Comunità internazionale

L'ONU «affamata» dopo i tagli di Trump: ecco un'idea per la redistribuzione delle risorse

La scure dei tagli americani mette in ginocchio le Nazioni Unite, che ora cercano di far fronte alla riduzione degli aiuti esteri imposta da Donald Trump lavorando ad una riforma radicale
©SALVATORE DI NOLFI
Ats
02.05.2025 21:29

La scure dei tagli americani mette in ginocchio le Nazioni Unite, che ora cercano di far fronte alla riduzione degli aiuti esteri imposta da Donald Trump lavorando ad una riforma radicale.

Il progetto, contenuto in documento interno "strettamente riservato", preparato da una task force voluta dal segretario generale Antonio Guterres e visionato da Reuters, prevedrebbe la fusione di agenzie chiave e la redistribuzione delle risorse. La proposta è di unificare le decine di agenzie dell'ONU in quattro dipartimenti principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani. Ad esempio, si prevede la fusione del Programma Alimentare Mondiale (PAM-WFP), UNICEF, OMS e UNHCR in un unico organismo umanitario.

L'ONU si trova alle prese con una delle più grandi crisi finanziarie dei suoi 80 anni di storia: all'inizio del 2025 gli Stati Uniti, principale donatore, avevano già circa 1,5 miliardi di dollari di arretrati nei pagamenti obbligatori per il bilancio ordinario e 1,2 miliardi di arretrati per le missioni di mantenimento della pace.

Da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca il 20 gennaio, gli USA hanno tagliato altri miliardi di dollari di aiuti esteri. Il memo di sei pagine non menziona alcun Paese in modo diretto, ma osserva chiaramente che "i cambiamenti geopolitici e le sostanziali riduzioni del bilancio stanno mettendo a repentaglio la legittimità e l'efficacia dell'organizzazione". Come conseguenza, l'ufficio umanitario dell'ONU, che si trova ad affrontare un deficit di 58 milioni di dollari, ha tagliato il 20% del personale, mentre l'UNICEF prevede una riduzione di bilancio del 20% e l'agenzia per le migrazioni del 30%, con ripercussioni su 6'000 posti di lavoro.

L'agenzia per i rifugiati avverte invece che i tagli mettono a rischio milioni di persone. "Il cronico sottofinanziamento era già un problema - afferma l'UNHCR - il piano di risposta umanitaria ai profughi provenienti da Sudan, Sud Sudan, Myanmar e Congo erano in difficoltà anche prima degli attuali tagli, e ci sono oltre 17,4 milioni di bambini rifugiati a rischio di violenza, abuso, sfruttamento, traffico o separazione dalle loro famiglie". Bob Rae, ambasciatore del Canada al Palazzo di Vetro e presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), parla di un "impatto immediato e devastante".

In un secondo promemoria interno più breve, inviato ad alti funzionari ONU la scorsa settimana, si chiede poi di preparare entro il 16 maggio un elenco di lavori che possono essere svolti al di fuori delle sedi di New York o Ginevra, trasferendo parte del personale in città meno costose. "Dobbiamo adottare misure coraggiose e immediate - si legge - per migliorare il nostro modo di lavorare, massimizzando l'efficienza e riducendo i costi".

E a Ginevra circa 500 dipendenti delle Nazioni Unite sono scesi in piazza sulla Place des Nations (evento rarissimo) per protestare contro i drastici tagli al bilancio dell'organizzazione mondiale.