Coronavirus

Lo studio COVID: «Gli antifiammatori riducono i ricoveri del 90%»

Secondo la ricerca, pubblicata su Lancet Infectious Diseases, i Fans ridurrebbero il rischio ospedalizzazione se presi quando i sintomi sono lievi o moderati
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Red. Online
27.08.2022 14:08

Secondo uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases, condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, le terapie a base di antinfiammatori (in particolare non steroidei, i Fans), avviate all’inizio dei sintomi, riducono il rischio di ospedalizzazione per COVID-19 dell’85-90%. I risultati della ricerca, pubblicati ieri dal Corriere della Sera, mostrerebbero l’efficacia dei Fans nel trattamento delle infezione quando i sintomi sono «lievi e moderati»: «gli accessi al pronto soccorso e le ospedalizzazioni scendono dell’80% (dato accorpato), le sole ospedalizzazioni dell’85-90%, il tempo di risoluzione dei sintomi si accorcia dell’80% e la necessità di supplementazione di ossigeno del 100%». Nello studio, dal titolo La casa come nuova frontiera per il trattamento di COVID-19: il caso degli antinfiammatori, vengono presi in esame specialmente i farmaci «inibitori relativamente selettivi della Cox-2 (ciclossigenasi), un enzima coinvolto in diversi processi fisiologici e patologici». Tra i medicamenti si citano Celecoxib e Nimesulide, considerati particolarmente efficaci contro la COVID-19, ma anche quelli contenenti ibuprofene e l’aspirina. I Fans, si legge ancora sul Corsera, «inibiscono, oltre alla Cox-2, anche un altro enzima, simile ma non identico, la Cox-1, meno implicata nell’infiammazione e collegata invece al rischio di effetti collaterali a livello gastrointestinale, che si verificano in particolare se gli antinfiammatori vengono assunti in alte dosi per più di 3-4 giorni». Dopo oltre due anni di pandemia la comunità scientifica concorda sul fatto che sia l’infiammazione (flogosi) a causare la morte nei malati COVID, piuttosto che il virus in sé. L’uso dei Fans permettrebbe dunque di spegnerla precocemente e ridurre il rischio di finire in ospedale. Lo studio smonta inoltre le numerose fake news, circolatate soprattutto a inizio pandemia, secondo cui gli antinfiammatori non steroidei, come l'ibuprofene, peggiorerebbero l’infiammazione nei malati COVID.

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