Il caso

L'Islanda non ha un esercito, ma le cose potrebbero cambiare

La Terra del ghiaccio e del fuoco pensa di aumentare la spesa per la Difesa, complici le tensioni delle guerre in corso e le minacce verso il nord del mondo
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Red. Online
27.07.2025 18:30

Vulcani. Ghiacciai. Cascate. Pozze geotermali. Queste, e tante altre, sono le meraviglie che possiede l'Islanda. Un paradiso per lo più incontaminato, dove il ghiaccio e il fuoco si incontrano. Questa terra selvaggia vanta tra i paesaggi naturalistici più belli al mondo. Ma lo stesso non si può dire riguardo alla Difesa. In Islanda, non esistono forze armate. La guardia costiera svolge le funzioni che, tipicamente, vengono affidate all'esercito. Dal salvataggio di turisti, che rimangono bloccati con le loro auto sulle F-Roads (le strade di montagna, ndr), fino alla protezione dei cavi sottomarini da possibili sabotaggi. La crescente tensione nel mondo – e nel Nord Europa in particolare – potrebbe però cambiare presto le cose. 

Per capire che cosa sta succedendo, è necessario fare un passo indietro. L'Islanda, infatti, è un membro fondatore nella NATO e, attualmente, fa affidamento soprattutto agli Stati Uniti per ciò che concerne la sua difesa. Ma la crescente tensione nel mondo sta rimescolando le carte in tavola. «Ci stanno mettendo sotto pressione», ha dichiarato alla rivista The Economist la ministra degli Esteri Thorgedur Katrin Gunnarsdottir. L'isola, infatti, dispone solamente di tre elicotteri, due navi e un aereo per la sua difesa. Un equipaggiamento che, in futuro, potrebbe non essere sufficiente. 

Dall'altro lato, invece, ci sono gli americani, che usano l'Islanda come «base» per sorvegliare i sottomarini russi che si intrufolano nell'Antartico, complice la sua posizione strategica. Ma ora, la terra del ghiaccio e del fuoco deve fare di più. Negli ultimi anni, infatti, Reykjavik ha speso solo lo 0,2% del PIL per la Difesa. Attualmente, però, ci sono piani per aumentare la spesa, verosimilmente fino all'1,5% del PIL. Qualora ciò si verificasse, si riuscirebbe a sorvegliare meglio l'Atlantico, ma non solo. L'Islanda potrebbe anche costruire infrastrutture per navi, sottomarini e aerei sia americani che europei, da utilizzare come punti di sosta in caso di conflitti. 

Ma non è tutto. Come puntualizza l'Economist, un intervento di questo tipo sarebbe necessario soprattutto per la vulnerabilità dell'Islanda. Il Paese nordico potrebbe infatti rimanere tagliato fuori dal mondo qualora i suoi collegamenti venissero sabotati. Al tempo stesso, qualora più navi dovessero affondare, la guardia costiera avrebbe difficoltà a intervenire. Al tal proposito, la ministra degli Esteri ha dichiarato di essere favorevole alla creazione di un servizio di intelligence, che potrebbe quindi rivelarsi utile anche per dare la caccia a eventuali spie e sabotatori presenti nell'area.

Solo di recente, l'Islanda ha iniziato a spendere soldi per sottomarini senza equipaggio e tecnologia anti-droni. Ma secondo gli esperti, è arrivato il momento di fare «il passo successivo». A tal proposito, Arnor Sigurjonsson, fino a poco tempo fa il più alto funzionario della difesa islandese, sostiene che il governo di Reykjavik dovrebbe creare un esercito. A suo dire, serve «una forza di mille uomini per difendere aeroporti e porti in caso di emergenza e sostiene che le infrastrutture islandesi potrebbero essere prese di mira da attacchi russi».

Un tempo, come ricorda l'Economist, queste opinioni non venivano prese sul serio. Oggi, invece, molti islandesi vorrebbero il loro Paese spendesse di più per la Difesa. Soprattutto dopo le recenti minacce che hanno interessato il nord del Mondo. Una fra tutte, quella di Donald Trump nei confronti della Groenlandia. Una questione che gli islandesi stanno seguendo con apprensione.