Lo scioglimento dei ghiacci marini mette in pericolo le foche antartiche

I ghiacci marini si sciolgono. E le foche antartiche diminuiscono. È il triste risultato a cui sono giunti i ricercatori del British Antarctic Survey (BAS), che monitorano la popolazione di questo animale nell'area subantartica fin dagli anni '70. Nello studio, pubblicato sulla rivista Global Change Biology, in particolare, sono state analizzate le popolazioni di tre specie di foche presenti nell'area subantartica dell'isola Signy, ossia le foche di Weddell, le otarie orsine antartiche e gli elefanti marini del sud. Ma ciò che emerso solleva qualche preoccupazione.
Procediamo, però, con ordine. Come rivela il Guardian, utilizzando dati satellitari risalenti al 1982, il team è riuscito a confrontare le variazioni annuali della concentrazione del ghiaccio marino, confrontandolo con i conteggi della popolazione di foche effettuati a partire dal 1977. Avendo a disposizione dati che coprono un periodo di cinque decenni, che comprendono un periodo di riscaldamento a lungo termine e uno di raffreddamento temporaneo tra il 1998 e il 2024, gli esperti sono riusciti a tracciare un quadro completo della vita delle foche. Soprattutto focalizzandosi su come reagiscono ai continui cambiamenti delle condizioni del ghiaccio.
Ed è qui che iniziano le note dolenti. Dalla ricerca, infatti, è emerso che le foche di Weddell, che dipendono dal ghiaccio marino stabile per riposare, riprodursi e nutrirsi, sono diminuite del 54% dal 1977. Non solo: le otarie orsine antartiche, che si riproducono sulla terraferma ma sono influenzate dai cambiamenti della catena alimentare, sono invece diminuite del 47%. Sono dati allarmanti, che smentiscono alcune precedenti ipotesi.
La situazione appare un po' più rosea per gli elefanti marini del sud che, pur condividendo andamenti demografici simili, non presentano «alcun declino significativo a lungo termine». Ciononostante, come si legge ancora sul Guardian, lo studio non fa altro che sottolineare «l'importanza vitale del monitoraggio ecologico a lungo termine», oltre all'interconnessione tra le tre specie di foche e le condizioni del ghiaccio marino.
«Per una volta, non ci limitiamo a prevedere come la fauna selvatica potrebbe reagire alla riduzione del ghiaccio marino e ai cambiamenti ambientali, ma abbiamo avuto la rara opportunità di confermarlo, utilizzando dati solidi e a lungo termine», ha dichiarato Micheal Dunn, autore principale dello studio. «E il quadro che emerge è profondamente preoccupante».