L'uccisione di una rifugiata ucraina negli USA sta infiammando il popolo MAGA, e non c'entra la guerra

Chi frequenta i social, e in particolare X, se ne sarà accorto. Molti, moltissimi influencer MAGA stanno accusando i media tradizionali di sottovalutare, se non addirittura sottacere, gli attacchi violenti che avvengono negli Stati Uniti. La cronaca recente, in questo senso, ha dominato le discussioni online nel fine settimana. Il riferimento è al video, scioccante, dell'attacco fatale con coltello – risalente al 22 agosto scorso – costato la vita a Iryna Zarutska, una rifugiata ucraina di 23 anni. L'attacco è avvenuto su un vagone della metropolitana leggera di Charlotte, nella Carolina del Nord, ed è appunto stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Zarutska, la vittima, era arrivata di recente a Charlotte dall'Ucraina per sfuggire alla guerra, come riporta il Charlotte Observer.
È interessante notare, sottolinea fra gli altri Axios, come in realtà le statistiche legate ai crimini, in America, siano in diminuzione. Eppure, gli influencer MAGA hanno ribadito un concetto a loro caro: i citati media tradizionali, a loro dire, tenderebbero a sorvolare sui crimini commessi dagli afroamericani, a maggior ragione quando le vittime sono bianche. Interpellato ieri, domenica, su quanto successo a Charlotte, il presidente statunitense Donald Trump ha detto di volerne sapere di più sull'accoltellamento prima di fornire un commento. Un consigliere di Trump, citato da Axios, dal canto suo ha ribadito la centralità della questione, quasi a voler assecondare gli influencer MAGA, spiegando che crimini di questo tipo non sono certo circoscritti o circoscrivibili alla sola Carolina del Nord.
Sui social, oltre al «solito» Elon Musk, forte dei suoi 225 milioni di follower su X, hanno postato a tema Charlotte anche il vice-capo dello staff della Casa Bianca, Stephen Miller, il consigliere del presidente Charlie Kirk, il senatore repubblicano dello Utah Mike Lee e il segretario ai Trasporti Sean Duffy. All'interno dello Stato, il candidato repubblicano al Senato della Carolina del Nord, Michael Whatley, ha fatto riferimento all'attacco per accusare, apertamente, il governatore Roy Cooper, manco a dirlo un democratico, reo di essere troppo morbido nei confronti del crimine. La sindaca di Charlotte, Vi Lyles, ha definito «straziante» quanto accaduto.
A far discutere il popolo e gli influencer MAGA, in queste ore, è la fedina penale del sospettato, Decarlos Brown Jr, 34 anni, accusato di omicidio di primo grado. Una fedina che comprende accuse di rapina a mano armata, furto con scasso e taccheggio. Di più, Brown Jr ha una lunga storia di problemi di salute mentale. Il procuratore distrettuale della contea di Mecklenburg, Spencer Merriweather, ha riconosciuto le difficoltà nonché i limiti di fronte a casi che vedono, come imputati, persone con problemi di salute mentale. Whatley, tornando alle diatribe politiche, ha riferito su X che nel giugno del 2020 il governatore Cooper aveva firmato un ordine esecutivo che, di fatto, ha permesso a Brown dopo appena tre mesi di lasciare il carcere. In realtà, quell'ordine si concentrava sull'istituzione di una task force «per il profiling razziale» e cercava di ridurre il razzismo «sistemico». Non era certo volto a rilasciare, in via anticipata, i sospettati o i detenuti. Cooper, tramite il suo ufficio, ha ribadito di aver «perseguito criminali violenti e spacciatori di droga», ma anche di aver «aumentato le pene per la violenza contro le forze dell'ordine» e di aver tenuto «migliaia di criminali lontani dalle strade e dietro le sbarre». Danielle Alvarez, portavoce di Whatley, ha prontamente ribattuto sostenendo che Brown è stato rilasciato, con largo anticipo, proprio mentre Cooper dedicava più tempo a parlare di «lotta al razzismo» e meno a tenere in carcere «criminali di carriera» come Brown.
Dicevamo degli influencer MAGA: i conservatori più in vista, sui social, hanno accusato i principali organi di informazione, negli Stati Uniti, di non aver trattato l'omicidio di Charlotte da un punto di vista razziale. Della serie: di fronte a un sospettato afroamericano e una vittima bianca non c'è stato lo stesso clamore che, ad esempio, era stato riservato al caso di Daniel Penny. Penny, un bianco, aveva soffocato a morte un senzatetto afroamericano che minacciava i passeggeri di un vagone della metropolitana, a New York, nel 2023. Una giuria aveva assolto Penny dall'accusa di omicidio colposo.
Lo scontro, evidentemente, è sia culturale sia, verrebbe da dire, sociale ma soprattutto politico, con i Repubblicani che insistono sui problemi di criminalità e i Democratici che, al contrario, sottolineano con forza, come detto, che i tassi di criminalità violenta rispetto ai picchi pre-pandemici sono diminuiti.
Trump, almeno è quanto emerge dal suo entourage, non si limiterà a parlare del caso singolo ma insisterà sulla criminalità ad ampio respiro. D'altro canto, parliamo di un tema che può smuovere gli elettori in un momento particolarmente importante, con il Partito Repubblicano impegnato a mantenere il controllo del Congresso in vista delle elezioni di metà mandato del prossimo anno. «La criminalità non è una questione di dati, è una questione di sensazioni» ha detto un consigliere di Trump. «I politici non capiscono che si tratta di come ci si sente quando si cammina sulla banchina della metropolitana. Non si tratta, insomma, di sapere se sei una vittima. Si tratta di capire se ti senti vittima o meno».