, ha parlato di un presunto scandalo legato a 22 container, 389 vagoni ferroviari e 220 camion di aiuti destinati alla regione di Zaporizhzhia di cui non si è più saputo alcunché. Tymoshenko, in particolare, era il responsabile dei rapporti con i governatorati e proprio per questo era stato ribattezzato il «padrino delle regioni».
Uova e patate
Altro giro, altre dimissioni. Quelle di Viasheslav Shapovalov, vice ministro alla Difesa. Articoli di stampa, in questo caso, hanno parlato di una fornitura alimentare destinata all’esercito e pagata a prezzi incredibilmente alti. Così alti da includere una o più tangenti. La fornitura in questione? Semplicissime uova. E patate. Un uovo, nei negozi, ad oggi costa 7 grivnia mentre all’ingrosso il Ministero della Difesa lo comprava a 17 grivnia. Idem per le patate. Il fornitore, in questo secondo caso, ha citato un non meglio precisato errore contabile. Un errore che vale centinaia di migliaia di euro.
Un problema noto
Intanto, per far fronte a quest’ultima esplosione di casi è stato deciso di chiudere i confini del Paese ai funzionari pubblici. Qualsiasi figura pubblica ucraina, per volere di un decreto urgente firmato da Zelensky, non potrà espatriare. Sono altresì pronte le sostituzioni dei vertici di cinque regioni, fra cui Zaporizhzhia, Sumi e Kherson.
L’Ucraina, fronte corruzione, era in cima alla speciale classifica in Europa. Il suo cammino verso l’integrazione con l’Unione Europea, il concetto era stato ribadito anche a Lugano attraverso la formula della deoligarchizzazione, è sempre stato condizionato dall’individuazione di una soluzione del problema. Tramite leggi ad hoc e una magistratura finalmente autonoma.
Il sostegno garantito dall’Occidente a Kiev comporta, da parte di Kiev, la promessa di «ripulire» il sistema dalla corruzione. La purga di Zelensky va letta anche in quest’ottica. «Voglio essere chiaro, non ci sarà un ritorno alle vecchie abitudini» ha tuonato, via messaggio social, proprio il presidente ucraino.